ROMA – Sono passati 48 anni dal 12 dicembre 1969, giorno della strage di piazza Fontana, a Milano.
“Le tormentate vicende giudiziarie, seguite alla strage del ’69, non hanno condotto a una verità esaustiva. La domanda di giustizia non ha condotto a una definitiva risposta sugli autori materiali e i loro mandanti, ma ciò non può indurci a rassegnazione: il percorso della verità va perseguito per giungere a un traguardo atteso dai familiari e da tutti gli italiani”. Lo dice il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
“Il valore del tenace e coraggioso lavoro di tanti servitori dello Stato è riuscito a disvelare sia la matrice neofascista, sia le gravi complicità nella vicenda di taluni apparati deviati”, aggiunge.
Quel pomeriggio, alle 16.37 del 12 dicembre, una bomba da 7 chili di tritolo devastò la Banca dell’Agricoltura, in piazza Fontana a Milano. La Banca era aperta, gremita di gente.
I morti furono 17, i feriti 88. Per l’Italia iniziò una stagione di terrore. E’ con la strage di Piazza Fontana, infatti, che si fa coincidere l’inizio della ‘strategia della tensione’, caratterizzata da anni e anni di terrorismo e paura.
I colpevoli della strage di Piazza Fontana non hanno nomi, per i tribunali. Ma la responsabilità è stata chiaramente attribuita all’estremismo neofascista.
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