NEWS:

In Italia livelli sempre più alti d’istruzione, in calo i Neet

Che Paese è, l'Italia? Lo spiega l'Istat, che oggi presenta la quarta edizione del 'Rapporto sul Benessere equo e sostenibile'

Pubblicato:14-12-2016 10:08
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:25

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

persone_genteROMA  – Che Paese è, l’Italia? Lo spiega l’Istat, che oggi presenta la quarta edizione del ‘Rapporto sul Benessere equo e sostenibile’, da cui si scopre, tra le altre cose,  che è leggermente calata l’aspettativa di vita, che gli italiani studiano di più che in passato e che, all’interno della coppia, i carichi tra uomo e donna si distribuiscono in maniera più equa. Qui, invece, trovate l’analisi sul benessere economico degli italiani. 

SI ARRESTA AUMENTO VITA MEDIA

L’Italia si conferma uno tra i paesi più longevi d’Europa, anche se la qualità della sopravvivenza, seppure in miglioramento, resta sotto la media europea. Nel 2015 la vita media alla nascita è scesa leggermente, da 82,6 a 82,3 anni.

L’incremento della mortalità non ha avuto conseguenze sulla qualità degli anni da vivere. Se rimane stabile la speranza di vita in buona salute alla nascita (58,3 anni) migliora sensibilmente la speranza di vita priva di limitazioni nelle attività a 65 anni (da 9,2 del 2013 a 9,7 del 2015). La mortalità infantile continua a diminuire (da 30 decessi ogni 10mila nati vivi del 2012 a 29,6 del 2013), soprattutto tra i bambini di genitori stranieri.


LEGGI ANCHE In Italia 4,6 persone in povertà assoluta. Anche se il benessere aumenta

ISTRUZIONE: LIVELLI SEMPRE PIÙ ALTI, IN CALO NEET

Prosegue il miglioramento dei livelli di istruzione della popolazione e della partecipazione al processo formativo, fatta eccezione per la formazione continua che invece registra un calo. Tra il 2004 e il 2015 sono cresciute sia la quota di persone tra i 25 e i 64 anni in possesso almeno di un diploma superiore (al 59,9%, oltre 11 punti percentuali in più) sia quella delle persone tra i 30 e i 34 anni con un titolo universitario (al 25,3%, quasi 10 punti percentuali in più), mentre è calato di circa 8 punti percentuali il tasso di abbandono del sistema formativo (stimato al 14,7% nel 2015), anche se rimane alto per gli studenti nati all’estero (31,3 %).

Dopo anni di intensa crescita nel 2015 si registra una lieve diminuzione del numero di Neet, che passano dal 26,2% del 2014 al 25,7% del 2015. Il divario territoriale rimane ampio e non accenna a ridursi. Il tasso di abbandono si attesta all’11,6% nel Centro-Nord e al 19,2% nel Mezzogiorno, dove, d’altro canto, la quota di Neet (35,3%) è quasi doppia rispetto a quella del Nord (18,4%).

Tra i risultati positivi sono da rilevare la partecipazione alla scuola di infanzia, che supera il 92% per i bambini tra i 4 e i 5 anni confermandosi tra le più alte in Europa, e la partecipazione culturale che, dopo la notevole diminuzione nel 2012 e nel 2013 e una lieve ripresa registrata nel 2014, aumenta in misura significativa: la quota di persone che hanno svolto almeno tre attività culturali sale dal 26,7 al 27,9%.

Nel complesso, l’Italia è riuscita a ridurre, ma non a colmare, il divario accumulato nei decenni precedenti nei confronti degli altri paesi europei. La quota di 25-64enni con almeno il diploma è di oltre 16 punti inferiore alle media europea così come il tasso d’istruzione terziaria dei giovani 30-34enni è inferiore di oltre 13 punti e ancora molto lontano dall’obiettivo nazionale previsto da Europa 2020 (25-26%).

Anche il tasso di abbandono scolastico (14,7% nel 2015) è al di sopra della media europea (11%) ma dal 2015 è inferiore all’obiettivo nazionale di Europa 2020 (16%).

SI RIDUCE ASIMMETRIA CARICHI FAMILIARI

Si riduce di quasi 5 punti percentuali l’indice di asimmetria all’interno della coppia riguardo alla divisione dei carichi domestici, pur rimanendo più elevato il carico di lavoro retribuito e/o familiare per le donne. Questo riequilibrio, spiega, “si è verificato in maniera più intensa al centro (-7,0 punti percentuali) e al Nord (-5,1) e solo in misura marginale nel Mezzogiorno (-1,1). Seppure in misura meno intensa rispetto al recente passato, le differenze intergenerazionali continuano ad ampliarsi.

 

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it