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Tunisia, 5 anni fa la fuga di Ben Ali. Oggi vive in esilio dorato

Ben Ali, ormai in la' con gli anni, si dedica a scrivere la sua versione della storia recente della Tunisia e del suo governo, e vive nascosto al mondo

Pubblicato:14-01-2016 14:18
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:47

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ROMA – A 79 anni, e assente dalla Tunisia da ormai cinque, l’ex presidente Ben Ali occupa le sue giornate scrivendo la sua biografia a Gedda, in un ‘esilio dorato’ come lo definiscono i media, e condiviso con la moglie Leila, e i due figli Halima e Mohamed, rispettivamente di 22 e 11 anni.

Il 14 gennaio del 2011 Zine El-Abidine Ben Ali fuggiva in Arabia Saudita per mettere al sicuro la sua famiglia – dopo la rivolta che aveva definitivamente incrinato il suo potere, e che apri’ la strada alla stagione delle insurrezioni arabe-, ma era deciso a fare ritorno il giorno dopo. Ma l’ex presidente da allora non mise mai piu’ piede in Tunisia, ed e’ tutt’ora ospite del regno dei Saud, da cui ha ottenuto l’aiuto grazie all’intermediazione di un principe saudita suo amico e all’epoca dei fatti ministro degli Interni a Riad, Nayef Ben Abdelaziz.

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Jeune Afrique ha deciso di celebrare questa data pubblicando un articolo in cui racconta chi e’ diventato oggi e cosa fa l’ex dittatore che per 24 anni ha tirato le fila del piu’ piccolo Paese del nordafrica.

Ben Ali, ormai in la’ con gli anni, si dedica a scrivere la sua versione della storia recente della Tunisia e del suo governo, e vive nascosto al mondo. Protetto da un servizio ininterrotto di sorveglianza, rilascia ogni pubblica dichiarazione per bocca del suo legale, l’avvocato libanese Akram Azoury.

Sembra tuttavia godere di ottima salute, nonostante voci iniziali lo dicessero ammalato e prossimo alla morte. Inoltre continua a gestire i suoi affari tenendosi costantemente in contatto con i famigliari rimasti in Tunisia e con altri imprenditori. A preoccuparlo e’ solo la salute di un’altra figlia – avuta dalla prima moglie – colpita da una grave malattia. La donna necessiterebbe di cure specializzate all’estero, ma il governo di Tunisi nel 2011 le ha confiscato il passaporto e non sembra intenzionato a restituirglielo. Questo sembra inoltre un pretesto per fare pressioni sul padre, atteso dalla Giustizia tunisina dalle settimane immediatamente successive alla fuga.

Su di lui pesano molte accuse: appropriazione illecita di fondi pubblici, detenzione indebita di armi, stupefacenti e beni archeologici, frode immobiliare e tortura. Ma l’accusa piu’ grave e’ di complicita’ in omicidio volontario durante la repressione dei moti popolari del gennaio 2011.

In tutto dovrebbe restituire 25milioni di euro, e scontare 71 anni di carcere, oltre a una condanna all’ergastolo per le uccisioni del 2011. Tunisi pero’ non ha mai ottenuto l’estradizione: l’Arabia Saudita – con cui Ben Ali intrattiene forti relazioni economiche – non l’ha mai concessa, affermando di non consetire “per misericordia e pieta’ islamica” l’estradizione di un musulmano.

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