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Trivelle, la Conferenza dei Servizi rinvia la decisione per la realizzazione del progetto ‘Ombrina Mare 2’ in Abruzzo

Riempire i nostri mari di trivelle non servirebbe a ridurre la dipendenza energetica dell’Italia dall’estero ma solo a ipotecare il futuro delle nostre coste e a danneggiare irrimediabilmente turismo, pesca e aree marine protette.

Pubblicato:14-10-2015 15:47
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:38

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no triv al miseROMA – La Conferenza dei Servizi rinvia la decisione per la realizzazione del progetto ‘Ombrina Mare 2’, la piattaforma petrolifera con annessa nave di prima raffinazione che si vorrebbe realizzare nel mare abruzzese a poche miglia da dove sta nascendo il Parco nazionale della Costa Teatina.

“Una buona notizia- dice il vicepresidente di Legambiente Stefano Ciafani che ha partecipato alla mobilitazione delle associazioni e dei cittadini sotto il Ministero dello Sviluppo Economico- avremo più tempo per intensificare la nostra mobilitazione in opposizione al progetto, anche in vista della possibile stagione referendaria, con ben 10 Regioni che hanno depositato in Cassazione sei quesiti referendari contro le trivellazioni previste dagli articoli dello Sblocca Italia”.

Secondo le stime del ministero per lo Sviluppo Economico, le riserve certe di petrolio sotto i nostri fondali equivalgono a meno di 2 mesi di consumi nazionali (ai tassi attuali). Riempire i nostri mari di trivelle, dunque, non servirebbe a ridurre la dipendenza energetica dell’Italia dall’estero ma solo a ipotecare il futuro delle nostre coste e a danneggiare irrimediabilmente turismo, pesca e aree marine protette.


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“Se avessimo un governo minimamente capace di ascolto, oggi procederebbe con una moratoria sulle trivelle”, aggiunge Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. “Dieci regioni hanno promosso un referendum sul tema, sul decreto Sblocca Italia pende un ricorso alla Corte Costituzionale, nelle zone interessate i cittadini dimostrano quasi quotidianamente la loro contrarietà a questi progetti, ma Renzi e il suo esecutivo non colgono, o fanno finta di non cogliere, questi chiari segnali- dice Boraschi- bisognerebbe quanto meno arrestare questa insensata corsa alle poche gocce di petrolio presenti sotto i nostri fondali, e rivedere la strategia energetica nazionale”.

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