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A Modena la denuncia di un giovane: “Io di colore, in discoteca dal retro?”

Lo racconta un giovane originario della zona, poi emigrato a Londra. Gli organizzatori smentiscono

Pubblicato:15-01-2017 16:19
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:47

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BOLOGNA – Una serata in discoteca con gli amici, una rimpatriata per un ragazzo cresciuto nella bassa modenese, ma che ora vive a Londra. Non ci sarebbe nulla di eccezionale se non fosse che al momento di entrare in discoteca proprio a quel ragazzo, e solo a lui in un gruppo di cinque persone, chiedono di utilizzare un ingresso secondario. Un ragazzo che è cresciuto nella bassa modenese, ma che è di colore. E’ lui stesso, Abi Zar, a raccontarlo su Facebook in un post che ben presto diventa virale e che viene rilanciato anche dalla blogger Selvaggia Lucarelli. Ma gli organizzatori della serata ribattono: “Nessun intento discriminatorio”.

Ecco quello che racconta Abi Zar quando decide di andare al locale Kyi di Baggiovara, in provincia di Modena, in una serata gestita dall’agenzia Mo.Ma: “La notte tra venerdì 13 e sabato 14 gennaio 2017 è successo qualcosa di talmente grave che ho deciso di non ignorarla, ma di denunciarla pubblicamente. Sono tornato in Italia per una breve vacanza con l’intento di stare con la famiglia e gli amici, così in una serata come le altre ho deciso di andare a ballare in compagnia. Eravamo 4 maschi ed una femmina. Il locale in questione contava due ingressi: uno vuoto dove nessuno era in fila e l’altro invece usato dai clienti. Logicamente il nostro gruppo si avvicina all’ingresso usato da tutti ma al momento di andare a prendere il ticket dalla ragazza fuori, il buttafuori si avvicina a noi e mettendosi davanti mi mette la mano sul petto e mi ferma: ‘Devi usare l’altra entrata’. Cosí si rivolge a me con voce ferma”. In quel “momento ho iniziato a sentire un misto di emozioni negative che onestamente faccio fatica a descrivere. ‘Ma perché?’, chiesi con uno sguardo perplesso e incredulo. ‘Perché? Che vuol dire? Io sono con i miei amici’. ‘Mi dispiace, è la regola’, ribatte di nuovo il buttafuori”. Nei “secondi successivi- aggiunge Abi Zar sulla sua pagina facebook- io e i miei amici ci siamo guardati increduli e stupiti di quella che era ‘la regola’. Insomma eravamo quattro ragazzi e una ragazza… vestiti normali e con grandi sorrisi pronti a passare una serata insieme. Nota degna di rilevanza a questo punto è che io sono un uomo di colore nero; però davvero, è questo ciò che sta succedendo? Mi stavano davvero dicendo di usare un’altra entrata riservata ai neri? Dopo i miei e i nostri continui perché, le risposte standard dal buttafuori (a ‘sto punto un po’ in imbarazzo) sempre sul ‘è la regola’, si avvicina il ragazzo che mette i braccialetti all’entrata e gli dice ‘dai, per questa volta fallo passare‘. Il senso di incredulità era totale, la rabbia saliva e l’umiliazione si faceva strada”. Possibile, si chiede Abi Zar, “che nel 2017 ‘i neri’ abbiano un ingresso diverso dai ‘bianchi’? Assurdo, inammissibile, vergognoso. Il mio caro amico mi disse all’orecchio ‘io mi vergogno di essere italiano’. Ma io di che cosa mi dovevo vergognare? Sono italiano e vengo trattato come si tratta un animale?”.

Sempre su Facebook arriva la replica degli organizzatori del Mo.Ma: “Siamo sorpresi da un’accusa che non ha senso, è grave e ci offende per l’impegno professionale che mettiamo in questo lavoro e in questa organizzazione da anni, accusa nata probabilmente da una molto più comune incomprensione all’ingresso del locale. Ingresso che, peraltro, è gestito da persone altamente professionali”. Non “c’è nessun intento discriminatorio da parte nostra ma solo il tentativo di premiare e privilegiare i clienti più affezionati che si mettono in lista per entrare o che arrivano prima di un determinato orario. Confidiamo di poter avere un confronto più maturo con chiunque abbia avuto dei disservizi in passato e di poter lavorare insieme per risolvere eventuali incomprensioni”. In ultimo, prosegue il Mo.Ma, “visto l’impegno professionale che molte persone dedicano a questo progetto non tollereremo quelle che sono, a tutti gli effetti, delle calunnie e in caso tornassero a ripetersi affideremo la questione al nostro legale di fiducia”.


Abi Zar, su Facebook, replica che lui e i suoi amici erano nella stessa condizione (per quanto riguarda liste o prenotazione tavoli) e che il proprietario del Kyi gli ha subito fatto le sue scuse e precisato che quella è una serata ‘appaltata’, dove le regole vengono fatte dagli organizzatori. Un altro ragazzo di colore dice che a lui è successa la stessa identica cosa, e molti utenti chiedono al Mo.Ma di dare una spiegazione dell’accaduto che nel comunicato ufficiale manca. Interviene in prima persona anche uno degli organizzatori, Federic Zambelli: “A mio modo di vedere qui si tratta di vittimismo puro. Chi mi conosce, come chi conosce i miei soci, sa benissimo che discriminare per il colore della pelle non è nella nostra indole di organizzatori ne’ di credo politico, per quanto assurdo possa essere questa vicenda… Ho amici e addirittura personale addetto ai lavori proprio all’interno di questa serata di ogni colore”. Insomma, “soltanto perché sei nero non vuole dire che devi portare avanti un dibattito che per di più ha fondamenta false”.

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