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Pd, si chiude un ciclo. Renzi: “Sì a congresso prima del voto, no alle scissioni”

ROMA - Congresso sì, elezioni no.

Pubblicato:13-02-2017 19:12
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:54

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ROMA – Congresso sì, elezioni no. E’ questo il risultato della lunga direzione del Partito Democratico di questo pomeriggio, dove il segretario dem Matteo Renzi ha provato a tirare le somme del dibattito sviluppatosi all’interno del suo Partito all’indomani del voto referendario di dicembre. Una relazione approvata con una maggioranza molto larga (107 favorevoli, 12 contrari e 5 astenuti) che sembra allontanare il fantasma della scissione: se ci deve essere, puntualizza Renzi, “deve essere senza alibi, non sia scissione sul calendario”

“Credo che sia buon senso da parte di chi ha responsabilità di conduzione di una comunità accettare l’invito a fare il congresso prima delle elezioni“, dice durante il suo lungo intervento di apertura il segretario dem. “Qui si discute di una scissione sulla base delle seguenti parole: ‘Se il segretario non farà il congresso prima delle elezioni sarà scissione’. Io ho un’idea alta della scissione. Per me la scissione è un momento drammatico, non ho mai immaginato che si potesse arrivare a una scissione sul calendario e mi verrebbe voglia di considerare questo come una sorta di ricatto morale“, spiega Renzi.


Ma l’ex premier, nell’accettare il compromesso impostogli dal proprio partito, non rinuncia alla polemica: “Agli amici e compagni della minoranza voglio dire mi dispiace se costituisco il vostro incubo ma voi non non sarete mai il nostro avversario, per noi gli avversari sono fuori da questa stanza ed è bene ridirselo con forza e chiarezza in un passaggio pre congressuale”, dice Renzi. “Qualcuno pensa che il congresso del Pd serva per costruire una alternativa al renzismo, a mio giudizio il congresso del Pd dovrebbe costruire una alternativa al trumpismo, al lepensimo, al massimo al grillismo“.

E dopo aver denunciato le “giravolte” della minoranza sulla gestione del partito nell’ultimo mese, l’ex premier esplicita il suo pensiero: “Penso che a un certo punto sia necessario mettere un punto. Perchè chiediamo il congresso? Perchè io non sarò mai il custode di un caminetto, io non sarò mai il garante di un patto tra correnti, io per carattere sceglo sempre il campo aperto della sfida e non la palude di equilibri interni per i quli non sono un altro”.

“REGOLE DEL 2013 E TEMPI DECISI DALL’ASSEMBLEA”

Il congresso, secondo Renzi, si dovrebbe quindi tenere “secondo le regole dell’ultima volta, quelle del 2013” ma, precisa, “non sarò io ma l’assemblea a stabilirne tempi e modi“. Assemblea che sarà convocata per sabato o domenica prossima e che dovrebbe vedere il segretario dem dimettersi per permettere l’apertura della fase congressuale.

Viene quindi rimandato il principale tema di scontro con la minoranza, preoccupata che l’ex premier voglia affrontare un congresso in tempi troppo brevi. Ipotesi questa che vede d’accordo la minoranza dem con gli altri big del Partito che, da Orlando a Delrio, restano uniti nel difendere la necessità di un confronto “aperto e plurale” e che, come ha sottolineato il ministro Martina “lavori alla costruzione di un campo democratico prima di parlare di legge elettorale“.

“SU DATA ELEZIONI DECIDE GOVERNO, IO NE STO FUORI”

Una risposta arriva anche sul tema elettorale. Dopo che molti interventi della minoranza avevano esplicitamente richiesto al segretario dem di prendere una posizione netta a favore del governo Gentiloni e di una sua prosecuzione fino a scadenza naturale, Renzi chiarisce: “Io ne sto fuori non in modo tattico, ma per convinzione: se qualcuno vorra’ utilizzare il congresso per dare la linea sulle elezioni, lo faccia. Io credo che sia irrispettoso perche’ la decisione su quando andare a votare la deve dare il presidente del consiglio, i ministri e i parlamentari. Che si voti a giugno a settembre o a febbraio per me non e’ un tema che riguarda il Partito democratico”, conclude il segretario del Pd.

di Michele Bollino

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