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Cotugno (Asl Rm1): Fiocco Lilla per parlare dei disturbi alimentari

Giornata aperta alla cittadinanza nella sala teatro Santo Spirito

Pubblicato:13-03-2019 16:45
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:13

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ROMA – Il 15 marzo, come ogni anno, in Italia ci sara’ la Giornata del Fiocchetto Lilla, un intero giorno dedicato alla sensibilizzazione, l’informazione, l’ascolto e la riflessione sui disturbi del comportamento alimentare. L’agenzia Dire ha intervistato Armando Cotugno, responsabile Uosd Disturbi del Comportamento Alimentare della Asl Roma 1 e coordinatore dell’evento che si terra’ venerdi’, presso la sala Teatro Santo Spirito in via dei Penitenzieri, con una una serie di sessioni dedicate al tema, dalle ore 14 alle 19.

– Il 15 marzo ricorre la giornata nazionale di sensibilizzazione sui disturbi del comportamento alimentare. In Italia quanti giovani sono colpiti da questo problema?
‘I dati per quanto riguarda la societa’ occidentale parlano di una prevalenza, sulla popolazione generale, che oscilla tra il 5 e il 15%. Parliamo di disturbi alimentari naturalmente di ogni forma di gravita’. Inoltre va pure considerato che il 25% degli adolescenti soffre di un disturbo psichiatrico, e questi dati si riferiscono sempre a studi di epidemiologia nei paesi occidentali. All’interno di questa fetta del 25% sono inclusi anche i ragazzi che soffrono dei disturbi dell’alimentazione.

Come Asl Roma 1, in questi anni, abbiamo aperto circa 600 cartelle cliniche, soprattutto di ragazzi e ragazze. Il 50% di questi sono giovani di eta’ compresa tra i 13 e i 24 anni, per un totale di 800 giovani in 8 anni. 100 nuovi pazienti ogni anno su un milione di utenti che afferiscono alla nostra Asl, per i quali noi eroghiamo un servizio specializzato. In pratica possiamo dire che 1 ragazzo su 10 soffre di un disturbo di tipo alimentare’.


– Quante categorie di disturbi alimentari si contano e quali sono i conseguenti fattori di rischio per la salute che possono svilupparsi?

‘L’incidenza come presenza di nuovi casi interessa una fascia d’eta’ che va dai 12 ai 18 anni quindi parliamo soprattutto di minori. Uno dei piu’ recenti studi epidemiologici, svolti in Gran Bretagna, parla di un’incidenza massima tra i 14 e i 18 anni per le femmine e tra i 12 e i 14 per i maschi. Ovviamente la proporzione, anche in questo caso, continua ad essere 1 a 10, ovvero ogni 10 ragazze se ne ammala una. L’esordio di un comportamento del disturbo alimentare nei maschi sembra essere piu’ precoce e questo, spesso, sembra andare di pari passo con una maggiore gravita’. Per quanto riguarda le forme, nelle piccole dai 13 ai 16 anni continua ad essere molto presente l’anoressia nervosa nelle due forme: da una parte quella restrittiva e dall’altra quella che si associa ad abbuffate e vomito. L’anoressia nervosa continua ad essere il disturbo che maggiormente interessa la fascia dei piu’ piccoli, poi c’e’ un aumento del ‘binge eating’ ovvero il disturbo dell’alimentazione incontrollata, caratterizzata da abbuffate ma senza vomito o senza condotte di compenso. Quest’ultima sta crescendo tra gli adolescenti e spesso si associa ad un disturbo del controllo degli impulsi, disregolazione emotiva e comportamenti autolesivi.
Poi c’e’ la bulimia nervosa con controllo degli impulsi accompagnati da ‘cutting’, ovvero l’atto del tagliarsi, legato anche ad un uso smodato di cannabinoidi. Di anoressia e bulimia nervosa si continua a morire, soprattutto a causa di arresto cardiaco. Il rischio maggiore, infatti, e’ legato alla malnutrizione ma anche ad abbuffate e vomito, che portano all’alterazione degli elettroliti ematici indispensabili nella funzionalita’ cardiaca. C’e’ poi anche da considerare che queste patologie spesso si associano ad una flessione del tono dell’umore, e quindi anche con rischio suicidario. Oltre alle cause estreme, inoltre, ci sono anche problematiche legate ad alterazioni epatiche ed ematologiche, osteopenia, osteoporosi, fratture: qualcosa che caratterizza effetti di lunga durata.
Nella fase iniziale si registra un rischio cardiaco come la brachicardia e l’alterazione del ritmo cardiaco’.

– Quali sono i segnali che genitori, amici e docenti non devono sottovalutare e che sono la spia della patologia che verra’?

