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Il cibo “salvato” dalla spazzatura aiuta 60.000 ragazzi lombardi

Oltre 17.000 tonnellate di alimenti raccolte tra la grande distribuzione

Pubblicato:12-10-2016 14:43
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:10

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povertà_mensaMILANO – Nel 2015 oltre 60 mila bambini e adolescenti lombardi hanno mangiato grazie al cibo distribuito dal Banco alimentare. Sono un terzo delle 209.778 persone bisognose aiutate complessivamente, grazie alle 17.043 tonnellate di derrate alimentari raccolte tra grande distribuzione, industrie e ristoranti. Cibo che altrimenti sarebbe stato buttato. E’ questa la fotografia della povertà in Lombardia, che emerge dal bilancio sociale del Banco alimentare, presentato questa mattina a Milano. “Tutti questi bambini sono figli delle famiglie numerose, le più colpite dalla crisi”, spiega Roberto Vassena, presidente dell’associazione, nata nel 1989 e che oggi è sostenuta dall’impegno di 780 volontari e dalla generosità di 815 aziende.

Solo a Milano gli under 18 che si sfamano grazie al Banco alimentare sono 13 mila. Spesso c’e’ carenza di cibo per i neonati. “Dal 2008, inizio della crisi, i minori che patiscono la fame sono raddoppiati“, si legge nel bilancio sociale, redatto con la consulenza tecnica dell’Alta scuola di impresa e società dell’Università Cattolica. Il cibo raccolto dal Banco alimentare arriva ai poveri attraverso 1.254 enti caritativi convenzionati. Il valore economico delle derrate distribuiti equivale a un valore economico di circa 47 milioni di euro e a 34 milioni di pasti. A donare cibo sono soprattutto le aziende (54% delle tonnellate raccolte), seguite dalla Unione europea attraverso l’Agea (31%). Infine, la collette alimentari, proposte ai cittadini una o due volte all’anno. Secondo gli economisti dell’Altis, infatti, per ogni euro speso dal Banco alimentare per il suo funzionamento, vengono distribuiti 23 pasti.

La raccolta delle derrate alimentari in eccedenza per i poveri fa bene anche all’ambiente. Se fossero state buttate ci sarebbe stato uno spreco di 17,8 milioni di metri cubi di acqua utilizzata per produrli (pari a 7.124 piscine olimpioniche), 14.689 tonnellate di Co2 e l’equivalente di 14mila campi di calcio se consideriamo la superficie necessaria per coltivare i prodotti.


(www.redattoresociale.it)

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