BOLOGNA – Pulizia dalla polvere e dai segni del tempo, rimessa a nuovo delle vernici in alcuni punti essenziali. Ma anche analisi scientifica dei materiali, catalogazione e messa in sicurezza dei reperti. Si chiude oggi a Bologna la prima tranche di lavori di restauro sul relitto del Dc9 precipitato al largo di Ustica il 27 giugno 1980, ospitato dal 2007 nel museo della Memoria allestito negli ex magazzini dell’Atc in via di Saliceto.
Il progetto di manutenzione dei resti dell’aereo è stato realizzato dall’Accademia di Belle arti, che ha impegnato i suoi studenti del corso di restauro, in collaborazione con l’Istituzione musei del Comune di Bologna. Nel primo cantiere-scuola si è messo mano alla prima metà del relitto, ovvero la parte rivolta verso l’ingresso del museo. La seconda metà sarà restaurata nel corso della seconda tranche di lavori, prevista per il prossimo anno accademico.
Materialmente, il lavoro di pulitura è durato circa due settimane. Ma prima del cantiere vero e proprio c’è stata una lunga fase di analisi scientifica sui resti dell’aereo (anche per scongiurare l’eventuale presenza di sostanze nocive nelle polveri), catalogazione e messa in sicurezza sia dei pezzi del velivolo sia della documentazione (etichette e cartellini) utili per l’aspetto giudiziario.
La parte pratica dei lavori, invece, è consistita nella “spolveratura manuale con pennello, pulitura con gomma a secco e consolidamento di alcune parti delle vernici, in particolare dove c’era la scritta Itavia e dove aveva più senso mantenerle”, spiega Lucia Vanghi, una dei docenti dell’Accademia che ha supervisionato il cantiere.
L’esito dei lavori è stato presentato oggi, in chiusura di questa prima fase, dal direttore dell’Accademia Enrico Fornaroli, dal presidente dell’Istituzione musei, Roberto Grandi, dal direttore artistico del Mambo, Lorenzo Balbi, dal coordinatore della scuola di restauro dell’Accademia, Alfonso Panzetta, e dalla presidente dell’associazione parenti delle vittime di Ustica, Daria Bonfietti.
“Ce n’era bisogno- afferma soddisfatta Bonfietti- ci si è presi cura di questo relitto e i risultati si vedono“. L’obiettivo, spiega Balbi, è arrivare a un “cantiere permanente a cadenza annuale”, per continuare a mantenere l’opera intatta. “Siamo contenti che i nostri musei possano diventare laboratori a cielo aperto”, afferma Grandi. Si tratta di una “formazione non solo astratta- sottolinea a sua volta Fornaroli- ma concreta, con un intervento che coinvolge tutta la città”.
Anche Bonfietti è contenta per il coinvolgimento degli studenti. “Non dimenticheranno mai di aver preso parte a questo progetto“, sottolinea la presidente dell’associazione delle vittime, che sempre lotta perchè “dopo 38 anni ancora non si conoscono gli autori dell’abbattimento di un aereo civile in tempo di pace”. Consola (in parte) il fatto che i visitatori al museo siano in aumento, tant’è vero che le giornate di apertura sono state portate da tre a quattro. Crescono in particolare le scolaresche.
“Ogni anno gli studenti aumentano- afferma Bonfietti- evidentemente c’è stato un passaparola. Aumentano anche le richieste al Mambo di visite guidate e anche a me chiedono sempre di più accompagnare i visitatori”. Inoltre, aggiunge la presidente, “dalle presenze rileviamo che sono aumentate moltissimo le visite di cittadini non bolognesi. E questo ci fa un gran piacere. Il modo che abbiamo usato per fare memoria sta pagando”, afferma Bonfietti.
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