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Autonomia del Veneto, le richieste della Regione al vaglio del Consiglio

Tra martedì e mercoledì il Consiglio regionale del Veneto deve discutere la proposta di legge statale di iniziativa regionale da portare a Roma

Pubblicato:13-11-2017 14:43
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:53

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TRA MARTEDI’ E MERCOLEDI’ L’AULA DISCUTE LA NORMA. POI SI VA A ROMA

Dopo le audizioni della Consulta per l’autonomia della settimana scorsa, tra martedì e mercoledì il Consiglio regionale del Veneto sarà chiamato a discutere ed approvare la proposta di legge statale di iniziativa regionale che farà da base per la trattativa con il governo sull’autonomia.

LE POSIZIONI

Patrizia Bartelle

Già chiare le posizioni, con la maggioranza unita a sostegno del pdl, a cui si aggiungono il Movimento 5 stelle, esclusa Patrizia Bartelle che in Commissione sanità non ha votato la norma e si riserva di agire come riterrà opportuno, i neonati gruppi Centro destra veneto e Veneto per l’autonomia, e poi Fratelli d’Italia e Veneto civico.


Assolutamente contrario è invece Piero Ruzzante, unico esponente di Articolo 1 – Mdp, mentre il Partito democratico si dice disposto a votare a favore della legge se verrà eliminata la norma finanziaria che prevede di trattenere in Regione i nove decimi di Iva, Irpef e Ires, tout court.

“Si parte dalle competenze da trasferire, si calcola quanto valgono e poi si parla delle risorse necessarie a gestirle”, spiega il capogruppo dem Stefano Fracasso. “Mentre qui si chiedono i nove decimi delle tasse senza fornire giustificazioni”. O meglio, presentando all’ultimo, cioè venerdì mattina durante l’ultima seduta della Commissione regionale Affari istituzionali prima dell’arrivo del provvedimento in aula, uno studio basato su quanto trattenuto dal Trentino Alto Adige per la gestione delle 23 competenze richieste, con il calcolo della cifra riportata ai numeri del Veneto. Un conto “spannometrico che, guarda caso, porta a un totale di 18,8 miliardi”, ovvero i nove decimi delle tasse, sottolinea Fracasso. Qualcosa da ridire ce l’avrebbe anche Marino Zorzato (Area Popolare), che tuttavia voterà a favore senza fare alcun appunto perché intanto “è importante andare a Roma uniti, poi se c’è qualcosa da limare lo si farà in trattativa”.

LE RICHIESTE

Luca Zaia_Come più volte ribadito dal governatore Luca Zaia, con il pdl “la Regione mira a chiedere tutte e 23 le competenze previste dagli articoli 116 e 117 della Costituzione”, perché non avrebbe senso andare con una proposta “spuntata”, ponendosi dei limiti prima ancora di iniziare la trattativa.

Entrando nel merito, tra le materie più rilevanti va sicuramente citata la formazione, campo in cui la Regione mira, tra l’altro, ad ottenere la possibilità di disciplinare “le modalità di valutazione”, la “programmazione dell’offerta”, la “programmazione della rete scolastica sul territorio, inclusi gli aspetti relativi alla definizione del fabbisogno regionale di personale e alla distribuzione dello stesso tra le istituzioni scolastiche”. L’obiettivo dichiarato dall’assessore alla Formazione Elena Donazzan è quello di raggiungere un maggior equilibrio da tra domanda e offerta di figure professionali, studiando assieme alle aziende del territorio i percorsi formativi più adatti.

La possibilità di organizzare concorsi regionali per gli insegnanti, inoltre, permetterebbe di evitare il fenomeno dei trasferimenti che lo scorso anno scolastico ha lasciato molte classi venete senza docenti, quando persone assunte in altre Regioni, spesso del Sud Italia, hanno accettato una cattedra in Veneto per diventare di ruolo, salvo poi chiedere (e ottenere) immediatamente il trasferimento per ricongiungimento familiare. Durante le audizioni il rettore dell’Università Ca’ Foscari, Michele Bugliesi, si è in realtà dimostrato critico, sopratutto sulla possibilità di rendere regionali le modalità di valutazione, cosa che equivarrebbe ad un suicidio perché escluderebbe gli istituti veneti dai circuiti internazionali. La volontà di attrarre i cervelli veneti scappati all’estero, segnala il rettore, può essere positiva, ma non bisogna dimenticarsi di attrarre i cervelli stranieri che, venendo a studiare in Veneto, possono arricchire il territorio, se non altro dal punto di vista culturale, per poi portare il nome dei nostri istituti nel mondo.

Proseguendo con le materie richieste, troviamo la gestione delle risorse ittiche, il riconoscimento delle acque naturali, le politiche di incoraggiamento della raccolta differenziata e le regole per i centri raccolta di rifiuti speciali.

C’è poi la giustizia di pace, tema questo proposto dalle associazioni di imprenditori, Confartigianato su tutte, che sperano così di velocizzare i tempi necessari a recuperare i crediti.

