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Regeni, parla il legale della famiglia: “Si accaniscono contro mia moglie”

Amal Fathy è la moglie dell'avvocato egiziano della famiglia Regeni, Mohamed Lofty: è in prigione da maggio

Pubblicato:12-11-2018 16:35
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:46
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ROMA – “Uno dei motivi principali per la detenzione prolungata di mia moglie è il mio impegno come consulente della famiglia di Giulio Regeni e come direttore della Commissione egiziana per i diritti e le libertà che si è occupata del caso dell’omicidio dello studente italiano e segue altri casi di sparizioni forzate e di torture in Egitto. Fermare il mio lavoro non porterebbe alla liberazione di Amal, al contrario mostrerebbe al governo che la sua tattica funziona”. Così Mohamed Lofty racconta in un’intervista ad Antonella Napoli per ‘Il Fatto Quotidiano’ la vicenda che riguarda la moglie, Amal Fathy,  davanti ai giudici per rispondere delle accuse di appartenenza a un Gruppo terroristico, diffusione di “idee terroristiche” e pubblicazione di notizie false.

I giudici del Cairo hanno disposto altri 45 giorni di detenzione preventiva. Secondoo Lofty stesso, secondo cui il vero processo “non partirà mai. E’ solo un modo per tenerla in carcere. Ora ricorreremo in appello- ha aggiunto Lofty- Se il ricorso verrà respinto, trascorrerà altri 45 giorni in carcere. Dopo questo potrebbe riceverne altri 45 e ciò si può ripetere fino a farle trascorrere due anni dietro le sbarre (in detenzione preventiva). Ad oggi, ha già passato 5 mesi in cella”.


 

“Amal è molto provata – prosegue Lofty – soffre di depressione cronica e sindrome post-traumatica a causa di molestie sessuali e aggressioni. Le sue condizioni di salute si sono deteriorate dal suo arresto. Certo, ci penso che continuino a tenerla in prigione affinché io abbandoni il mio lavoro sui diritti umani. Ma credo fermamente che il modo migliore per annullare questa persecuzione sia di non venir meno nel mio impegno e cercare di liberare mia moglie con tutti i mezzi a mia disposizione”. Amal Fathy, ha proseguito il marito, “è stata già condannata a due anni per la pubblicazione di un video ritenuto ‘indecente’. Ma nel filmato pubblicato sul suo account Facebook non faceva altro che criticare il governo per la sua incapacità di contrastare le molestie sessuali. L’appello verso questa sentenza è fissato per il 25 novembre 2018″.

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