ROMA – Il conflitto armato che ha colpito le comunità rohingya avrebbe potuto essere “gestito meglio”, mentre le condanne al carcere di due giornalisti che indagavano sulle stragi non costituiscono alcun abuso: lo ha detto oggi Aung San Suu Kyi, premier Nobel per la pace ora presidente del Consiglio di Stato del Myanmar.
Secondo la dirigente, criticata a livello internazionale con l’accusa di non aver tutelato la minoranza musulmana né arrestato l’offensiva dell’esercito nella regione di Rakhine, i cronisti “non sono stati arrestati perché giornalisti ma perché un tribunale ha deciso che hanno violato la legge”.
Suu Kyi ha aggiunto che il Myanmar “crede nello stato di diritto” e che i due imputati “potranno ricorrere in appello”. I cronisti, entrambi di nazionalità birmana, in servizio per l’agenzia di stampa ‘Reuters’, sono stati condannati a inizio mese a sette anni di carcere.
Suu Kyi ha rilasciato le dichiarazioni ad Hanoi, in Vietnam, dove si trova per il Forum economico mondiale dell’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico (Asean).
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