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Pd Napoli, Carpentieri dà la sveglia ai suoi: “Presenti o ‘Dema’ sfonda”/VIDEO

Intervista a tutto tondo al segretario del Pd metropolitano di Napoli, Venanzio Carpentieri

Pubblicato:14-04-2017 10:41
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:07

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ROMA – “A chi ha manifestato preoccupazione e contrarietà rispetto alla scelta del Pd faccio notare che, mentre noi discutiamo, altri si sono dimostrati più pronti a interpretare lo spirito della legge Delrio. Mettendo a confronto i dati 2014 – 2016 dei nostri competitor, si evince che de Magistris guadagna terreno sfondando in provincia e la scelta operata risponde alla necessità che il partito continui a essere presente e credibile nei territori della provincia. In mancanza di un punto di riferimento, i nostri cittadini troveranno più semplice rivolgersi altrove”. A dirlo è il segretario del Pd metropolitano di Napoli, Venanzio Carpentieri, parlando nel corso di un’intervista con l’agenzia Dire delle deleghe assegnate ai consiglieri del gruppo dem in Città Metropolitana dal sindaco, Luigi de Magistris. “Credo che il problema dell’attribuzione delle deleghe – commenta – sia stato mal inquadrato soprattutto da chi ha criticato la scelta del Pd. Ben venga la riflessione invocata anche da Roma a condizione che ci sia una riflessione ampia”.

Per Carpentieri c’è da ridiscutere il problema del “deficit di rappresentatività” in Città Metropolitana “perché se è vero che il Pd di Napoli, sin da quando la legge Delrio era in discussione aveva evidenziato tutte le criticità di quel testo, è anche vero che il metodo di elezione diretta inserito nello statuto della Città Metropolitana di Napoli ha bisogno di una legge nazionale che ne disciplini l’elezione”. Il sistema di elezione è tale per cui difficilmente “si consegue una maggioranza di seggi – commenta il segretario dem – e abbiamo assistito a un totale deficit di funzionamento del Consiglio metropolitano rispetto anche ad atti importantissimi che riguardano milioni di cittadini”. Quindi, la scelta di accettare le deleghe “non è il frutto di un’uscita estemporanea del gruppo consiliare” ma “una scelta che ha avuto una consacrazione formale a gennaio. Nella mia relazione in direzione regionale ero stato chiaro prefigurando che il Pd, in base a un approccio istituzionale, avrebbe condiviso delle responsabilità in attuazione indirizzi da concordare. E’ quanto accaduto”.


DOPO COMUNALI 2016 HO PENSATO DI LASCIARE

Il lanciafiamme di Matteo Renzi? “Le sue parole all’indomani delle amministrative 2016 furono sicuramente chiare e ponevano al centro della riflessione il risultato nella città di Napoli, perché in questi anni in provincia l’andamento sul piano elettorale del Pd ha avuto il segno più. In città c’è stato un problema che viene da lontano, rispetto al quale mi sono messo fortemente in discussione e dopo le elezioni ho anche pensato a passare la mano”. Questa la riflessione di Carpentieri, che parla all’agenzia Dire del calo di consensi del Pd nella città di Napoli, registratosi in occasione delle ultime amministrative che hanno visto la candida dem, Valeria Valente, attestarsi all’11%. Dopo il flop elettorale, Carpentieri non ha lasciato la guida del partito “perché ho pensato – dice – che avrei offerto un capro espiatorio rispetto al quale molti si sarebbero sentiti assolti: nessuno – commenta – può ritenersi immune da responsabilità, ad ogni livello”.


Secondo il segretario, la vicenda napoletana “ha avuto un risvolto e ricadute sul piano nazionale, la terza città d’Italia decide anche confrontandosi con Roma” e in questo senso “c’è chi dice ci sia stato qualcosa di più di un intervento da Roma sulla campagna elettorale napoletana”. Il partito “deve tornare a confrontarsi – auspica Carpentieri – ma noto una certa difficoltà a scavare in profondità”. La causa è anche legata al correntismo “che all’interno del partito a Napoli è sicuramente un problema e viene amplificato – sottolinea Carpentieri – perché sono tantissime le competizioni interne ed esterne che favoriscono la differenziazione tra le anime del partito anziché la loro aggregazione attorno a proposte politiche comuni”. All’opinione pubblica, anche in occasione del caos del tesseramento e della composizione delle liste per il congresso “si consegna l’immagine di un partito votato più a discutere delle proprie questioni interne e degli assetti di potere che dei temi che interessano ai cittadini. Dobbiamo operare uno scatto in avanti”.


