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Strage in Nuova Zelanda, Bruzzone: “Il narcisista maligno è una bomba innescata”

Il detonatore? "La voglia di affermazione per emergere dalla mediocrità"

Pubblicato:15-03-2019 12:07
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:14

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ROMA – “Mai sottovalutare i tratti narcisistici maligni e l’emarginazione sociale. Un narcisista maligno con una scarsa considerazione sociale è una bomba ad orologeria innescata. Se poi incontra altri soggetti che condividono con lui questo scenario, allora il tentativo di superare la condizione di impotenza può scatenare stragi eclatanti”. È il commento della criminologa Roberta Bruzzone, che alla Dire ritrae il profilo di personalità del narcisista maligno comune nei terroristi.

Riflettendo su quanto accaduto in Nuova Zelanda “pensiamo a che tipo di gratificazione hanno avuto queste persone successivamente al loro doppio attentato- riflette la criminologa- l’obiettivo è far parlare di sé nella maniera più terribile possibile. Questo alimenta il loro senso di grandiosità, perché il desiderio che li guida è superare l’anonimato e fare in modo che tutti sappiano ciò che hanno commesso”. È una dinamica che si ripete nelle stragi. “Ce lo dice la storia criminologica- conferma Bruzzone- il denotare psicologico che spinge il soggetto a commettere atti cosi eclatanti, e poi a rivendicarli con una video documentazione per marchiare tutto l’operato, è tipico di persone con tratti narcisistici gravi. Sono generalmente caratterizzati da una volontà di affermazione che li porta a scegliere questa strada terribile. Hanno un sé grandioso e patologico che diventa la molla intrapsichica che li spinge a metter in campo la strage. Nella vita comune sono persone che non hanno mai avuto modo di vedere riconosciuta la loro grandiosità- spiega Bruzzone alla Dire- si confrontano con il rifiuto sociale, con una scarsa considerazione da parte degli altri e con l’umiliazione. Con questi atti cercano di reagire alla ferita narcisistica di non essere considerati nella vita normale”. 

Dunque, prosegue Bruzzone alla Dire, i meccanismi di funzionamento psicologico alla base di questi narcisismi “vedono delle persone che cercano di emergere dalla mediocrità e dal fallimento, per potenziare l’autostima con azioni capaci di suscitare paura e potere sugli altri”. Molti di questi terroristi “sanno preventivamente che si suicideranno all’esito dell’evento”.


La motivazione alla base dell’atto suicidario “non risiede certamente nel senso di colpa, vuole piuttosto ribadire la propria superiorità. Punta alla vendetta finale- sottolinea l’esperta- ovvero al sottrarsi alle conseguenze. Vogliono sempre affermare la loro superiorità”. Il narcisismo maligno può manifestarsi in tutti i generi. “Se i soggetti che hanno in comune questo scenario psicopatologico uniscono le loro forze in maniera sinergica, ottengono la massimizzazione dei loro gesti”. In un gruppo, “normalmente c’è sempre un soggetto dominante, che è anche quello più disturbato- continua la criminologa- nelle loro azioni l’elemento del video è un passaggio indispensabile per lasciare una firma indiscutibile sul gesto”. Sono gesti prevedibili? “È difficile prevedere l’escalation- conclude Bruzzone- se non si ha un contatto diretto con la persona criminale”.

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