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Terra e dintorni, il Sistema Solare parla di noi e del nostro futuro

Il nostro 'quartiere' nell’Universo può dirci tanto del passato, ma anche del futuro che ci aspetta

Pubblicato:13-05-2019 08:26
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:27

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https://www.youtube.com/watch?v=5Af72Dbnbig&feature=youtu.be

Le Colonne d’Ercole dell’atmosfera terrestre sono state varcate da tempo: l’esplorazione spaziale procede spedita da mezzo secolo, eppure tanto resta ancora da conoscere, soprattutto nei nostri dintorni. Parliamo del Sistema Solare. Otto pianeti, cinque pianeti nani, satelliti, comete e asteroidi, e, naturalmente, il Sole, la stella attorno a cui orbitiamo. E’ il nostro quartiere nell’Universo, ospitato nel braccio di Orione della Via Lattea. Può dirci tanto del passato, ma anche del futuro che ci aspetta. Per questo le prossime missioni, sia quelle finanziate dai magnati delle compagnie private, come Elon Musk, Jeff Bezos e Richard Branson, sia quelle programmate dalle agenzia spaziali nazionali, si concentrano sull’esplorazione del Sistema Solare, Marte in testa. L’Italia è in prima linea per quel che riguarda il pianeta rosso. E’ in corso, infatti, la missione Exomars: nel 2020 un ’trapano’ progettato e realizzato dall’azienda aerospaziale italiana Leonardo perforerà il suolo marziano per circa due metri alla ricerca di tracce di vita. Servirà, appunto, “per cercare la vita laddove la Natura la protegge”, ci spiega Maria Antonietta Perino, a capo del settore di Thales Alenia Space dedicato alle Relazioni internazionali per i programmi di Scienza ed Esplorazione. Ad essere utili sono anche i dati inviati dallo sfortunato eppure proficuo lander Schiaparelli, schiantatosi sul suolo di Marte nel 2016.

Schiaparelli “durante la fase di discesa- spiega Perino- è riuscito a registrare tutti i dati relativi alla fase di landing a a trasmetterli indietro. Noi li abbiamo ricevuti e li stiamo utilizzando per la pianificazione della missione di atterraggio del 2020”.


“L’obiettivo scientifico fondamentale della missione Exomars è proprio quello della ricerca di segni di vita prebiotica. La possibilità mai provata prima di riuscire a cercare campioni due metri sotto la superficie è basilare perché così in profondità le radiazioni che arrivano sulla superficie di Marte non riescono ad arrivare, quindi se sono rimasti segni di vita prebiotica da qualche parte su Marte ha molto senso andare a cercarli sottoterra. I campioni che il drill preleverà saranno trattati a bordo del rover. Ci aspettiamo di trovare la conferma che su Marte la vita in qualche modo si sia originata, si sia evoluta. La nostra curiosità è di cominciare a scrivere pagine nuove”.

E una delle pagine nuove più attese è quella in cui vedremo astronauti calcare il suolo marziano. Le difficoltà sono tante: bisogna imparare a difendersi dalle radiazioni- per questo Paolo Nespoli sperimentò il ‘giubbotto’ Perseo durante la missione Vita-, ma anche capire come fare per alimentarsi, come atterrare con payload di peso significativo e, non ultimo, come tornare indietro. Teniamo presente che il viaggio verso Marte durerebbe circa un migliaio di giorni, un periodo lunghissimo rispetto ai raggi a breve raggio finora compiuti dagli astronauti. Le frontiere all’orizzonte non sono solo di carattere scientifico e tecnologico, ma anche etico.

“Mi aspetto che la prima domanda che tutti ci porremo- sottolinea Perino- sarà se sarà giusto pensare di fa atterrare delle sonde su Marte che andranno fortemente ad alterare quell’ecosistema. Non credo che questo metterà fine alla nostra attività di esplorazione, ma sarà una sfida ulteriore per riuscire a progettare sistemi nel pieno rispetto dell’ambiente locale”.

Nell’ottica delle nuovi grandi sfide dello Spazio c’è concordia nel dire che l’ingresso dei privati sia una spinta importante per il progresso, in un momento storico in cui il giro d’affari della Space Economy si aggira intorno ai 385 miliardi di euro ed è destinato a salire nei prossimi anni.

Il Sistema Solare, però, è terra di esplorazione anche molto oltre Marte, o la Luna, altro oggetto del desiderio di questi anni. Questo, perché può rivelarci molto della nostra origine o fornirci le chiavi per un futuro migliore.

“La Terra è un pianeta di questo Sistema Solare e condivide con gli altri pianeti il fatto di essere intorno al Sole e buona parte di origine ed evoluzione- specifica l’astrofisico Enrico Flamini, già chief scientist dell’Agenzia spaziale italiana (Asi)-. Studiare e capire altri pianeti significa capire meglio l’ambiente in cui viviamo e che vediamo cambiare giorno per giorno. Non solo. Studiare gli altri pianeti significa anche capire se ci sono risorse nel Sistema Solare che possono rifornire la Terra di quelle che sta perdendo”.

Importante anche lo studio di asteroidi, comete o satelliti.

In particolare “gli asteroidi sono di gran lunga i corpi più ricchi per quanto ne sappiamo oggi, di materiali preziosi e anche facilmente raggiungibili e da cui si torna facilmente visto che non hanno gravità e ripartire da un asteroide non richiede molta energia”.

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Il tema è stato oggetto, alla Camera di Commercio di Roma, del convegno ‘Scienze planetarie ed esplorazione umana’, organizzato con Maker Faire, in collaborazione con l’ambasciata degli Stati Uniti e la British Interplanetary Society.

 

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