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Indonesia, nuovo attacco kamikaze. Il missionario: “Islamisti vogliono il potere”

Surabaya, 4 membri di una famiglia in sella a 2 moto si sono fatti esplodere in prossimità del quartier generale della polizia

Pubblicato:14-05-2018 08:06
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:53

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ROMA – Un attentato suicida contro un commissariato di polizia e’ stato sferrato oggi a Surabaya, la citta’ dell’Indonesia dove ieri episodi analoghi contro chiese avevano provocato almeno 13 morti e oltre 40 feriti. Secondo le forze dell’ordine locali, questa mattina a colpire sono stati cinque membri di una stessa famiglia, giunti presso il commissariato a bordo di due motociclette. Stando a video diffusi sul web da testimoni, cariche esplosive sarebbero detonate nei pressi di un posto di blocco: almeno sei i civili e quattro i poliziotti feriti. All’attentato sarebbe sopravvissuta una bambina di otto anni, che si trovava a bordo di una delle due moto.

Gli attentati contro le chiese di Surabaya, ieri, erano stati rivendicati da una sigla locale affiliata al gruppo Stato islamico. A compierli, secondo le informazioni disponibili, padre, madre e figli di una stessa famiglia. L’Indonesia e’ il Paese a maggioranza musulmana piu’ popoloso del mondo. I cristiani costituiscono circa il 9 per cento degli oltre 260 milioni di abitanti. Surabaya e’ la seconda citta’ di Giava, l’isola piu’ grande dell’arcipelago indonesiano.

Indonesia, padre Manucci: “Qui gli islamisti vogliono il potere”

“Gli islamisti vogliono il potere e stanno facendo di tutto per rovesciare il presidente Joko Widodo“: padre Antonio Manucci, missionario da 48 anni in Indonesia, parla con l’agenzia ‘Dire’ dopo gli attentati contro le chiese e il commissariato di polizia di Surabaya. Secondo il religioso, della congregazione dei saveriani, originario di Como, “il capo di Stato si sta dando da fare e resta popolare per le sue promesse di combattere corruzione e povertà ma deve far fronte a offensive multiple”. Il riferimento è anche agli attentati di ieri e di questa mattina, che nel capoluogo di Giava orientale hanno preso di mira tre chiese e un commissariato di polizia provocando almeno 13 morti e oltre 40 feriti. Secondo gli inquirenti, gli attentati porterebbero il marchio di Jemaah Ansharut Daulah (Jad), un’organizzazione nata nel 2015 dalla fusione di più sigle che si è poi affiliata al gruppo Stato islamico. Secondo padre Manucci, “ai fatti di Surabaya tv e giornali stanno dando ampio spazio ma la polizia potrebbe e dovrebbe fare di più per garantire la sicurezza”. Il missionario parla con la ‘Dire’ da Padang, nell’isola di Sumatra, prima di incontro con le autorità locali.


“Discuteremo delle misure da adottare in vista delle celebrazioni domenicali nella nostra parrocchia di San Francesco d’Assisi” spiega padre Manucci: “Chiediamo un presidio di polizia, per dare un po’ più di sicurezza”. Al potere dal 2014, Widodo sostiene di battersi per “una rivoluzione della mentalità” che metta fine a corruzione, nepotismo e intolleranza, segni distintivi della dittatura ultratrentennale di Mohammad Suharto. Oggi, il presidente ha definito gli attentati “inumani” e promesso di introdurre una nuova legge anti-terrorismo, se necessario anche per decreto. Widodo e il suo Partito democratico indonesiano controllano in effetti solo il 37 per cento dei seggi in parlamento. L’Indonesia è il Paese a maggioranza musulmana più popoloso al mondo. I cristiani costituiscono circa il 9 per cento degli oltre 260 milioni di abitanti. “Qui a Padang viviamo ogni giorno le sfide della convivenza tra comunità, etnie e religioni” spiega padre Manucci: “Noi cristiani siamo pochi, ci sono soprattutto cinesi e bataki”.

Il video contiene immagini che potrebbero urtare la vostra sensibilità

 

 

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