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La mozzarella di bufala campana Dop è super protetta, solo dal Consorzio 2500 controlli all’anno

Le produzioni dop e doc italiane sono tra le più colpite al mondo da frodi e sofisticazioni

Pubblicato:14-10-2017 11:13
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:47

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NAPOLI – Le produzioni dop e doc italiane sono tra le più colpite al mondo da frodi e sofisticazioni. L’ultimo episodio è di giovedì 12 ottobre, quando in Germania è stata sventata la vendita di un formaggio a pasta filata venduto sfuso ed etichettato come mozzarella di bufala campana nel reparto gastronomia di due catene della grande distribuzione.

“Siamo contenti, da un certo punto di vista, di aver scoperto quello che è successo in Germania – spiega alla Dire Pier Maria Saccani, della Direzione generale del Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana. Vuol dire che tutti gli sforzi che stiamo facendo investendo oltre il 15% del budget del consorzio in vigilanza danno i loro frutti”.

“I consorzi e le dop – prosegue Saccani – sono qualcosa da esaminare a 360 gradi. Non si può fare tutela senza fare promozione non si può valorizzare un prodotto e far crescere i suoi livelli qualitativi senza poi tutelarlo. È tutto collegato”.


Il Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana, unitamente all’azione di altri 5 consorzi, cerca di avere un controllo capillare di tutto il territorio europeo.

“Noi, parlo del consorzio, chiuderemo l’anno con oltre 2500 verifiche. Una cifra enorme da sommare alle verifiche fatte dai normali organismi di controllo e autorità competenti. Il compito principale del consorzio è tutelare il consumatore affinché non venga tratto in inganno e il produttore perché non venga imitato. Questa la nostra mission.”

LA MOZZARELLA? NEL MONDO E’ CONOSCIUTA COME PINO DANIELE E CANNAVARO

“Lo dico da non campano: il nome di mozzarella di bufala campana dop è identificato nel mondo molto bene con un territorio”, commenta Saccani.

“Difficile che uno all’estero, pur conoscendo bene il parmigiano o il prosciutto di Parma, possa sapere con certezza a livello geografico dov’è Parma. Cosa che non avviene con la mozzarella campana. Il campano si riconosce dappertutto. È molto forte il legame con il territorio”. Per spiegare meglio il concetto, il direttore generale passa ad altri esempi non alimentari.

“Tutti nel mondo conoscono le origini di Fabio Cannavaro ma in quanti sanno di dov’è Franco Baresi? Stessa cosa per Pino Daniele e De Gregori“.

Per Saccani, nel bene e nel male, “c’è un ritorno mediatico immediato legato a certi territori. Succede uno scandalo in Campania subito le prime pagine dei giornali, stesso scandalo in altre parti d’Italia non se ne parla“. Notizie spesso incontrollate e date con troppa superficialità, rimarca il dirigente del Consorzio, “possono distruggere un intero comparto economico”.

MARCHIO DOP PER MOZZARELLA, TRA CAMPANIA E PUGLIA PARTITA APERTA

“Il Consorzio come tanti altri soggetti ha fatto opposizione nei termini previsti dopo che il riconoscimento è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Ora tocca al ministero delle Politiche agricole e forestali valutare le opposizioni e chiedere alla Puglia delle contro osservazioni”, spiega Saccani.

“Si aprirà – prosegue – così un dibattito e alla fine il Ministero deciderà se mandare il fascicolo a Bruxelles per proseguire nell’iter oppure no. E una cosa aperta tutta da definire. Secondo noi il riconoscimento dop per il prodotto di Gioia del Colle potrebbe generare nel consumatore molta confusione”.

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