 “CONGRESSO IRRINUNCIABILE, AVANTI CON LINEA RENZI”

“Dopo la data spartiacque del 4 dicembre, la scelta del congresso era irrinunciabile per porre la linea politica del partito sul piano della chiarezza. Mi auguro che da qui al 30 aprile, con l’apertura del voto anche ai non iscritti, il confronto diventi qualcosa di vicino agli italiani e non solo una vicenda interna al partito”. Così all’agenzia Dire il segretario renziano del Pd di Napoli, che dà un giudizio positivo sulle politiche per il Sud portate avanti dal governo Renzi. “La linea di azione di tipo riformatrice credo che possa e debba essere perseguita anche al Sud. Lo strumento dei Patti – spiega – è utile a dare un quadro di certezze per intervenire su elementi di oggettiva arretratezza della nostra realtà territoriale. Se parliamo ancora di questione meridionale e di una condizione di arretratezza è anche perché le politiche del passato non sono riuscite a intervenire sulle cause generatrici del divario”.


“CAPILISTA BLOCCATI NON MI PIACCIONO”

“I capilista bloccati non mi piacciono. Il loro superamento darebbe maggiore competitività alla lista e forse quella soglia del 40% da raggiungere per far scattare il premio di maggioranza non sarebbe una chimera come oggi appare a molti“. Sul tema della legge elettorale Carpentieri la vede così: “La legge elettorale approvata dal parlamento è stata fortemente rimaneggiata dall’intervento della Corte Costituzionale e quanto resta – commenta – è paradossalmente l’insieme degli elementi forse meno positivi della legge. L’Italicum aveva il pregio di individuare un vincitore certo“.

In piedi ci sono ancora i capilista bloccati “che ingessano la rappresentanza e limitano – sottolinea Carpentieri – la possibilità degli elettori di esprimersi con pienezza. C’è anche un problema dal punto vista della qualità delle candidature. I catapultati non mi piacciono: se il capolista bloccato serve a portare in parlamento una figura di lustro ben venga ma troppo spesso quegli strumenti sono serviti per garantire un paracadute a un pezzo di ceto politico”.


“ABOLIRE GETTONI CONSIGLIERI COMUNALI”

“Visto che è in discussione il decreto Enti Locali, sarei dell’idea di abolire i gettoni di presenza per i consiglieri comunali, in molti casi il motivo principale della candidatura di qualcuno, per valorizzare il ruolo di sindaci e assessori”. E’ l’idea lanciata da Carpentieri, che risponde dall’agenzia Dire sulle elezioni comunali dell’11 giugno. Carpentieri, sindaco di Melito fino allo scorso febbraio, ricorda la sfiducia ricevuta da parte dei consiglieri della sua maggioranza: “Si arriva a far cadere un’amministrazione a guida Pd, per giunta capeggiata dal segretario provinciale del partito, come se nulla fosse. E il fatto che protagonisti di questa scelta politicamente scellerata qualche giorno dopo siano usciti dal partito non nasconde il problema. Non è la prima volta, il partito in questi casi deve dare segnali forti, arrivando a estromettere chi si rende protagonista di comportamenti di questo tipo”. Quello di Melito, in Campania, non è un caso isolato “ed è difficile trovarne una causa univoca – riflette Carpentieri -, penso che molto c’entrino i meccanismi di selezione dei gruppi dirigenti. Oggi si arriva in Consiglio comunale prima di tutto perché si è titolari di un pacchetto di voti che si può quasi liberamente trasportare da un partito all’altro. In questo senso – sottolinea – occorre, abbandonando ogni demagogia, azzerare i costi dei gettoni ai consiglieri e spostare le risorse su sindaci e assessori, i più esposti anche sotto il profilo della responsabilità. Così si scelgono davvero i migliori e non gruppi dirigenti mediocri”.

A DE LUCA DICE: “REGIONE COINVOLGA DI PIÙ IL PD”

“Ho sottoposto al governatore De Luca la necessità di un maggiore e più frequente raccordo perché credo che il Pd napoletano e regionale possa dare un contributo significativo. Ma finora il miglioramento atteso non l’ho riscontrato“. A spiegarlo è il segretario metropolitano del Pd di Napoli Carpentieri. “La percezione che si ha oggi di tutto quello che si fa in Regione – dice – è che sia frutto esclusivamente dell’amministrazione regionale e non si percepisce un chiaro marchio politico rispetto alle scelte che vengono compiute. Invece, quando il Pd viene messo in condizioni di partecipare a una discussione non fa mancare il proprio contributo”. Anche sulla vicenda delle deleghe assegnate dal sindaco, Luigi de Magistris, ai consiglieri Pd della Città Metropolitana di Napoli “penso che un confronto preventivo e un raccordo maggiore avrebbero evitato fraintendimenti sul senso della nostra scelta. Non è una scelta controcorrente – sottolinea – rispetto al progetto politico del governatore: se il Pd è forte in Città Metropolitana è un bene anche per De Luca”.

di Nadia Cozzolino, giornalista

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