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Liguria, entro luglio la ‘nuova’ sanità. Viale: “Manterremo presidi ma dovranno specializzarsi”

GENOVA - Dal 2009 ad oggi la Liguria è la

Pubblicato:15-02-2016 17:44
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:58

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liguria_sanitàGENOVA – Dal 2009 ad oggi la Liguria è la Regione italiana che ha goduto del minor incremento finanziario dal riparto del fondo sanitario nazionale: si è passati da poco più di 3,043 miliardi di euro di sette anni fa ai poco meno di 3,045 del 2016, toccando il punto più basso nel 2013 con 2,981 miliardi, a fronte di un plafond nazionale che è passato da 101 a 108,5 miliardi. Secondo dati aggiornati allo scorso novembre, la Liguria offre complessivamente 5.728 posti nei 21 presidi ospedalieri regionali che nel 2014 hanno dato vita a 280.000 ricoveri, con un costo pro-capite di 573 euro per il milione e 580.000 residenti, a cui si vanno a sommare 177 euro a testa per la produzione di servizi specialistici. Interessante anche il dato degli accessi al pronto soccorso che nel 2014, ultimo anno completo disponibile, ammontavano a 632.587.

Sono solo alcuni dati delle 175 slide che costituiscono il Libro bianco della sanità ligure illustrato ufficialmente questa mattina dai vertici regionali nel corso degli Stati generali della sanità ligure. Da questi numeri la Regione partirà per studiare, nella maniera “più partecipata e trasparente possibile”, una riforma della sanità che dovrebbe essere approvata entro l’estate. Il cronoprogramma fissato dall’assessore e vicepresidente della giunta, Sonia Viale, prevede l’apertura di una serie di tavoli tematici con tutti gli stakeholder da adesso fino a fine aprile, un check su tutte le proposte pervenute dal territorio entro i primi di maggio, la stesura formale della nuova legge con approvazione in giunta entro giugno e la conclusione dell’iter legislativo in commissione e consiglio regionale entro la fine di luglio.

Liguria_sanità_2“Di fronte alla malattia- commenta Viale- siamo tutti piccoli e uguali, per questo abbiamo bisogno di istituzioni che lavorino insieme sperando che la riforma costituzionale non vada a incidere in maniera eccessiva sulla capacità di programmazione sanitaria delle regioni, che meglio conoscono le differenze e le tipicità dei territori”. Tra le linee guida principali della riforma, il mantenimento dei presidi ospedalieri attualmente in uso perché “non è possibile ridimensionare l’attuale rete per rispondere ai bisogni dei cittadini. Però- sostiene l’assessore- certe realtà non potranno rimanere con l’identità che hanno oggi: dovremo andare nella direzione di una specializzazione senza avere reparti identici a pochi chilometri di distanza tra di loro“.


Se può essere superata l’idea dell’ospedale sotto casa, la stessa cosa non si può dire per i presidi di emergenza che dovranno avere una diffusione territoriale più capillare possibile. “Dovremo costruire un’efficace rete di assistenza socio-sanitaria a chilometro zero- spiega ancora Viale- facendo nascere un nuovo rapporto tra tutti gli operatori della medicina territoriale. Questo deve essere il punto di partenza che orienta tutte le nostre azioni, partendo da un potenziamento della presenza dell’assistenza domiciliare”.

di Simone D’Ambrosio, giornalista

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