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Venezuela, raid dell’esercito contro i poliziotti disertori guidati da Oscar Perez

A luglio fu Perez stesso a guidare il lancio di alcune granate dall'elicottero, in nome di un movimento che invoca la caduta del regime di Nicolas Maduro

Pubblicato:15-01-2018 18:55
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:21

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ROMA – Nella mattinata l’esercito del Venezuela ha assaltato le postazioni del gruppo di poliziotti ribelli guidato da Oscar Perez, assicurando di averlo “smantellato”. In una nota diffusa dalle fonti locali si legge: “Questi terroristi, che erano pesantemente equipaggiati con armi di grosso calibro, hanno aperto il fuoco contro gli agenti responsabili del loro arresto e hanno anche cercato di far esplodere un veicolo carico di esplosivo”.

Gli ex militari sono responsabili secondo le autorita’ di Caracas del furto di un elicottero, usato poi per attaccare le sedi della Corte suprema e del ministero dell’Interno a giugno scorso, all’indomani di settimane di scontri tra esercito e manifestanti anti-governativi che hanno causato la morte di oltre cento persone. L’elicottero e’ stato ritrovato abbandonato mercoledi’ scorso.

Anche il leader del gruppo, Oscar Perez, ha raccontato dell’assalto, in una serie di video diffusi tramite Instagram

“Ci stanno sparando contro con lanciarazzi, granate e lanciagrantae. Ci sono anche dei civili qui. Abbiamo detto che ci consegneremo, ma non vogliono. Vogliono ucciderci”. In uno dei filmati diffusi da varie testate internazionali, Perez appare ferito, col volto pieno di sangue. Secondo quanto ha detto, lui ed altri membri del gruppo sarebbero ancora vivi.


A luglio fu Perez stesso a guidare il lancio di alcune granate dall’elicottero

Il ministero dell’Interno ha riferito che cinque persone sono state arrestate, mentre due militari dell’Esercito bbolivariano avrebbero perso la vita, assieme a un numero imprecisato di membri del movimento ribelle.
A luglio fu Perez stesso a guidare il lancio di alcune granate dall’elicottero, in nome di un movimento che invoca la caduta del regime di Nicolas Maduro, considerato responsabile della grave crisi economica che sta mettendo in ginocchio da due anni il Paese.

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