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Migranti, Legacoop si difende: “Gestiamo solo il 17% dell’accoglienza”

FIRENZE - Per quanto riguarda i richiedenti

Pubblicato:13-01-2017 13:22
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:47

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FIRENZE – Per quanto riguarda i richiedenti asilo in Italia “le polemiche dal punto di vista politico danno l’impressione che noi gestiamo l’accoglienza per il 100%. L’accoglienza viene gestita da meno del 20% dalle cooperative. Questo è un dato che la dice lunga sulla pretestuosità di alcune politiche che individuano nella cooperazione lo strumento che ci guadagna nella gestione di un fenomeno che non dipende da noi”. Lo afferma il presidente di Legacoop, Mauro Lusetti rispondendo ai giornalisti a margine di un’iniziativa sulla formazione in merito alle critiche al mondo della cooperazione sulla gestione delle strutture d’accoglienza dei profughi.

“Noi gestiamo il 17% dell’accoglienza- ribadisce-. Ci teniamo a sottolineare che oltre all’accoglienza noi portiamo avanti in modo molto importante anche l’integrazione. Abbiamo intere cooperative nelle quali l’ospitalità si trasforma in integrazione per centinaia di migranti. In tutta l’area di servizi e del sociale abbiamo questa politica che non si ferma all’accoglienza. E sono queste le risposte concrete che offriamo“.


Sullo sfondo resta la questione più scottante, quella di Mafia Capitale all’origine di molti attacchi alle coop, che ha coinvolto però, precisa Lusetti, “non solo cooperative, ma anche imprenditori e imprese private. Per quanto ci riguarda- evidenzia-, noi i compiti a casa li abbiamo fatti tanto che abbiamo ottenuto da parte del tribunale l’ammissione come parte lesa nel procedimento penale. E in questi mesi avremo in riassegnazione la ’29 giugno’, perché si è completato insieme a noi un percorso di risanamento complessivo di quella cooperativa“.

Chi si è macchiato di reati, pertanto, specifica ancora Lusetti, “è stato espulso e la cooperativa nel suo complesso è stata avviata a una rigenerazione“. L’altra scelta essenziale di Legacoop è stata quella di non gestire più i grandi centri, ma di concentrarsi sulle piccole-medie strutture messe a disposizione dal programma Sprar “che sono amministrabili secondo logiche anche di rispetto della persona e di qualità dei servizi”.

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