Altra competenza rilevante è la gestione esclusiva del sistema sanitario regionale che, secondo i conti degli uffici regionali, dovrebbe portare nelle casse venete circa 6 miliardi l’anno, che si andrebbero ad aggiungere agli 8 attualmente stanziati in bilancio.

La Regione chiederà poi la Sovrintendenza ai beni culturali ed il governo del territorio, comprese l’edilizia scolastica, la gestione del rischio sismico e delle infrastrutture viarie, ma anche la gestione dell’Agenzia del demanio, con il controllo sulla laguna di Venezia. Anche la Via, Valutazione di impatto ambientale, necessaria a realizzare la maggior parte degli interventi impattanti sul territorio, fa parte degli obiettivi della giunta, che mira a portarla sotto il controllo degli uffici regionali.

L’obiettivo è poi incamerare anche il commercio estero, il Veneto è una delle prime regioni in Italia per export, ed i rapporti internazionali con l’Unione europea. E questo è uno dei punti su cui il Pd ha qualche perplessità, dal momento che si tratta di norme dalla dimensione comunitaria, che quindi sarebbe il caso di gestire “a livello europeo, più ancora che a livello nazionale”.

Proseguendo con le competenze richieste, c’è la gestione della Protezione civile, dei tributi regionali e locali, del fondo di garanzia per le opere pubbliche. Le operazioni di capitalizzazione di Isme, l’Istituto servizi per il mercato agricolo alimentare, dovranno poi essere regionalizzate, così come il finanziamento statale ad Agea.

La Regione si occuperà poi della sicurezza sul lavoro, tema molto caro a Ruzzante che ne ha chiesto l’inserimento nella base della trattativa con una mozione presentata qualche settimana prima del referendum. A ciò si uniscono la vigilanza sulle cooperative, con la creazione di un albo regionale, e la gestione delle professioni turistiche che, essendo il Veneto la prima regione in Italia per turismo, sono particolarmente importanti e necessitano di regole particolari per quanto riguarda, ad esempio, la stagionalità.

Altro capitolo quello della previdenza complementare, che la Regione mira a rendere sempre più diffusa, e la creazione di un fondo regionale per la cassa integrazione e le politiche passive, con la possibilità di avvalersi anche dell’Inps.

La giunta Zaia mira ad ottenere anche la possibilità di istituire “misure complementari per il controllo del flusso di migranti”, tema fondamentale non solo per la Lega ma per la maggioranza tutta.

Vengono poi le funzioni ispettive in materia agroalimentare, compresa la disciplina dei prodotti bio, e lo sviluppo del sistema sportivo regionale, che dovrà essere letto anche come sistema alternativo di promozione del territorio.

Per quanto riguarda i trasporti, oltre alla già citata gestione della rete viaria la Regione richiede la competenza su porti e aeroporti, la nomina del presidente dell’Autorità portuale, la possibilità di costituire una zona franca e di allargare quella presente a Porto Marghera. Se la legge passerà, sarà poi regionalizzato anche il fondo per il Trasporto pubblico locale, quest’anno tagliato dal governo nazionale e integrato con un assestamento di bilancio da 7 milioni dall’assessore Gianluca Forcolin.

Un’altra competenza la cui richiesta è criticata dai democratici è quella sulle casse di risparmio e le casse rurali a carattere regionale. Per Zaia, un controllo della Regione è fondamentale per garantire più puntuali misure per il sostegno al credito delle imprese del territorio, senza contare che una gestione locale avrebbe probabilmente evitato quanto successo nei mesi scorsi alle due popolari venete.

Venendo all’energia, obiettivo della Regione è incamerarne la produzione, il trasporto e la distribuzione, ottenendo poi la regionalizzazione dell’accisa sul gas naturale rigassificato in territorio veneto, e il controllo su prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi. Se questo dovesse avvenire, la Regione ha già annunciato l’apposizione del divieto di attività estrattive nel golfo di Venezia finché non sarà dimostrato che non esiste rischio di subsidenza, ma in realtà è lecito aspettarsi misure più restrittive, considerando che nel 2016 il Veneto ha partecipato alla richiesta di referendum abrogativo della norma nazionale sulle trivellazioni entro le 12 miglia e ha portato avanti una massiccia campagna “no triv”. Rimanendo in tema, il pdl richiede infine anche il passaggio della gestione di lavorazione e stoccaggio di olii minerali, e prevede l’obbligo di intesa con la Regione per la localizzazione degli impianti di incenerimento dei rifiuti.

Queste sono, in sostanza, le richieste del testo che domani arriverà in aula consigliare. Resta da vedere se la maggioranza, a seguito delle audizioni, deciderà di accogliere le richieste del territorio autoemendando la norma, o se magari accoglierà qualche emendamento del Pd nel tentativo di ottenere un voto a favore politicamente importante in vista della trattativa. Cosa che, visto che il punto fermo del Pd è la norma finanziaria, sembra piuttosto difficile.

di Fabrizio Tommasini, giornalista

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