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Niger, Morelli (Unhcr): “Terra di asilo ostaggio di cinque crisi”

"Aiutiamo chi fugge dalla Libia. L'Europa intervenga"

Pubblicato:13-02-2018 16:19
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:28

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ROMA – “Il Niger e’ diventato uno spazio di asilo nel cuore dell’Africa; potra’ tenere solo se a livello internazionale vince un principio di corresponsabilita’”: Alessandra Morelliresponsabile dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), parla con l’agenzia DIRE da Niamey. Sono giorni nei quali di Niger scrivono anche i quotidiani europei in relazione alle missioni militari, da ultimo quella autorizzata dal parlamento italiano a gennaio. Viste da Niamey, pero’, priorita’ e problemi appaiono rovesciati. “L’Africa e’ madre, accoglie” dice Morelli, una vita per i piu’ deboli, giunta in Niger dopo aver lavorato 25 anni in aree di crisi come l’Afghanistan e la Somalia: “In Europa invece il concetto di solidarieta’ sta scivolando via, nonostante l’85 per cento di chi fugge non arriva al Nord ma si sposta in un altro Paese del Sud del mondo”.

A Niamey o ad Agadez, snodo della rotta dei migranti attraverso il Sahara, lo si vede ogni giorno. “Nel Paese ci sono cinque situazioni drammatiche, che si possono guardare come sul palmo di una mano segnata da guerre e terrorismo” spiega Morelli. L’elenco comincia dai circa 108mila nigeriani fuggiti dalle violenze di Boko Haram nel nord del loro Paese; poi ci sono i quasi 130mila sfollati interni del sud, nell’area di Diffa dove pure opera il gruppo islamista; gli oltre 56mila rifugiati del Mali, giunti nella regione orientale di Tillaberi; le “migrazioni miste”, che da Niamey puntano ad Agadez, sulla via di Tripoli e del Mediterraneo; infine, la quinta crisi, con l’evacuazione per ragioni umanitarie dei migranti detenuti nei centri libici. “Uno dei compiti di Unhcr e’ identificare chi ha bisogno di protezione internazionale nella zona di Agadez” sottolinea Morelli. Convinta che l’impegno internazionale sia messo alla prova oggi anche dall’ultima delle crisi, al centro del summit tra l’Unione Europea e l’Unione Africana che si e’ tenuto a novembre ad Abidjan.

Spiega Morelli: “C’e’ un ponte aereo della speranza verso la ripresa della dignita’, cominciato l’11 novembre con il trasferimento di 25 persone, donne e bambini gia’ sotto mandato Unhcr, portati via da centri libici. Oggi in Niger assistiamo 617 rifugiati, eritrei, etiopici e sudanesi, con anche 215 minori non accompagnati. Entro fine febbraio contiamo di arrivare a un totale di mille trasferimenti dalla Libia”. Secondo la responsabile, “per la tenuta del Niger si riveleranno decisivi il sostegno e la solidarieta’ internazionali”. L’Italia si e’ mossa gia’ a dicembre con l’invio a Tripoli di due C-130 per mettere in sicurezza 162 persone vulnerabili, assistite poi dalla Conferenza episcopale e dalla Caritas. Altri segnali sono arrivati dalla Francia. “Dopo il summit di Abidjan – ricorda Morelli – il governo di Emmanuel Macron si e’ impegnato ad accogliere 3000 richiedenti asilo dal Niger e dal Ciad”.


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