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Latte, Salvini non fa il miracolo: niente accordo, il tavolo torna in Sardegna

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Pubblicato:15-02-2019 11:51
Ultimo aggiornamento:15-02-2019 11:51
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ROMA – I pastori sardi tengono testa anche al vicepremier Matteo Salvini. Nessuna soluzione definitiva al tavolo convocato ieri dal ministro dell’Interno a Roma, per tentare di raggiungere un’intesa sul prezzo del latte ovino.

I rappresentanti dei pastori all’incontro al Viminale, durato circa sei ore, sono rimasti fermi sulle loro posizioni, rifiutando i 70 centesimi offerti dagli industriali, 5 centesimi in più della proposta avanzata nel tavolo a Cagliari di mercoledì scorso. Dunque un euro, più iva, rimane la base di trattativa da cui partire, da lì il mondo delle campagne sarde non si sposta.

Ora il tavolo con il governo si sposterà sabato a Cagliari, a coordinarlo il ministro Gian Marco Centinaio, e si proseguirà a ragionare sulla proposta, identica a quella della Regione, di ritirare dagli scaffali le eccedenze di pecorino romano, che a quel punto aumenterebbe di prezzo in tempi relativamente brevi, trascinandosi dietro anche il prezzo del latte.


Sul piatto ci sono 44 milioni di euro, tra risorse del governo, regionali e del Banco di Sardegna, che dovrebbero essere sufficienti per svuotare circa 67.000 quintali di formaggio nei magazzini dei caseifici sardi.

“Abbiamo portato al tavolo la proposta che avevamo già presentato alla riunione di Cagliari e alla fine è stata l’unica discussa operativamente- il commento del presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ieri al vertice con l’assessore all’agricoltura, Pier Luigi Caria-. Il solo modo concreto per affrontare l’emergenza, lo abbiamo ribadito, è far correre risorse per ritirare le eccedenze dal mercato, in modo sia temporaneo che definitivo, ipotesi condivisa da tutti i partecipanti”.

Delusa la rappresentanza dei pastori che ha partecipato all’incontro voluto da Salvini: “Ci siamo alzati delusi e non possiamo dire certo dalla politica o dai sindacati, ma esclusivamente dagli industriali- spiega Gianuario Falchi-. Ognuno ha fatto la sua parte senza colori di appartenenza, per un po’ abbiamo pensato di avercela fatta, ma gli industriali non sono andati oltre i 70 centesimi”.

Contro gli industriali, anche Confagricoltura: “Prendiamo atto dell’atteggiamento della componente industriale, che ancora una volta non si è resa disponibile a collaborare per creare un progetto di filiera duraturo per il comparto ovicaprino sardo e per costruire una strategia di sviluppo e un sistema di norme capaci di regolare in maniera permanente i rapporti all’interno della filiera. Anche nell’utimo incontro, si è assistito al solito balletto di cifre, che hanno determinato ancora una volta confusione e rimarcato una preoccupante opacità all’interno della filiera”.

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