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Latte, in Sardegna l’accordo sul prezzo non c’è: la palla passa a Salvini

ROMA - Quasi cinque ore di confronto, una riunione fiume in un palazzo della Regione blindato, che non ha portato

Pubblicato:14-02-2019 12:08
Ultimo aggiornamento:14-02-2019 12:08
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ROMA – Quasi cinque ore di confronto, una riunione fiume in un palazzo della Regione blindato, che non ha portato a nulla. Sotto, in viale Trento a Cagliari, pastori e studenti tenuti a bada dalla Forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Si è concluso così il tavolo di filiera convocato ieri dal governatore sardo, Francesco Pigliaru, e dall’assessore all’Agricoltura, Pier Luigi Caria, per tentare di raggiungere un accordo tra pastori e industriali sul prezzo del latte ovino.

Una giornata di passione tra manifestazioni, riunioni, comunicati stampa al veleno (al tavolo non hanno preso parte Coldiretti e Movimento pastori) che ha certificato come al momento ci sia un muro invalicabile tra le richieste in campo. Da una parte gli allevatori che pretendono almeno un euro più iva al litro, dall’altra gli industriali che nella trattativa di ieri si sono fermati a 65 centesimi.

“Siamo pronti a passare subito da 60 a 65 centesimi- ha spiegato ieri al termine dell’incontro Pierluigi Pinna, del caseificio di Thiesi-. Più avanti si potrà ancora migliorare”.


Proposta rifiutata dalla delegazione di pastori presente al tavolo, che ha trovato anche insoddisfacente la mossa della Regione, attraverso la finanziaria Sfirs, e del Banco di Sardegna, di mettere subito sul piatto 10-15 milioni di euro per ritirare dal mercato circa 20.000 quintali di pecorino romano invenduto.

La strategia economica è chiara: una volta azzerate le eccedenze di formaggio, il prezzo del pecorino dovrebbe risalire, trascinandosi dietro anche il prezzo del latte, con l’obbiettivo di toccare quota 80 centesimi.

La palla passa ora al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che oggi alle 15, insieme al ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio, incontrerà le delegazioni di tutti i soggetti coinvolti nella vertenza, anticipando di una settimana il tavolo permanente annunciato dal premier Conte durante la visita a Cagliari del 21 febbraio.

Con un piccolo giallo: inizialmente ieri nessun rappresentante della Regione è stato invitato, come ha sottolineato Pigliaru all’uscita dal vertice di viale Trento. “Ho dovuto chiedere, alzare il dito per dire: ‘E la Regione Sardegna?’. Poi ci è arrivato l’invito. Mi auguro che sia una riunione molto operativa e poco politica”.

Quindi il governatore ha sottolineato: “In questa situazione deve essere chiara una cosa: non è la Regione che fa il prezzo del latte, sono i produttori e trasformatori che devono fare una proposta e noi possiamo favorire il dialogo. Come abbiamo tentato di fare al tavolo, seppur con difficoltà. Le distanze sono ancora importanti, lavoreremo per ridurle. Un’altra cosa che possiamo fare come Regione è aiutare a far crescer il prezzo del prodotto finale, agganciare la crescita del prezzo del formaggio a quello del latte”.

LATTE. SALVINI: A OLTRANZA AL MINISTERO, PREZZO NON PUO’ ESSERE 60 CENT

“Oggi pomeriggio saro’ al ministero a oltranza, fino a che non si trova una soluzione, con tutte le parti interessate, quindi i pastori, gli imprenditori, i consorzi, le cooperative, gli industriali, i rappresentanti del territorio”. Il ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, lo dice a proposito delle proteste dei pastori sardi ridotti alla fame dalle quotazioni irrisorie del latte.

“Conto che si torni alla normalita’ il prima possibile, garantendo chi produce, chi munge, quindi il prezzo del latte non può essere di 60 centesimi al litro- dice Salvini- Bisogna verificare che il prodotto consumato in Italia e spacciato come italiano sia davvero italiano e non arrivi dall’estero come purtroppo accade”.

Ancora, “bisogna verificare che chi deve controllare controlli perche’ c’e’ un eccesso di produzione”, prosegue il vicepresidente del Consiglio. “Spero che sara’ un bellissimo San Valentino, è un problema che si protrae da tanti anni, io l’ho preso in mano da due giorni”, conclude, “certo è che se qualcuno si fosse mosso prima oggi non saremmo in questa situazione”.

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