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Migranti, Conte e il caso Diciotti: “Senza nostro intervento sarebbero morti”

Il premier ha presentato una relazione dettagliata sul caso in Senato

Pubblicato:12-09-2018 08:38
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:32

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ROMA – “Senza l’intervento concreto e diretto della Guardia Costiera italiana, molte di queste persone sarebbero morte“, dice il presidente del consiglio Giuseppe Conte riferendo in Senato sul caso della nave Diciotti. Il premier fa riferimento al salvataggio da parte delle motovedette della guardia costiera, e poi di nave Diciotti, delle 190 persone a bordo di un barcone che si trovava vicino alla zona Sar italiana. Lasciando il barcone dopo il salvataggio “i militari italiani accertavano che non vi erano altre persone a bordo). Furono poi riscontrate tracce di affondamento del barcone.

“Non bella pagina per Europa”

“Va comunque precisato che nei giorni in cui la nave “Diciotti” è stata ormeggiata nel porto etneo è stata costantemente assicurata ogni necessaria assistenza ai migranti. Non è stata, invece, una bella pagina per l’Europa: che ha perso l’occasione per dare concretezza a quei principi di solidarietà e responsabilità che vengono costantemente evocati a destra e a manca come valori fondamentali dell’ordinamento europeo”ha detto ancora Conte.

“Italia non più disponibile ad accoglienza indiscriminata”

“Quello che è cambiato rispetto al passato è che l’Italia non è più disponibile ad accogliere indiscriminatamente i migranti, contribuendo seppure involontariamente a incrementare il traffico di esseri umani e supplendo alla responsabilità che spetta all’Unione europea, ottundendo il vincolo di solidarietà che grava su ciascuno Stato membro”. Lo dice il presidente del consiglio Giuseppe Conte, riferendo in Senato sul caso della Diciotti.


Il resoconto dettagliato del salvataggio

Nell’aula del Senato il premier Conte ha ricostruito punto punto cosa accadde quella notte: “Alle 3.20 del 16 agosto, giunti a meno di 4 miglia dal limite dell’area di competenza SAR italiana, ancorché in piena zona contigua italiana, i migranti contattavano via telefono il Comando Generale Capitanerie di Porto riferendo che la situazione a bordo si era aggravata a causa del fatto che il barcone si era fermato e cominciava ad imbarcare acqua. Posto che le comunicazioni pervenute erano idonee a configurare un concreto ed imminente pericolo di vita per i migranti, rafforzate dalla previsione del peggioramento delle condizioni meteo marine in zona (mare forza 4, con onde di circa 2 metri), confermato dalle unità Guardia Costiera in area, il Comando Generale Capitanerie disponeva l’intervento immediato (ore 3:21) dei mezzi della Guardia costiera italiana. L’operazione di soccorso avveniva a circa 18 miglia da Lampedusa e 70 miglia da Malta e 97 dal porto della Valletta”, dice Conte al Senato.

“Malta non è voluta intervenire”

Di ciò, spiega il premier, “veniva data comunicazione all’Autorità maltese che però rispondeva solo una volta intraprese le operazioni di soccorso, oltretutto dichiarando la volontà di non interferire. Tutto ciò nonostante Malta fosse stata messa a conoscenza, per iscritto, che il barcone era in procinto di affondare con i propri occupanti. Con lo stesso messaggio si chiedeva il contestuale porto di sbarco dei migranti a Malta. Le unità maltesi, già precedentemente individuate in navigazione nei pressi del barcone, si erano nel frattempo allontanate una volta giunte in prossimità dell’area di responsabilità SAR italiana. Al momento del soccorso, le unità più vicine ed utilmente impiegabili risultavano, pertanto, le sole motovedette della Guardia costiera italiana”.

Il presidente del consiglio Giuseppe Conte aggiunge: “Concluse le operazioni, al fine di verificare l’eventuale presenza di altre persone a bordo, l’equipaggio della motovedetta CP 324 effettuava una ricognizione del barcone, constatando un elevato livello di acqua nel locale motore; attesa la pericolosità e le critiche condizioni di stabilità del mezzo, i militari lasciavano immediatamente l’imbarcazione dopo aver accertato che non vi erano altre persone a bordo”, dice Conte. “A causa dell’elevato numero di persone soccorse che, a fine operazione risulteranno essere 190, per il peggioramento delle condizioni meteorologiche e l’impossibilità di utilizzare l’hot spot di Lampedusa, i naufraghi venivano suddivisi tra le due motovedette intervenute e successivamente trasferiti su nave Diciotti, nel frattempo avvicinatasi in zona, sulla quale era imbarcato un team sanitario e mediatori culturali in grado di fornire assistenza. Nelle ore seguenti, sulla base del triage sanitario effettuato a bordo dal personale medico imbarcato, veniva effettuata l’evacuazione medica a favore di 13 migranti su Lampedusa (7 infermi e 6 accompagnatori)”.

Conte sottolinea che alle prime luci del giorno 16, “il Comando Generale delle Capitanerie disponeva un sorvolo di un velivolo della Guardia Costiera, già impegnato in attività di sorveglianza marittima per una ricognizione della zona, rilevando l’assenza del barcone ma riscontrando chiare tracce di un affondamento quali iridescenze da idrocarburi, diversi giubbotti di salvataggio ed elementi strutturali di un’imbarcazione riconducibili al barcone in parola. Questi ultimi ci inducono a concludere che senza l’intervento concreto e diretto della Guardia Costiera italiana, molte di queste persone sarebbero morte“.

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