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Un taxi gratis per i bimbi malati, e per ‘zia Caterina’ arriva un titolo speciale

Il Consiglio regionale toscano ieri l'ha nominata 'ambasciatrice toscana della solidarietà del mondo'

Pubblicato:14-03-2018 06:10
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:37

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FIRENZE – Il Consiglio regionale attribuisce a Caterina Bellandi il titolo di ‘ambasciatrice toscana della solidarietà del mondo‘. Un riconoscimento simbolico per zia Caterina, come le piace essere chiamata, la tassista pratese che da molto tempo trasporta gratuitamente ai bambini affetti da tumore e i loro genitori verso l’ospedale, cercando di strappare loro un sorriso e di infondere un’energia positiva in circostanze critiche.

Il suo taxi, ereditato dal compagno scomparso proprio a causa di un cancro, ai polmoni, è decorato con moltissimi ammennicoli, ognuno a testimonianza dei bambini che negli anni ha accompagnato, spesso, nell’ultima fase della loro breve vita. Con lo stesso spirito negli anni ha costruito il proprio abbigliamento con un cappello decorato di fiori, un mantello, bracciali e collanine. In uno stile alla Patch Adams.

“Tutto il Consiglio regionale, c’è stata un’eco unanime, ha voluto che Caterina Bellandi, Milano 25, il taxi della solidarietà avesse un riconoscimento dalle istituzioni per il lavoro che fa- spiega il presidente dell’assemblea toscana, Eugenio Giani, durante la cerimonia di encomio ieri a palazzo del Pegaso- e che da tanti anni la porta a essere in prima fila ad alleviare quel disagio dei bambini che vivono l’esperienza del tumore e conseguentemente il momento più drammatico, la malattia più terribile, col sorriso e con quel modo di essere sempre testimone dello spirito che deve contagiare questi bambini e le loro famiglie”.


I consiglieri regionali, inizialmente, avevano pensato all’attribuzione del gonfalone d’argento o del Pegaso, i due titoli che vengono normalmente riconosciuti a delle personalità toscane che si siano distinte per meriti considerevoli nella società. Tuttavia, rivela Giani, “è stata proprio Caterina a dirci di non avere bisogno di riconoscimenti formali, ma ci ha spiegato che siccome col suo taxi si trova spesso a essere guardata con diffidenza vorrebbe essere riconosciuta ambasciatrice dei valori più alti”. Per lei è stato coniato un titolo ad hoc, che resterà “originale e unico“, garantisce Giani che confida con la pergamena della Regione Toscana di evitarle qualche noia.

Come è avvenuto qualche mese fa, quando la polizia di Pamplona, in Spagna, insospettita dall’aspetto estremamente stravagante, ha fermato la sua auto. Lo sbalordimento può essere una reazione piuttosto istintiva, specie se si pensa che il look che vuole instillare allegria viene scelto per approcciarsi alle sofferenze di un cancro. “Mostrare il dolore, la sofferenza, la morte vestita di nero avrebbe solo spaventato gli altri- spiega con naturalezza Caterina-, mentre colorarli significa rendere accessibile questo dolore e sconcerto. Bisogna prenderci cura di ciò che ci spaventa. Quello che ci spaventa deve diventare la nostra via verso l’altro”. Camminare verso il prossimo, un prossimo afflitto dalla malattia è una missione da “suora laica” secondo la dizione usata dallo stesso Giani.

Dopotutto, la scelta di vita di zia Caterina non è avulsa da un percorso profondo di avvicinamento alla fede: è diventata un’oblata dell’ordine benedettino, che ha sede proprio nell’abbazia fiorentina di San Miniato al Monte. E nel suo peregrinare quotidiano col taxi ha incrociato anche Maria Sole, venuta a mancare lo scorso novembre, a 8 anni, figlia del capogruppo in Regione del Partito democratico, Leonardo Marras. “Quando ha visto la mia fragilità- racconta la neoambasciatrice della solidarietà-, ho sperato che lei leggesse il mio dolore, la mia fragilità, la mia incapacità di aiutarla”. Di lì è nato un rapporto di reciproca fiducia. Basato su quel desiderio col quale intende permeare tutta la propria opera con i bimbi malati: “C’è una speranza anche per noi, essere ciò che siamo significa aprire la porta verso l’altro e l’altro ha la possibilità di prendersi cura di te”.

 

 

 

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