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Università, Bandecchi: “Quantità docenti non fa la qualità, e il maestro Manzi..”

ROMA - Il termine quantità unito

Pubblicato:13-02-2017 17:36
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:54

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ROMA – Il termine quantità unito a qualità “non significa niente”, il sistema universitario italiano “non è gestito in maniera adeguata”. A sostenerlo è Stefano Bandecchi, presidente della Società di Scienze Umane, fondatrice dell’Università degli Studi Niccolò Cusano. Nel suo intervento a Radio Cusano Campus per commentare il cosiddetto decreto ‘ammazzatelematiche’, Bandecchi ha sottolineato come le università nel mondo sono “gestite da manager”, e che l’espressione “più docenti più qualità non vuol dire nulla”. In Italia, sostiene, non c’è obbligo di frequenza per facoltà come Economia, Giurisprudenza, e se gli studenti “non vanno in aula per l’obbligo di frequenza, che ce l’abbiamo a fare 1.000 professori?”. I ragazzi che si iscrivono e non frequentano “sono più del 65%– dice ancora- Solo il 35% è presente”. Per cui “cosa cambia a chi resta a casa?”.

Per Bandecchi “bisogna fare le cose nel modo giusto. Nel mondo non ci sono mai stati tanti studenti che vanno all’università. In Inghilterra ci sono tanti studenti stranieri, come in Francia e Germania, in Italia invece non ne vengono dall’estero perché siamo complicati e articolati”. Facendo un salto nel passato, Bandecchi ricorda la trasmissione televisiva ‘Non è mai troppo tardi’ del maestro Alberto Manzi: “Il primo esempio di insegnamento ‘telematico’ di grande successo. In Italia nessuno ha fatto meglio di lui”, seguito da “21 milioni di adulti italiani. Ne è bastato uno di Manzi, che ha dato qualità”. Per questo “qualità e quantità non possono essere abbinate allo stesso modo a corsi con obbligo di frequenza e a corsi di laurea telematici. Sono cose completamente diverse”. Il maestro Manzi dunque, conclude Bandecchi, “ha dimostrato la faziosità del decreto. Il sistema di erogazione del corso telematico, se tenuto bene, è la cosa più bella che esiste al mondo“.


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