ROMA – Sono stati almeno 200 gli attivisti in prima fila nella difesa dell’ambiente e del diritto alla terra assassinati lo scorso anno: lo denuncia l’ong Global Witness, in un rapporto pubblicato oggi che conferma un intensificarsi delle violenze senza precedenti.
Nello studio si riferisce di episodi avvenuti in tutto il mondo, dall’America Latina al Canada, dall’Africa all’Asia.
Spesso all’origine degli omicidi o anche di condanne giudiziarie e intimidazioni c’è la lotta di attivisti e comunità contro disboscamenti, progetti di sfruttamento minerario o costruzione di oleodotti e altre infrastrutture a forte impatto ambientale. Il rapporto è intitolato ‘Defenders of the Earth’, in italiano ‘Difensori della Terra’.
Nel complesso c dove si sarebbero verificati il 60 per cento degli assassinii. Il Brasile è il Paese dove gli omicidi sono stati più numerosi, ben 49.
Quello più pericoloso sarebbe però l’Honduras: tra le vittime anche l’attivista indigena Berta Caceres, assassinata nel marzo 2016 dopo aver vinto il Goldman Environmental Prize per la campagna contro la costruzione della diga di Agua Zarca.
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