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Medici in fuga, guerra di cifre Asmo-Mussoni: “Sono 34”. “No, sono 20”.

SAN MARINO - Per i medici di Asmo, Associazione medici

Pubblicato:15-02-2016 18:15
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:58

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mediciSAN MARINO – Per i medici di Asmo, Associazione medici ospedalieri, i camici bianchi che dal 2013 hanno lasciato l’ospedale di Stato sono 34, non 20 come indicato nei giorni scorsi dal segretario di Stato Francesco Mussoni. Un dato che rappresenta “una percentuale superiore al 30%” rispetto al numero totale dei medici ospedalieri e che “si discosta molto da ciò che può considerarsi fisiologico”. E’ ormai guerra di numeri e percentuali tra il segretario di Stato e Asmo, tanto che anche lo stesso Mussoni torna oggi sulla questione per smentire i professionisti e additare i loro dati come “imprecisi, inesatti e riferiti ad un periodo che va dal 2008 ad oggi”.

I medici ospedalieri “che hanno terminato volontariamente il loro rapporto con l’Iss dal 1 gennaio 2013 ad oggi- ribadisce Mussoni- sono in numero di 20 unità, secondo i dati ufficiali dell’ufficio del personale”. Non solo: il numero percentuale sui 3 anni dei medici che se ne sono andati dall’Iss sul totale dei medici è pari al 14,4%, non superiore al 30% come indicato da Asmo. Mussoni esorta i medici ad “un atteggiamento costruttivo”, piuttosto che alla creazione di “un clima di incertezza che non serve né alla categoria dei medici, né all’Iss, né tanto meno ai cittadini”.

“Oggi stesso- annuncia poi- è in chiusura l’accordo con i sindacati e il governo per il precariato, che sarà per l’Iss molto importante, così come il piano del fabbisogno del personale è in chiusura di trattativa politica-gestionale-sindacale”.
Sulla fuga di camici bianchi dal Titano torna oggi anche la Csdl che, in una nota, sposa i numeri di Asmo e punta il dito contro un fenomeno causato da “incapacità o per un preciso disegno politico”, sottolinea il segretario Csdl, Giuliano Tamagnini, per cui “non è per nulla fisiologico che un così alto numero di professionisti di spicco lasci una struttura ospedaliera“. Il sindacato “non può accettare che questo fondamentale pilastro dello stato sociale possa essere indebolito- prosegue Tamagnini- con la conseguenza che ci si debba rivolgere alle strutture sanitarie esterne per reperire i migliori professionisti”.


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