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Scontri anti-tornelli a Bologna, Merola durissimo: “Il Cua fa politica con la violenza, inaccettabile”

Il sindaco di Bologna torna a parlare con durezza delle proteste dei giorni scorsi e della 'guerriglia' tra il Cua e le forze dell'ordine

Pubblicato:14-02-2017 11:45
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:54

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BOLOGNA – “Sono comportamenti violenti, da delinquenti. Mi fa piacere che finalmente il grosso degli studenti abbia preso le distanze da questa storia”. Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, torna a condannare il comportamento dei collettivi universitari, Cua in particolare, al centro della guerriglia dei giorni scorsi attorno a piazza Verdi dopo lo sgombero della biblioteca del ’36’ di via Zamboni. Il primo cittadino ne ha parlato questa mattina con Alessandro Milan e Oscar Giannino su Radio24.

“Quello che sta avvenendo- ha detto Merola- è il risultato finale di persone che pensano di fare politica dicendo ‘questo territorio lo controllo io‘. Finalmente a Bologna dopo tanti tabù c’è una Procura che interviene facendo la propria parte: ci sono pendenti centinaia di procedimenti che molto spesso finiscono in prescrizione. Con il nuovo procuratore si sta dando una svolta e questo è molto importante. Il rettore a malincuore ha dato l’ok all’intervento in Università. E’ la prima volta dopo tanti anni che la Polizia entra all’Università, ma mi metto nei panni del rettore“. Del resto, osserva Merola, “queste sono persone che vivono quando vengono represse. I tentativi di dialogo sono stati fatti continuamente, a questo punto bisogna prendere atto che hanno scelto come metodo la violenza, il sopruso e la prevaricazione”.


E ancora: “Una biblioteca dove, approfittando degli studenti, entrano spacciatori e persone che si bucano non si può tollerare. Io mi auguro che Bologna sani un po’ le sue ferite”. Sotto le Due torri, prosegue il primo cittadino, “qualche volta succede qualcosa e i giornali tirano fuori il 1977. Ma stiamo parlando di 40 anni fa. Qui abbiamo persone che pensano di fare politica attraverso la violenza. Questo non si può accettare“. Per Merola, insomma “è una questione di elementare democrazia. Non si può pensare- ha detto in un altro passaggio dell’intervista- che con la violenza uno possa fare quello che gli pare”.

di Mirko Billi, giornalista professionista

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