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Babilon, presentata la rivista di geopolitica in lingua inglese e italiana

ROMA - Babilonia, la citta' del vizio, e Babele, il caos primigenio, sono le citta' richiamate da 'Babilon', il nuovo

Pubblicato:15-03-2018 16:31
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:38

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ROMA – Babilonia, la citta’ del vizio, e Babele, il caos primigenio, sono le citta’ richiamate da ‘Babilon’, il nuovo esperimento editoriale frutto di una collaborazione tra ‘Oltrefrontiera news’ e ‘Caffe’ geopolitico’, con l’agenzia DIRE come media partner.
Ma quella visione caotica del mondo, spiega Luciano Tirinnanzi, direttore responsabile di ‘Oltrefrontiera News’, “noi vogliamo ribaltarla, per trovare un linguaggio comune per chi si interessa di geopolitica e attualita’ estera, e ancora non ha trovato un riferimento culturale del genere in Italia”.
La rivista, presentata ieri a Roma, offre analisi, inchieste e approfondimenti in italiano e inglese, e sara’ distribuita sia in versione cartacea che digitale su www.oltrefrontiera.it e www.ilcaffegepolitico.org.
Per la copertina del primo numero, un Gheddafi in splendida forma su cui campeggia il titolo ‘Lybia: Who’s next? – Libia: Chi sara’ il prossimo?’.

“E’ stato scelto di partire dalla Libia – dice Tirinnanzi – perche’ e’ la grande incognita del Mediterraneo. L’Italia e’ una potenza regionale, non e’ una super-potenza, quindi deve guardare ai propri interessi, come quelli nel Mediterraneo. E la Libia e’ Mediterraneo. Prima risolviamo la crisi in atto in quel Paese, prima potremo migliorare la nostra strategia estera dal punto di vista politico, economico, sociale, energetico”.

E in effetti la crisi libica ha dominato il dibattito della presentazione romana.


“La stampa mainstream non puo’ continuare a raccontare la Libia con ‘romanticismo’, riducendo tutto a una lotta tra ‘buoni’ e cattivi’. Il dittatore che si rovescia non per forza viene sostituito da un leader migliore”, osserva Alfredo Mantici, direttore editoriale ‘Oltrefrontiera News’ e ‘Babilon’.
Per Mantici questo approccio, ad esempio, ha fatto si’ che, prima dell’intervento militare internazionale in Libia – o anche nei primi anni Duemila, in Iraq – “nessuno si sia chiesto quale modello di democrazia esportare, quale avrebbe funzioanto”. Per questo con ‘Babilon’ “abbiamo deciso di dare al dibattito un contributo ‘laico’, che combina le capacita’ dei giornalisti a quella degli analisti”.
Chiede invece di smettere di fare ‘mea culpa’ per l’intervento armato straniero in Libia l’ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, gia’ ministro degli Esteri del governo Monti.
“Ritengo che abbia evitato cio’ che vediamo oggi in Siria, dove da settarismo e conflitti interni alla lunga e’ emerso lo Stato islamico”.
Tocca al giornalista esperto di Libia Fausto Biloslavo, sottolineare che si tratta di un Paese frammentato: “Il premier del governo sponsorizzato dall’Onu, Fayez Al-Sarraj, a Tripoli e’ considerato poco piu’ di un sindaco”. Quanto al generale Khalifa Haftar, “ha messo in piedi un esercito a Tobruk che costituisce il vero governo. C’e’ poi Misurata, una citta-Stato de facto alla cui milizia anche l’Italia ha chiesto sostegno per liberare Sirte dai jihadisti”.
A Zintan invece, secondo Biloslavo, capita che le fazioni armate “blocchino il gasdotto cogestito dall’Eni, che da Mellitah arriva fino a Gela”. Infine, conclude l’esperto, le tribu’ del sud che gestiscono – o subiscono – tutti i traffici illeciti dall’Africa puntano all’Europa: “droga, armi, carburante, ma anche persone migranti”. Con cosi’ tanti elementi a disposizione, conclude Mantici, “e’ evidente quanto sia difficile trarre delle conclusioni, e questo dimostra il valore di una rivista come ‘Babilon'”.

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