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Smog, Realacci: “Nobel per la pace vada alle cicliste afghane”

ROMA - “La bicicletta è il mezzo di trasporto più ecologico che c’è. Non solo è sostenibile, ma

Pubblicato:15-01-2016 18:03
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:47

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ROMA – “La bicicletta è il mezzo di trasporto più ecologico che c’è. Non solo è sostenibile, ma è anche economico e accessibile, quindi ‘democratico’. Anche per questi motivi la bici è ormai un simbolo di stili di vita e di consumo più a misura d’uomo. Tanto da essere protagonista delle nuove esigenze trasportistiche di tanti cittadini, da imporsi come uno degli strumenti di cambiamento delle grandi città e da prestarsi ad essere buona alleata per campagne di impegno civile. Per tutti questi motivi quando la trasmissione Caterpillar ha lanciato Bike the Nobel: la proposta di candidare la bicicletta, o meglio una esperienza particolarmente significativa legata all’uso della bicicletta, al premio Nobel per la Pace 2016, ho sposato l’iniziativa con convinzione. Peraltro l’economia della due ruote, che è in grande sviluppo, ha nei nostri artigiani e nel made in Italy una delle sue roccaforti. Ho quindi deciso, in accordo con Caterpillar, di avanzare la candidatura della squadra femminile della Federazione ciclisti dell’Afghanistan per il Nobel per la pace e di promuoverla tra i parlamentari – che hanno la facoltà di presentare candidature insieme a governi, professori universitari, membri della Corte internazionale di giustizia dell’Aja e ai precedenti vincitori del premio – con una raccolta firme che invierò entro il 1° febbraio al Comitato per il Nobel. Oltre a me condividono già la proposta trasversalmente i colleghi Paolo Gandolfi, Mirko Busto, Giuseppina Castiello, Diego De Lorenzis, Vincenzo Garofalo, Gabriella Giammanco, Lia Quartapelle, Serena Pellegrino, Valentina Vezzali”. Così da Milano Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente della Camera, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione del progetto ‘Bike The Nobel’ ideato dalla trasmissione Caterpillar di Radio 2.

“Le donne che inforcano una bicicletta in Afghanistan, comprese quelle della Federazione ciclisti, stanno di fatto avviando una battaglia ‘dolce’ per la libertà, i diritti e per la pace in un paese ancora dilaniato dalla guerra e dal terrorismo- dice Realacci- citando un antico proverbio afghano: ‘se stai seduto, altri saranno seduti. Se stai in piedi, altri saranno in piedi’”.

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