NEWS:

Dal Lazio storie di tutori volontari ‘al servizio del prossimo’

L'articolo che Marietta Tidei, consigliera regionale PD del Lazio e membro del Comitato DireDonne, dedica ai tutori volontari dei minori stranieri non accompagnati

Pubblicato:13-03-2019 12:22
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:13
Autore:

genitori_figli_famiglia_bambini
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – “Glielo leggi negli occhi. Sentono il bisogno, e sono contenti, di avere delle figure adulte di riferimento”. Così Alfredo, 65 anni, ex dirigente dell’amministrazione dello Stato oggi in pensione. Si dichiara cattolico. Ha deciso, dopo aver chiuso il suo iter lavorativo, di avviare una nuova carriera al servizio del prossimo. È diventato tutore volontario di minori non accompagnati. Oggi segue due ragazzi, uno proveniente dal Pakistan ed uno dal Gambia. Esercita le funzioni proprie del tutore, ma accompagna anche i due giovani nei percorsi di integrazione e nelle scelte della vita. Inizia con questa storia l’articolo che Marietta Tidei, consigliera regionale PD del Lazio e membro del Comitato DireDonne dedica ai tutori volontari dei minori stranieri non accompagnati.

Cosa sono i tutori volontari?

“La definizione ufficiale è quella di “privati cittadini disponibili a esercitare la rappresentanza legale di un minorenne straniero arrivato in Italia senza adulti di riferimento”.


Cosa fra un tutore volontario?

“Assicura, anzitutto- spiega Tidei nel suo contributo- che sia garantito alla persona di minore età l’accesso ai diritti senza alcuna discriminazione. Promuove il suo benessere psicofisico. Monitora i percorsi di educazione e integrazione, vigilando sul fatto che si tenga conto delle capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni del minore. Vigila sulle condizioni di accoglienza, sicurezza e protezione. Amministra l’eventuale patrimonio della persona di minore età. Il linguaggio giuridico, nella sua asciuttezza, non tiene conto del grande patrimonio di solidarietà e di affetto che i tutori volontari mettono in campo, restando comunque in equilibrio tra le funzioni che gli vengono consegnate dalla legge e l’affetto che li lega ai ragazzi”.

Carla, consulente nel campo della comunicazione, si definisce “una veterana”. È tutrice di un minore egiziano di 14 anni ed è ben consapevole di questa difficoltà. “Non dobbiamo mai” ci racconta “superare la soglia della genitorialità”. E’ l’altra storia che Marietta Tidei racconta nel suo contributo per DireDonne.

Chi sono i tutori volontari?

“In tre casi su quattro sono donne. Per il 36,8% gli aspiranti hanno tra i 46 e i 60 anni. Gli over 60 sono il 15% e di under 35 il 20%. Molti sono laureati o con un’elevata formazione. Svolgono lavoro dipendente quattro su dieci, il 18% sono liberi professionisti e il 21% è già impegnato nel sociale. Come si diventa tutori volontari? I pre requisiti sono quelli di avere almeno 25 anni e non aver riportato condanne penali. Si risponde, quindi, al bando di formazione e selezione per tutori volontari del Garante per l’infanzia della propria Regione. Una volta superato un apposito corso che tratta gli aspetti giuridici, psicologici, formativi e fenomenologici- spiega la consigliera- si deve confermare la propria disponibilità a essere nominati tutori volontari dal tribunale per i minorenni. Gli aspiranti tutori volontari saranno inseriti nell’elenco istituito presso il tribunale per i minorenni della regione di residenza o domicilio. Sarà il giudice a decidere di nominare il tutore volontario traendolo da tale elenco. Il Lazio, in questa gara di civiltà, ha fatto la parte del leone, tant’è che, ad oggi, più di mille persone sono state formate per diventare tutori volontari”.

La testimonianza di Alfredo

Al di là dei numeri la testimonianza di Alfredo, che ha frequentato il corso nel Lazio, ci parla delle aspettative e della passione degli aspiranti garanti: “Un ambiente splendido ed un corso ben strutturato, tenuto in prima persona dal Garante, l’avvocato Jacopo Marzetti, dal quale siamo usciti tutti più ricchi, giuridicamente ed umanamente.

“Diventati tutori- prosegue Tidei spiegando la preparazione e l’impegno di questa figura- inizia l’impegno vero e proprio. Da un lato, se il minore ha una famiglia nel paese di origine, per molti, il primo step è quello di far mantenere al ragazzo i legami familiari. Il giovane che segue Carla ogni settimana sente telefonicamente il padre e la madre che sono rimasti in Egitto. Il padre lo esorta a studiare per diventare meccanico. Il giovane vuole rientrare nella sua terra di origine per esercitare questa professione. Il secondo impegno, molto più duro del primo, è quello di districarsi nella complessa rete di competenze che c’è attorno al minore. Sicuramente da snellire il rapporto tra tribunali e comuni che, a volte, comunicano con difficoltà. I ragazzi sono presi in carico dai servizi sociali delle strutture comunali e consegnati alle cure di strutture dedicate ai minori, dove gli stessi vivono. Sul piano giuridico il tutore avrebbe dovuto trattare la faccenda solo da un punto di vista del diritto. Il tutore non è e non può essere il padre o la madre del minore.

La storia di Carla

Carla, però, così come altri, ha voluto dare un valore aggiunto alle sue funzioni. Lo scorso Natale ha portato con sé il minore alla cena di Natale in parrocchia. Il ragazzo ha servito ai tavoli ed era felice di rendersi utile a chi aveva bisogno. Ha socializzato con tutti, all’interno di una comunità che lo ha accolto.

“Molti tutori seguono l’esempio di Carla a Alfredo. Fanno bene. È impossibile separare scientificamente il ruolo giuridico del tutore dall’aspetto umano e solidale.Pur avendo piena coscienza delle funzioni del tutore volontario, funzioni che vengono spiegate con chiarezza dai formatori e dai tribunali, è giusto rimanere umani e dare anche risposte che vadano al di là dei compiti giuridici. L’esempio di Carla e di Alfredo- sottolinea Tidei nel suo articolo- ci regala la speranza di una società basata sull’accoglienza e sulla solidarietà, che non lascia indietro nessuno. Un augurio a tutti gli aspiranti tutori volontari, e sono tanti, che in questo momento stanno aspettando la nomina da parte del giudice o l’emissione dei bandi per la formazione da parte delle regioni. Abbiamo bisogno di voi- conclude la consigliera- del vostro rigore e della vostra sensibilità. In questi tempi di disumanità e di barbarie siete un solido argine a difesa della civiltà e dell’umanità. Siete la parte migliore del nostro paese”.

Contributo di Marietta Tidei, consigliera regionale PD del Lazio e membro del Comitato DireDonne.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it