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Minoranza dem non ci sta: “No ad anticipo del congresso, Gentiloni duri”

Il Partito democratico riunisce il gruppo alla Camera e in quella sede vive un primo scontro

Pubblicato:13-12-2016 16:25
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:25

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sede PD


ROMA – Pd diviso sulla durata del governo Gentiloni e sul congresso. Al primo vagito dell’esecutivo guidato dall’ex ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, il Transatlantico si anima di dubbi che investono la vita del governo.

Il Partito democratico riunisce il gruppo alla Camera e in quella sede vive un primo scontro. Il capogruppo Ettore Rosato, spiegano deputati presenti, ha ribadito il sostegno del Pd al governo Gentiloni ma ha circostritto l’orizzonte plausibile dell’esecutivo, conseguenza del fatto che la legislatura, dopo la bocciatura delle riforme, e’ sostanzialmente conclusa. L’impostazione di Rosato raccoglie il consenso di Ivan Scalfarotto, sottosegretario alle riforme.


Non la pensa così invece Guglielmo Epifani, presidente della commissione Attivita’ produttive ed esponente della minoranza, che invita a non condizionare in partenza il lavoro del governo, che sara’ impegnato in particolare sulla legge elettorale. Ma non e’ solo il governo al centro della discussione in casa dem.

Domenica il Pd convoca l’assemblea nazionale. La maggioranza renziana immagina un cammino spedito che consenta di chiudere l’assise congressuale per il mese di marzo. L’assemblea dovrebbe quindi dare il via libera all’anticipo della fase congressuale e a stretto giro la direzione deve nominare la commissione per il congresso al quale demandare la scrittura del regolamento congressuale.

Per gennaio, si ipotizza in maggioranza, si possono gia’ avere i termini per la presentazione delle candidature. Un ritmo sincopato che non piace alla minoranza dem, secondo la quale l’apertura della fase congressuale, con la partita sulla legge elettorale in pieno svolgimento, rischierebbe di pregiudicare il lavoro parlamentare per la riforma del sistema di voto ed anche il cammino dell’esecutivo.

Per questo l’area di sinistra dice ‘no’ all’anticipo del congresso. E manda un messaggio al segretario Renzi, che ieri si e’ detto pronto a lanciare l’assise. “Le regole si fanno insieme. Il referendum dovrebbe aver insegnato almeno questo. Se invece Renzi vuole farle da solo, benissimo. Se le fara’ da solo. Noi non ci stiamo e non entriamo in nessuno degli organismi congressuali. Se vuole giocare da solo, prenda il pallone e faccia come vuole”, dice un deputato bersaniano, interpellato in Transatlantico.

Dubbi sull’anticipo del congresso serpeggiano anche nelle aree non renziane della maggioranza Pd. E assumono una veste plastica in un capannello che vede protagonisti i Giovani turchi, quando in pieno Transatlantico, una decina di parlamentari ‘assedia’ il presidente del Pd Matteo Orfini.

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