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Autismo, anche i bambini sopra i 5 anni migliorano

Lo rivela l’Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO) nella sua ultima pubblicazione a cura di Magda Di Renzo

Pubblicato:14-09-2015 01:57
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:33

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ROMA – Esistono possibilità di miglioramento e trasformazione per quei bambini autistici che iniziano la terapia in età non precocissima, e gli effetti possono mantenersi a lungo termine. Lo rivela l’Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO) nella sua ultima pubblicazione a cura di Magda Di Renzo, responsabile del servizio terapie dell’IdO, e della sua équipe sulla rivista scientifica americana ‘Psychological Reports’ (‘Assesment of a long-term developmental relationship-based approach in children with autism spectrum disorder’). In un’intervista la psicoterapeuta dell’età evolutiva chiarisce nel dettaglio gli obiettivi dello studio dell’IdO: – Perché è importante parlare di risultati a lungo termine nell’autismo? “Nel trattamento di questo disturbo l’esistenza di risultati che si mantengono nel tempo rappresenta una sfida in campo scientifico- afferma la psicoterapeuta dell’età evolutiva- perché la maggior parte degli studi effettuati dimostra un’efficacia delle terapie solo a breve termine. Anche le ricerche a cui si fa riferimento nelle linee guida- prosegue Di Renzo- sottolineano la difficoltà di mantenere risultati efficaci dopo 6 mesi di terapia. Invece noi abbiamo evidenziato, attraverso test e R-test su un campione di 90 bambini autistici, risultati visibili dopo 2 e 4 anni di trattamento, non solo nel mantenimento degli effetti ottenuti nel primo periodo ma di un continuo miglioramento”.

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I bambini inseriti nello studio dell’IdO sono stati suddivisi in due sottogruppi, in base all’età d’inserimento nella terapia (prima dei 5 anni d’età e dopo i 5 anni di età).  “Sono tutti migliorati nel R-test ripetuto a 4 anni di distanza dall’inizio del trattamento- conferma la terapeuta- però, mentre i primi hanno riportato un continuo miglioramento nel tempo, i secondi non hanno mostrato miglioramenti nei primi due ma negli ultimi due anni e in modo notevole”.


Come spiega questo fenomeno? “Il miglioramento non è legato all’età dei bambini, altrimenti dovrebbe regredire. La nostra terapia, il Progetto Tartaruga, lavora sulla globalità dell’individuo, puntando nei primi 2 anni soprattutto ad abbassare le difese per rimettere in moto l’integrazione del bambino. Solo successivamente può iniziare lo sviluppo. Quindi, l’indice di miglioramento rimane piatto per i primi due anni per poi accrescersi notevolmente. I minori inseriti in terapia dopo i 5 anni iniziano a mostrare dei miglioramenti a 7/8 anni, e i risultati sono stati valutati nelle singole attività”. Quali sono gli strumenti di valutazione? “La standardizzazione dei test per valutare il comportamento dei bambini autistici è relativamente recente in ambito clinico. Noi utilizziamo l’ADOS (Autism Diagnostic Observation Schedule), inteso come strumento diagnostico per quantificare la gravità dei sintomi, che è disponibile dal 2001 e la versione italiana a partire dal 2005; e la Leiter-R, disponibile dal 2002, per la valutazione cognitiva non verbale”. – Perché valuta importante ripetere il test nel tempo? “Aiuta a definire il livello raggiunto dal bambino in quella specifica fase del processo, chiarendo la gravità della sintomatologia autistica, e facilita la caratterizzazione dei cambiamenti nei vari settori dello sviluppo (cognitivo, emotivo, comunicativo e relazionale). Funzioni cognitive come la memoria, l’attenzione e la percezione, che di solito sono ben integrate all’interno di un processo di sviluppo armonico, possono essere presenti anche in un soggetto autistico, ma risultano frammentate poiché la scarsa integrazione non consente loro di esprimersi efficacemente. La valutazione della funzione cognitiva e del potenziale intellettuale nell’autismo aiutano il clinico a valutare le limitazioni di comunicazione che caratterizzano il disturbo”.

Che tipologia di intervento avete usato? “Un intervento evolutivo denominato Progetto Tartaruga dove l’approccio è alla personalità globale del bambino- chiosa la studiosa- considerando che il blocco fondamentale nell’autismo riguarda la dimensione affettiva. È un intervento sia individualizzato che di gruppo, atto a soddisfare le esigenze specifiche del bambino autistico e della sua famiglia, coinvolgendo anche la scuola in una serie di interventi specifici e diversificati. Viene proposto in regime di convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale (SSN), ed è centrato sulla corporeità e la relazionalità, poiché questi minori hanno una difficoltà a sintonizzarsi nella comunicazione con l’altro. L’IdO propone al bambino un ambiente motivante e contestuale per offrirgli la possibilità di sintonizzarsi in modo nuovo attraverso il gioco e situazioni per lui piacevoli. Il progetto stabilisce un sistema di osservazione, valutazione e terapia con l’obiettivo di fornire al bambino e alla famiglia una serie di attività utili per stimolare sia le carenze che le potenzialità. Alla base di ogni azione terapeutica vi è la ricerca del significato dei comportamenti del bambino, anche quando apparentemente strani ed incomprensibili, e la determinazione a risvegliare l’interesse del bambino e a sintonizzare le cure genitoriali con i suoi bisogni”. – Qual è il presupposto di questo intervento? “Le componenti cognitive ed affettive di cui il bambino fa esperienza del e sul mondo sono inseparabili. Linguaggio e intelligenza, nonché le competenze emotive e sociali, si imparano attraverso le relazioni, e le interazioni prevedono scambi affettivi. Così, il Progetto Tartaruga prevede varie attività nell’ottica di un approccio globale e psicodinamico al bambino e insieme con la famiglia. Con il termine ‘psicodinamico’ s’intende l’insieme dei processi mentali e dei meccanismi sottostanti il comportamento di un individuo che, se disadattivi, spiegano e danno significato ai sintomi del disturbo mentale. Comprende interventi mediati dal corpo, in quanto veicolo di emozioni, in un gruppo di pari e/o in presenza dei genitori, per rafforzare quei processi mancati nelle prime fasi di sviluppo”.

Il 16, 17 e 18 ottobre l’IdO promuove a Roma il XVI congresso nazionale su ‘Il processo diagnostico nell’infanzia. Cosa e come valutare clinicamente sintomi e comportamenti del bambino’, quale occasione per presentare i risultati della ricerca, unitamente ai test innovativi e alle scale di screening ideati dall’Istituto. Il Congresso sarà visibile gratuitamente anche in diretta streaming. Tutte le informazioni sul sito www.ortofonologia.it

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