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Migranti, Di Pietro (Asgi): “Su Aquarius Italia fuorilegge”

A parlare con l'agenzia 'Dire' è un avvocato socio dell'Asgi, l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione

Pubblicato:12-06-2018 17:45
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:15

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ROMA – “La situazione dell’Aquarius è ancora in divenire, quindi è presto per fare previsioni. Certo è che il governo italiano ha violato tante norme, internazionali e non, mentre Malta da un punto di vista giuridico – lasciando da parte per un momento valori quali solidarietà e umanità – potrebbe non avere responsabilità in questa vicenda”. A parlare con l’agenzia ‘Dire’ è Francesco Di Pietro, avvocato socio dell’Asgi, l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione.

Nel fine settimana scorso, spiega l’esperto, “l’Sos è stato diramato dal Comando generale della capitaneria di porto di Roma, che ha chiesto espressamente alla nave Aquarius della ong Sos Mediterranee di intervenire per soccorrere gli oltre 600 migranti alla deriva. Ciò fa sì che la competenza a intervenire sia dell’Italia, Paese da cui è partita la richiesta di intervento, così come prevede la Convenzione Sar (Ricerca e salvataggio in mare) del 1979”. Inoltre, prosegue Di Pietro, “l’Imo, l’Organizzazione marittima internazionale, insieme con l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) hanno diffuso linee guida contenenti principi e pratiche da applicare a migranti e rifugiati nel salvataggio in mare. Qui si specifica l’obbligo del comandante della nave che ha soccorso di garantire la tutela dei rifugiati tratti in salvo, portandoli verso un porto in cui sia possibile presentare la domanda di protezione internazionale”.

Una disposizione che è stata emendata dall’Imo, la quale ha disposto che “gli Stati cooperarino tra loro, in modo che i comandanti siano sollevati dagli obblighi di assistenza, e favorendo una deviazione minima dalla rotta prevista”. In effetti, l’Aquarius a un certo punto della vicenda si trovava poco più vicina a Malta che all’Italia, e questo avrebbe potuto prevedere l’intervento a La Valletta. Tuttavia Malta non ha sottoscritto l’emendamento Imo, “quindi- osserva l’avvocato- la ‘voce grossa’ che l’Italia ha fatto con Malta è opinabile”.


Francesco Di Pietro suggerisce inoltre che “il governo potrebbe essere accusato di omissione di soccorso”. Già nel 2012 la Corte di giustizia europea aveva condannato l’Italia per lo stesso motivo, “nel caso Hirsi Jamaa”. “E se qualcuno restasse ferito, o peggio, nei trasbordi dalla Aquarius alla nave della Guardia costiera italiana annunciati quest’oggi? E se nei quattro giorni di navigazione verso Valencia dovessero registrarsi altri problemi medici?”.

Non ultimi, gli obblighi rispetto all’accoglienza dei rifugiati: “A bordo dell’Aquarius sappiamo che ci sono donne e minori, e questo basta a confermare che ci sono richiedenti protezione internazionale. Lo prevede l’art. 33 della Convenzione di Ginevra sui Diritti umani del 1951 – dice ancora Di Pietro – secondo cui ‘nessuno Stato contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche’. Un principio garantito anche dalla Costituzione italiana, e ribadito dal Testo unico sull’immigrazione, che prevede una nozione molto ampia di protezione: i cosiddetti migranti economici di cui parlano alcuni media e politici nella giurisprudenza non esistono”.

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