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Caso Manduca, D’Amico: “La sentenza inciderà sulla vita di questa famiglia e di tutti noi”

ROMA - "Il 21 febbraio saremo a Messina, ancora una volta, come per tanti anni, con Carmelo Cali', a ricordare

Pubblicato:14-01-2019 15:44
Ultimo aggiornamento:14-01-2019 15:44
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ROMA – “Il 21 febbraio saremo a Messina, ancora una volta, come per tanti anni, con Carmelo Cali’, a ricordare come lo Stato italiano non puo’ essere l’avversario di questa famiglia“. Lo ha detto all’Agenzia Dire l’avvocato difensore Licia D’Amico nel processo per il risarcimento ai figli di Marianna Manduca, la giovane donna uccisa nel 2007 dal marito a Palagonia, dopo 12 denunce inascoltate. L’avvocatura dello Stato italiano infatti, condannato a risarcire gli orfani di Marianna, nel grado d’Appello, “ha richiesto la restituzione dei soldi- ha spiegato l’avvocato- sul presupposto che non ci fosse nessuna avvisaglia, nessun elemento d’allarme, che l’uomo potesse uccidere l’ex moglie, nonostante le denunce della vittima”.

La notizia della discussione orale, arrivata questa mattina dalla Corte d’Appello di Messina, era fortemente attesa. La richiesta infatti era stata fatta proprio dagli avvocati difensori, perche’, come ha spiegato alla Dire D’Amico “sebbene il processo civile sia largamente un processo scritto, ci sono dei casi in cui bisogna sedersi di fronte al giudice, guardarlo in faccia e spiegargli a voce, in concreto, cosa significa una sentenza nella vita della gente, e non solo di questa famiglia, perche’ la sentenza Cali’ non incide solo sulla vita di questa famiglia, ma e’ un momento di civilta’ giuridica che vale per tutti. Io ho un’altissima opinione della gente perbene di questo Paese, e non credo che questa voglia richiedere indietro i soldi ai figli di Marianna”, conclude l’avvocato.

di Chiara Buccione


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