‘Spesso i prodromi sono, come anticipato, la flessione del tono dell’umore, l’irritabilita’ ed un amumento delle difficolta’ scolastiche come l’evitamento scolastico e le difficolta’ nelle relazioni con i coetanei. Nel caso specifico c’e’ un’attenzione particolare alla dieta e alla forma corporea, e una difficolta’ nel magiare gli alimenti fobici per eccellenza che sono la pasta, il pane, la pizza e le patate. Insomma le 4 P. Anche una maggiore lentezza nel consumare il cibo e il suo spezzettamento, e l’attenzione ossessiva ai condimenti e al dimagrimento. Il genitore, poi, puo’ osservare anche uno stato d’animo della figlia o figlio come l’immalinconimento, guardarsi le coscie e i fianchi e un’attenzione piu’ rigida alle proprie forme corporee, che va di pari passo con una restrizione dell’alimentazione sommata ad un comportamento piu’ taciturno e scontroso. E’ ovvio che non sempre questi stati d’animo sono la spia di una malattia, perche’ possono far parte anche dell’eta’, dal momento che tra i 12 e i 15 anni si puo’ provare disagio davanti al proprio corpo.
In ogni caso, cambiamenti del genere devono far allertare un genitore. Da anni al nostro fianco collabora la ‘Fenice Lazio Onlus’, una realta’ costituita da parenti di pazienti che e’ molto attiva e ha il ‘compito’ di sostenere e accompagnare proprio le famiglie che in queste situazioni vivono momenti di rabbia e frustrazione per la paura di non riuscire ad aiutare il proprio figlio. E devo dire che sono di grande aiuto, riducendo l’ansia e la confusione dei familiari’.

– Quali trattamenti possono essere messi in campo?

‘Il trattamento dipende dalla gravita’ e dal dimagrimento, o dal comportamento alimentare disturbato messo in atto nel caso specifico. A volte puo’ essere sufficiente, all’inizio, una semplice attenzione dei familiari ed una ‘ripresa’ del ruolo genitoriale associato a una migliore gestione dei pasti familiari. Questo come indicazione di buon senso. Naturalmente nei casi piu’ estremi bisogna parlare di trattamento psicoterapico multiprofessionale, che vuol dire che non e’ sufficiente un trattamento generalistico ma e’ necessario uno piu’ specifico legato a controlli nutrizionali. Nelle situazioni di sottopeso o bulimiche conclamate, anche se di breve durata, e’ necessario che ci sia uno psichiatra psicoterapeuta, un internista e, laddove necessario, si associ un trattamento farmacologico perche’ spesso, come dicevo, c’e’ una depressione o disturbi d’ansia. Va tenuto conto che il comportamento del disturbo alimentare e’ un tentativo di rimediare ad uno stato di malessere che spesso si associa ad un senso di inefficacia e incompetenza che la paziente prova. Il dato e’ che il controllo alimentare consente a queste ragazze di sentirsi ‘meglio’ e maggiormente centrate. Per cui il paradosso e’ che il ragazzo/a affetto da disturbo alimentare ha la sensazione di controllare meglio la propria esistenza ed e’ per questo che l’approccio non e’ di semplice realizzazione’.

– Il programma di venerdi’ e’ articolato. In particolare la sua sessione tratta del rapporto corpo e mente in eta’ adolescenziale, vuole anticiparci qualcosa?

‘Il passaggio puberale e’ caratterizzato da grandi trasformazioni corporee e cerebrali che vanno di pari passo con i cambiamenti psicologici. Per questo l’adolescente si trova a gestire una maggiore complessita’ emotiva associata ad una trasformazione legata al modo di percepirsi e fisologica. Non c’e’ nulla di problematico di per se’ in tutto questo passaggio. Oltre a questi aspetti psicologici e biologici, uguali a se stessi da quando l’essere umano e’ su questa terra, si aggiungono dei modelli socio-culturali che ‘plasmano’ le forme del nostro malessere psicologico. E’ indubbio che un’attenzione alla forma fisica e al wellness, alla magrezza come sinonimo di competenza, forza, capacita’ e popolarita’ sia spia di un malessere profondo. Un concetto tipico che circola tra gli adolescenti. Il ‘come io appaio’ e’ definito anche dalla societa’ in cui noi viviamo.
Faccio un esempio: nelle isole Fiji gli abitanti per struttura sono robusti, e fino a trent’ anni fa non si conosceva l’anoressia o la bulimia nervosa, anche perche’ i loro modelli culturali apprezzavano una moderata corpulenza. Ma con l’intervento dei modelli occidentali, anche le ragazzi polinesiane hanno cominciato a soffrire di questi problemi. Il fatto non e’ che la societa’ occidentale fa diventare anoressici, ma piuttosto e’ che il disagio adolescenziale prende le forme che la cultura ci ‘offre”.

– Vuole aggiungere qualcosa?

‘C’e’ un ritardo in tutta la psichiatria che interessa gli adolescenti soprattutto in merito ai servizi offerti per il disagio psicologico ed adolescenziale, che richiedono competenze e strutture specifiche. C’e’ un ritardo culturale ed organizzativo a fronte di allarmi lanciati dall’Oms che ci sta dicendo ormai da qualche tempo che tra 10 anni avremo tantissimi adolescenti con un disagio psicologico’.

Il programma della giornata: fiocco_lilla_programma

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