NEWS:

Ue. Corte dei Conti: Aumenta a 5,4 miliardi il credito dell’Italia”

Il disavanzo e' salito a 5,4 miliardi di euro, mentre nel 2013 era di 4,9 miliardi

Pubblicato:15-03-2016 17:34
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:23

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

SOLDI

ROMA – Nel 2014 e’ aumentato il disavanzo per l’Italia tra i versamenti effettuati e gli accrediti ricevuti dall’Unione Europea. Il disavanzo e’ salito a 5,4 miliardi di euro, mentre nel 2013 era di 4,9 miliardi. Lo rileva la Corte dei conti nella Relazione annuale 2015 concernente “I rapporti finanziari con l’Unione Europea e l’utilizzazione dei fondi comunitari”. Nel prendere in esame i flussi finanziari tra l’Unione Europea e l’Italia nell’esercizio 2014, la Sezione di controllo per gli affari comunitari ed internazionali ha constatato un peggioramento della tradizionale posizione di contribuente netto del nostro Paese: il saldo negativo tra versamenti effettuati ed accrediti ricevuti è risultato, infatti, pari a 5,4 miliardi di euro, a fronte dei 4,9 miliardi di euro del 2013.

La riduzione dell’apporto italiano al finanziamento del bilancio dell’Unione (-7,5%), non ha evitato il peggioramento della posizione di contribuente netto dell’Italia a causa di una notevole flessione degli accrediti ricevuti dall’Unione per la realizzazione di programmi europei (-15,1%). L’Italia (insieme ad altri Paesi) ha dovuto, altresì, continuare a farsi carico di una quota dei rimborsi al Regno Unito per la correzione dei suoi squilibri di bilancio (circa 1,2 miliardi di euro nel 2014, con un incremento di circa il 29% rispetto all’anno precedente). La Sezione ha poi preso in esame, nell’ambito della politica europea di coesione socio-economica per il ciclo di programmazione 2007-2013, lo stato di utilizzo dei fondi comunitari relativi ai tre Obiettivi strategici della Convergenza, della Competitività regionale ed occupazione e della Cooperazione territoriale. L’analisi ha evidenziato che, per far fronte ai ritardi nell’utilizzo di tali fondi ed evitare perdita di risorse comunitarie, le Autorità italiane, d’intesa con la Commissione Europea, hanno ridotto la quota di cofinanziamento nazionale, attraverso le riprogrammazioni definite nell’ambito del Piano di Azione Coesione. In tal modo, ferme restando le risorse comunitarie attribuite, si è ridotto l’ammontare delle spese da certificare all’UE ed il correlato rischio di disimpegno automatico per gli interventi maggiormente in ritardo. Sono stati trasferiti a favore degli interventi ricompresi nel Piano di Azione Coesione oltre 13 miliardi di euro, con una riduzione quasi interamente applicata all’Obiettivo Convergenza, beneficiario degli stanziamenti più importanti destinati a quattro Regioni del Mezzogiorno. Anche a seguito di tali interventi, l’attuazione in termini finanziari dell’Obiettivo Convergenza, finanziato con il Fondo europeo di sviluppo regionale e con il Fondo sociale europeo, risulta, al 30 giugno 2015, pari al 128,2% in termini di impegni ed al 75,9% in termini di pagamenti.


I dati al 30 giugno 2015, relativi all’ Obiettivo Competitività regionale ed occupazione, finanziato con il FESR e con il FES, registrano un’attuazione finanziaria pari al 109,3% in termini di impegni ed all’87,9% in termini di pagamenti. Sotto quest’ultimo profilo, il quadro appare migliore sia rispetto a precedenti rilevazioni, sia rispetto alla “performance” dell’Obiettivo Convergenza. Qualche difficoltà di attuazione si verifica per l‘Obiettivo Cooperazione territoriale europea (che raggruppa la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale) in quanto, mentre il livello degli impegni è pari circa al 100%, quello dei pagamenti risulta ancora molto distante da tale risultato. Criticità sono emerse, infine, nel settore della pesca, finanziato dal Fondo europeo per la pesca: al 30 giugno 2015 l’attuazione finanziaria in termini di impegni e pagamenti era pari rispettivamente all’85,6% ed al 62,4%. In via generale, dalla Relazione emerge che il processo di attuazione della programmazione 2007-2013 ha dimostrato che un più efficace utilizzo delle risorse è strettamente collegato ad un effettivo miglioramento della capacità progettuale e gestionale, a livello centrale e regionale ed in particolare nel Mezzogiorno. In futuro, si intenderebbe far fronte a tali esigenze anche con il contributo dell’Agenzia per la coesione territoriale, divenuta operativa nel novembre 2014, con il compito di svolgere verifiche e monitoraggi più sistematici nell’utilizzo delle risorse, di fornire maggior sostegno ed assistenza tecnica alle Amministrazioni ed alle Regioni interessate e di assumere, in alcuni casi, poteri sostitutivi. Quanto alla programmazione 2014-2020, la Sezione osserva che, l’Accordo di Partenariato tra l’Italia e la Commissione europea, del novembre 2014, prevede che le criticità dei cicli precedenti vengano superate attraverso una programmazione più trasparente e verificabile, un monitoraggio permanente ed un supporto all’attuazione, anche grazie alla Agenzia per la coesione territoriale, i piani settoriali nazionali di riferimento nonché i piani di rafforzamento amministrativo per le Amministrazioni centrali e per le Regioni.

Con riferimento alla politica agricola comune, la Relazione registra, anche per il 2014, una soddisfacente situazione dei rimborsi comunitari all’Italia, con un saldo negativo di soli 9 milioni di euro. Nel settore lattiero-caseario si registra, invece, il mancato rispetto delle quote assegnate all’Italia e, quindi, l’applicazione di un prelievo supplementare, di 28 milioni di euro, a carico dei produttori italiani. Con riguardo al problema del recupero presso i produttori degli importi già pagati dall’Italia per gli sforamenti degli anni pregressi, il Tribunale dell’Unione, con sentenza del giugno 2015, ha ritenuto legittimo il pagamento rateale delle multe, non potendosi considerare tale agevolazione un aiuto di Stato. Infine, in tema di irregolarità e di frodi, dalla Relazione emerge che nell’anno 2014 la spesa irregolare è relativa per il 65,8% ai fondi strutturali, per il 33,3% alla politica agricola e per lo 0,9% alla pesca e concerne per il 59% le Amministrazioni regionali e per il 41% le Amministrazioni nazionali. Il fenomeno delle irregolarità e delle frodi desta allarme, anche in considerazione del fatto che, tra i sistemi utilizzati, è frequente la mancata realizzazione delle attività finanziate, soprattutto con riguardo ai contributi pubblici. Tale condotta, strumentale all’ illecita distrazione dei fondi concessi, danneggia le finalità specifiche delle sovvenzioni, che attengono alla riqualificazione professionale dei lavoratori ed allo sviluppo delle attività imprenditoriali e vanifica l’obiettivo di crescita nei settori e nelle aree interessate. In generale, il sistema dei controlli in Italia, è risultato efficace anche in raffronto a quanto avviene in altri Paesi membri dell’Unione. Tuttavia, una valutazione comparativa del fenomeno delle irregolarità in sede europea postulerebbe la previa armonizzazione dei sistemi di controllo.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it