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Appalti pubblici, Esposito: “Il metodo Cantone sta funzionando” VIDEO

Convegno oggi, giovedi' 13 luglio, alle 16 nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani (Senato)

Pubblicato:13-07-2017 10:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:31

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ROMA – “Da Mani pulite all’Anac di Raffaele Cantone. Il valore delle regole”. È il titolo del convegno che si svolgerà oggi, giovedi’ 13 luglio, alle 16 nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani (Senato) su iniziativa del professor Gianluca Maria Esposito, docente di Diritto amministrativo e Direttore della scuola Anticorruzione e appalti pubblici dell’Universita’ di Salerno. Si farà il punto sulle nuove regole per gli appalti pubblici, sui meccanismi per bloccare la corruzione.

“Al dibattito- spiega Esposito- ci saranno il presidente del Senato Pietro Grasso, la Sottosegretaria Maria Elena Boschi, il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, Gianni Letta, Paola Balducci del Csm e il Segretario generale della Cei monsignor Nunzio Galantino. Perché la corruzione non è un affare solo dello Stato, ma un problema che riguarda tutti i cittadini e la partecipazione etica di ciascuno alla vicenda pubblica”.

PER APPROFONDIRE: Lo speciale dell’Agenzia Dire sul nuovo codice dei contratti pubblici

Il titolo del convegno, prosegue Esposito “restituisce la sintesi storica di un sorvegliato speciale: lo Stato italiano. Che nell’alternarsi di modelli legislativi per 25 anni è dovuto salire sul banco degli imputati. Ieri come oggi ci sono state situazioni e contesti nei quali c’è stato un problema di corruzione nei contratti pubblici”.



La situazione in questi 25 anni è migliorata o peggiorata?

“Difficile dirlo- risponde il Direttore della scuola Anticorruzione e Appalti- il giudizio implica valutazioni di ordine sociologico, antropologico, etico. Dal punto di vista giuridico l’analisi deve partire da alcuni aspetti della stessa legislazione che si è dato il Paese in questi quasi 30 anni. Ci sono due limiti del sistema previgente che possono ritenersi in parte superati: l’idea nata 25-26 anni fa dopo Tangentopoli di dover spostare la responsabilità delle decisioni dalla politica alla burocrazia. E’ stato un errore, a priori poteva sembrare una riforma che generava vantaggi ma ha comportato un ribaltamento dei ruoli e spezzato il rapporto democratico. Oggi la politica non ha più un rapporto diretto con l’elettorato e i cittadini, al centro di questo rapporto c’è la burocrazia. E’ una riforma che ha comportato un enorme ampliamento della capacità delle funzioni e degli spazi della burocrazia. Oggi non possiamo dire che questo ha ridotto la corruzione o aumentato livelli efficienza del Paese”.

Per combattere la corruzione negli appalti pubblici servono regole e responsabilità chiare nel procedimento e nei controlli. Professor Esposito oggi in Italia la situazione qual è?

“Siamo un Paese che da solo conserva oltre 160mila fonti, significa oltre un milione e mezzo di previsioni, articoli, disposizioni, comandi, divieti per 60 milioni di abitanti. Se facciamo comparazioni con altri Paesi, la Germania ha 5.500 fonti per 82 milioni di persone, la Francia 7.500 fonti per 67 milioni di persone, il Regno Unito 3.000 per 64 milioni, complessivamente questi tre Paesi hanno 16mila fonti, il 10% delle nostre. L’eccesso di norme complica il quadro delle cose, genera fattori che non vanno nella semplificazione e allora il rischio di corruzione è più alto”. Oggi, prosegue Esposito, “possiamo dire che la Riforma del codice degli appalti e l’affidamento ad una sorta di autorità indipendente tipo l’Anac possono essere il segno di un cambiamento importante che fa ritenere che quel genere di regole e modelli non andavano nella direzione giusta, direzione intrapresa con la Riforma voluta da Renzi col presidente Cantone che ha aiutato a varare questo importante Codice legislativo”.

Professore Esposito lei dirige la prima scuola interdisciplinare Anticorruzione e Appalti, quanto è importante la formazione?

“L’innovazione legislativa impone una formazione. Questo nuovo Corpo e sistema normativo richiedono anche adeguamento di capacità e competenze. Compito fondamentale delle università è offrire una formazione specialistica. La scuola dell’anticorruzione istituita dall’Università di Salerno quasi parallalemente al codice ha questa mission. Si è appena concluso il primo anno, oltre 113 le pre-iscrizioni, dato che dimostra una forte domanda in questo settore. Maggiori sono le competenze dei tecnici e maggiore è il grado di buona attuazione del Codice: che non si attua da sè ma ha bisogno di buoni interpreti e addetti ai lavori competenti e preparati. La formazione è certamente un obiettivo fondamentale affinché la Riforma dia i frutti sperati”.

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