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Nigeria, libere 21 ragazze rapite 2 anni fa da Boko Haram. Croce Rossa: “Noi mediatori”

"Siamo stati mediatori neutrali" spiega la responsabile del Comitato internazionale della Croce rossa della Nigeria, che però non può rivelare nè il luogo nè le modalità di rilascio

Pubblicato:13-10-2016 16:57
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:10

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ROMA – Una mediazione della Croce rossa e del governo svizzero ha permesso il rilascio di 21 delle ragazze rapite a Chibok dai militanti del gruppo islamista Boko Haram: lo ha sostenuto oggi un portavoce del presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari. Secondo il responsabile, un ruolo centrale nella trattativa è stato svolto in particolare dal Comitato internazionale della Croce rossa. Le ragazze erano state rapite la notte tra il 14 e il 15 aprile 2014 insieme con altre 255 compagne mentre si trovavano nel dormitorio del liceo di Chibok, una cittadina del nord-est della Nigeria. A oggi, dopo annunci di liberazione più volte smentiti, risultano ancora scomparse 197 giovani.

CROCE ROSSA: NOI, MEDIATORI CON BOKO HARAM

croce_rossa_boko-haram“Siamo stati mediatori neutrali” spiega alla Dire Aleksandra Matijevic Mosimann, responsabile in Nigeria del Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr), l’organizzazione che ha stabilito contatti con Boko Haram e favorito il rilascio di 21 delle liceali rapite a Chibok. “Abbiamo trasferito le giovani da un gruppo di opposizione alle forze governative” aggiunge Mosimann, sottolineando di non poter indicare nè il luogo nè le condizioni del rilascio. Di certo c’è che la Croce rossa sta proseguendo l’impegno umanitario nelle regioni della Nigeria più colpite dal conflitto tra l’esercito e Boko Haram, un gruppo islamista responsabile a partire dal 2009 di incursioni e attentati contro caserme e uffici governativi ma anche luoghi di culto e mercati popolari.


“Nell’intero bacino del Lago Ciad gli sfollati hanno superato i due milioni” sottolinea Mosimann facendo riferimento a un’area estesa fino al Niger e al Camerun: “L’emergenza ha messo a dura prova una regione tra le più povere dell’Africa”. Secondo le stime del Cicr, nel nord-est della Nigeria solo il 19 per cento degli sfollati è stato accolto nei campi allestiti dall’Onu o dal governo. Nella maggioranza dei casi le famiglie sono state invece ospiti di parenti o amici, facendo crescere la pressione sulle comunità locali. Particolarmente delicata la situazione a Maiduguri, la capitale dello Stato del Borno, dove la popolazione è aumentata da uno a due milioni nell’arco di pochi anni. Negli ultimi mesi, però, ci sono stati anche segnali incoraggianti. “Molti contadini sono tornati nei loro campi” sottolinea Mosimann: “Sanno che il rischio di violenze non è affatto venuto meno ma vogliono riprendere la loro vita, seminando in tempo per l’inizio della stagione delle piogge”.

di Vincenzo Giardina, giornalista professionista

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