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Camerun, Libii: “Dopo 36 anni di Biya votatemi per la rinascita”

Il candidato presidente: "Serve democrazia di prossimità"

Pubblicato:14-09-2018 15:47
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:33

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ROMA – Ventitre milioni di abitanti e un tasso di poverta’ oltre il 37 per cento: sono i numeri del Camerun, dove da 36 anni il governo e’ in mano alla stessa persona, Paul Biya. Alle presidenziali del 7 ottobre provera’ a sfidarlo Cabral Libii, 38 anni, un programma ambizioso, sullo sfondo della crisi tra regioni anglofone e francofone, che negli ultimi anni e’ riesplosa causando morti e sfociando anche nell’autoproclamazione di uno Stato, l’Ambazonia. “Il Camerun puo’ uscire dalla poverta’ e dall’instabilita’” sottolinea Libii: “Non serve creare due Stati, si deve ripartire dalle riforme. Ma, prima di tutto, va cambiato il governo”. L’agenzia ‘Dire’ ha intervistato il candidato presidente durante una tappa romana del suo tour in Europa. Sostenuto dal partito Universe, un’alleanza di opposizione, Libii rappresenta anche l’iniziativa ’11 millions people’, volta a ottenere 11 milioni di iscritti ai registri elettorali, in modo da favorire un voto efficace e trasparente. Il candidato vuole inoltre ottenere il sostegno dei camerunensi della diaspora in Europa, nonche’ fondi per la sua campagna elettorale. In una conferenza stampa a Roma, un rappresentante della Comunita’ dei camerunensi in Italia ha detto: “Bisogna restituire fiducia ai cittadini nella politica, perche’ dopo 36 anni di governo Biya, la gente non ci crede piu'”. E il programma di Libii e’ a 360 gradi. C’e’ l’impegno a mettere a frutto un milione di ettari di terre coltivabili entro cinque anni, aiutando gli agricoltori ad accedere alla proprieta’ fondiaria e agli investimenti. Poi ci sono la riforma dell’istruzione – con 22mila nuovi insegnanti da assumere ogni anno – l’assicurazione sanitaria obbligatoria con l’istituzione di un fondo previdenziale, i tagli alle spese istituzionali e piu’ risorse in tanti settori sensibili, puntando su lavoro, infrastrutture idriche ed energetiche, senza dimenticare le rinnovabili. “Questo ci permettera’ di garantire assistenza ai piu’ vulnerabili: donne, bambini anziani, portatori di handicap”, spiega Libii. Si punta a 50mila nuovi alloggi e al pensionamento a 62 anni: “Poi va riformata la giustizia, perche’ senza non puo’ esserci sviluppo”. A Roma il candidato ha anche incontrato Giuseppe Mistretta, direttore per i Paesi dell’Africa subsahariana del ministero degli Affari esteri, per rilanciare la cooperazione bilaterale. Ma Libii guarda anche Oltralpe. “L’Unione Europea – sottolinea Libii – ha stretto un partenariato con la Cemac (la Comunita’ economica dell’Africa centrale), nella quale il Camerun svolge un ruolo leader: bisogna capitalizzare questo accordo”. Certo che in Africa “si deve lavore sulla rinascita, garantendo ai Paesi il pieno accesso alla sovranita’ economica e monetaria. Prima pero’ dobbiamo favorire l’integrazione”. E anche su questo – il candidato ne e’ convinto – “il Camerun ha un suo peso a livello continentale”.
C’e’ poi la crisi nelle aree anglofone, dove di recente si e’ formata anche una milizia armata: “Le istanze di queste persone sono concrete” dice Libii, francofono. “Per decenni il governo ha ignorato le loro preoccupazioni e da questo dipende il 50 per cento del problema. Ma creare due Stati non serve, la risposta e’ il decentramento, gia’ previsto peraltro dalla Costituzione del 2004”. In prospettiva, poi, servirebbe una riforma linguistica.
“Basta essere prigionieri di inglese e francese, eredita’ del passato coloniale” ammonisce Libii. “Ripristineremo la lingua nazionale e la renderemo lingua ufficiale, da introdurre nelle scuole, dalle elementari alle superiori. Serve una democrazia e un governo di prossimita’”.

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