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Rifiuti, Coldiretti: italiani sprecano meno e il 44% mangia gli alimenti dopo la scadenza

Il 58% ha ridotto o annullato gli sprechi alimentari nel 2016

Pubblicato:14-10-2016 10:07
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:10

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bambini-ciboCOMO (Cernobbio) – Sarà la crisi – probabile – sarà una maggiore coscienza ecologica – auspicabile – ma il fatto è che gli italiani sprecano meno cibo. Infatti, “più di quattro italiani su dieci (44%) mangia gli alimenti oltre il limite di tempo indicato nelle confezioni e in particolare il 32% se scaduti da una settimana, l’8% da non più di un mese e il 4% anche di più”. E’ quanto emerge dalla presentazione dei risultati della prima indagine sui ‘Cambiamenti delle abitudini alimentari degli italiani’ da parte del presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e del presidente di Ixe’ RobTmcerto Weber, all’apertura del Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio per la giornata mondiale dell’alimentazione della Fao.

Nel 2016 il 33% degli italiani secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ ha diminuito gli sprechi alimentari mentre il 31% gli ha mantenuti costanti, il 25% gli ha addirittura annullati mentre solo il 7% dichiara di averli aumentati. Tra chi ha tagliato gli sprechi, il 60% fa la spesa in modo piu’ oculato, il 60% utilizzando gli avanzi nel pasto successivo, il 40% riducendo le quantità acquistate, il 48% guardando con più attenzione la data di scadenza e il 15% donando in beneficenza. Si tratta di “un andamento importante in una situazione in cui in media– sottolinea la Coldiretti- ogni italiano aveva buttato nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari durante l’anno precedente”.

Buttare cibo nella spazzatura fa male all’ambiente e ai conti. Infatti “gli sprechi costano all’Italia 12,5 miliardi che sono persi per il 54% al consumo, per il 21% nella ristorazione, per il 15% nella distribuzione commerciale, per l’8% nell’agricoltura e per il 2% nella trasformazione”. Il contenimento degli sprechi è tra gli obiettivi della giornata mondiale dell’alimentazione della Fao, secondo la quale nel mondo oltre 1/3 del cibo viene perso o sprecato per un totale di circa 1,3 miliardi di tonnellate l’anno. La lotta allo spreco “non deve pero’ andare a scapito della tutela della salute ed è importante– sostiene la Coldiretti- la conoscenza delle informazioni fornite in etichetta con riguardo alla scadenza dei prodotti ed in particolare in merito al diverso significato tra ‘da consumarsi entro’ e ‘da consumarsi preferibilmente entro il…’”.


La dicitura “da consumarsi entro..” è la data entro cui il prodotto deve essere consumato ed anche il termine oltre il quale un alimento non può piu’ essere posto in bruschette_cibocommercio. “Tale data di consumo- precisa la Coldiretti- non deve essere superata altrimenti ci si puo’ esporre a rischi importanti per la salute”. Si applica ai prodotti preconfezionati, rapidamente deperibili come il latte fresco (7 giorni) e le uova (28 giorni). E’ indicata dal giorno, il mese ed eventualmente l’anno e vale indicativamente per tutti i prodotti con una durabilità non superiore a 30 giorni.

“Discorso diverso- continua l’associazione agricola- merita invece il Termine minimo di conservazione (Tmc) riportato con la dicitura ‘Da consumarsi preferibilmente entro‘ che indica la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le sue proprietà organolettiche e gustative, o nutrizionali specifiche in adeguate condizioni di conservazione, senza con questo comportare rischi per la salute in caso di superamento seppur limitato della stessa”. Però che tanto più ci si allontana dalla data di superamento del Tmc, tanto più vengono a mancare i requisiti di qualità del prodotto, quale il sapore, odore, fragranza eccetera.

 

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