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Calcio, Tommasi: “Riduzione gare o più cambi, ne stiamo parlando”

Intervista a Damiano Tommasi, presidente dell'Associazione italiana calciatori

Pubblicato:13-03-2018 12:26
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:37

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ROMA – “Il numero delle partite e gli allenamenti sono temi che fanno parte dell’agenda di Fifa e Uefa. Ci stiamo parlando, lo facciamo spesso. Alla fine sono soprattutto i grandi giocatori che sono nelle Nazionali o che partecipano alle competizioni europee o continentali che hanno questo rischio, ovvero di giocare troppo e andare in sovrallenamento, con il rischio di infortuni in aumento”. All’appello lanciato da Ivo Pulcini, sentito dall’agenzia Dire dopo la tragedia che ha colpito Davide Astori, morto il 4 marzo scorso a Udine (“Si giocano troppe partite, c’è il rischio della sindrome da sovrallenamento“, il senso delle sue parole), risponde così Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione italiana calciatori: “Della riduzione, se ne sta parlando”.

Ridurre il numero delle partite o, anche, modificare il regolamento.

Al riguardo Tommasi all’agenzia Dire ha parlato di una ricerca “sul football australiano, dove sono state portate modifiche al regolamento: più cambi, tempi di gioco accorciati, hanno diminuito il numero degli infortuni”.

In Italia, da questa stagione, sono consentite “fino a 5 sostituzioni. Ci si chiede se facendole, questo consenta di avere un turn over più frequente“. Comunque, ribadisce, “il tema delle troppe partite che si giocano è un tema affrontato. Ma anche in altri sport la macchina umana si stressa”. Una pausa serve, “è uno dei temi”. Del resto “pensando anche agli investimenti delle società sui calciatori, avere fuori giocatore che rimane fuori anche sei mesi per un infortunio è un tema che spinge le stesse società a rivedere alcune norme e alcuni protocolli”.


In Italia, a proposito dei controlli, “siamo uno dei Paesi più attenti all’aspetto medico. Quello che ci stiamo chiedendo è se sia il caso di aumentarne la frequenza. L’aspetto delle troppe partite non è tanto lo sforzo che si fa, quanto la mancanza di tempo per l’allenamento. Tannte gare, se non dosate, se non adeguatamente preparate rischiano di non lasciare spazio alla preparazione e quindi all’attività di prevenzione che potrebbero far recuperare, rallentando l’intensità dello sforzo, i calciatori si potrebbero allenare in modo più profondo. C’è bisogno di un lavoro da fare fuori dalle gare. Il tema della salute è una coperta troppa corta“. C’è infatti il rischio di andarsi a scontrare con le necessità di avere sempre più partite da parte del mondo del calcio, e dei suoi protagonisti.

Importante essersi fermati, il giorno della tragedia che ha colpito Astori, per dare un segnale importante a tutto il mondo calcistico, e non: “Credo si siano rivedute quelle poche voci che volevano giocare lo stesso. Il coinvolgimento di tutti ha tolto i colori e portato tutti sotto un unico cappello della famiglia del calcio. Chi era Davide? Era il nostro rappresentante alla Fiorentina. Ha sempre dato dimostrazione di essere in gamba. Con merito si era preso la nazionale, era un riferimento per la Fiorentina, che non è una squdra semplice da rappresentare. Aveva sempre il sorriso, era elegante”.

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