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Rosati: “Fiducia su Pd per città più giusta e facile da vivere” VIDEO

Antonio Rosati, esponente di lungo corso del Pd romano, parla con l'agenzia DIRE delle prossime amministrative

Pubblicato:12-05-2016 12:37
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:43

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ROMA – “Dobbiamo parlare alle persone, alle famiglie che vivono nella precarietà, agli anziani poveri e ai giovani in cerca di un futuro. Dobbiamo percepire la loro paura e farci paladini dell’uguaglianza. Solo così il Pd potrà vincere la sfida contro l’astensionismo e la disaffezione”. Antonio Rosati, esponente di lungo corso del Pd romano, parla con l’agenzia DIRE delle prossime amministrative, con il Partito democratico che ancora fatica a farsi strada e una sinistra, quella di Fassina, che al momento è fuori dalla campagna elettorale. “Offriamo loro una sponda politica- dice- perché sono di più le cose che ci uniscono che quelle che ci dividono“. E al candidato Alfio Marchini rimprovera una certa distrazione sulle unioni civili e la posizione della Chiesa…


– Manca meno di un mese alle comunali per la scelta del nuovo sindaco di Roma. Secondo i sondaggi, il candidato del Partito democratico, Roberto Giachetti, non è detto che arrivi al ballottaggio. Su che cosa deve puntare il Pd per guadagnare terreno? “E’ vero, non dobbiamo nascondere che per noi questa è una campagna elettorale difficilissima. Forse la più difficile degli ultimi 25 anni. Questo non per colpa di Giachetti, che anzi coraggiosamente eredita una situazione molto complessa. Io ho fiducia che riusciremo ad arrivare al ballottaggio, ma in effetti il rischio di non farcela c’è. Giachetti sta facendo una campagna generosa, ma registro una certa difficoltà con le persone che incontro: il Pd rischia una grande astensione, una grande caduta di stima e di affetto. Le ragioni sono ampiamente note e credo che, come ha detto Renzi, dopo il referendum costituzionale ci sarà una stagione congressuale. A Roma dovremo analizzare bene tutto quello che è successo, perché non lo abbiamo mai fatto fino in fondo. Per quanto riguarda le amministrative, oltre i programmi che Giachetti sta mettendo in campo, alcuni anche molto nuovi, credo ci sia bisogno di trovare sintonia con il grande sentimento di paura che c’è a Roma e in tutta Europa. Noi dobbiamo farci paladini, e dunque Giachetti in testa a noi, di un grande tentativo di colmare le enormi disuguaglianze che si sono create in questi anni. Anche nella Capitale i numeri ci dicono che sono in aumento gli anziani poveri, le famiglie in povertà, quelle che sono sempre in situazione di precarietà e anche i giovani in cerca di futuro. Questo fa nascere paura e ansia, che sono l’anticamera della schiavitù. E poi c’è il voto di opinione di tutti coloro che vogliono capire se noi siamo ancora una grande forza progressista. Bene quindi sulle unioni civili e sulla redistribuzione della ricchezza, così come la libertà di avere una città più sicura, che non vuol dire solo repressione, ma anche più cultura, più fantasia e scuole aperte 10 ore al giorno. Ma noi dobbiamo parlare a questo elettorato e dire anche che abbiamo capito la lezione, come dimostra il grande rinnovamento che si vede anche dai nostri candidati, tutti giovani straordinariamente perbene e molto preparati”.

– Nel frattempo, almeno per il momento la campagna elettorale (e gli elettori) ha perso un candidato: Stefano Fassina. Cosa cambia nel panorama politico romano senza la presenza di una forza di sinistra come Si-Sel? “Vediamo che cosa deciderà il Tar, ma sono molto dispiaciuto. Non gioisco di questo, perché tra l’altro con questa componente, con questa parte della sinistra continuiamo a governare parti importanti del Paese in maniera brillante, come alla Regione Lazio. Qualora il Tar dovesse respingere il ricorso di Fassina, rischiamo una profonda ferita in città. La mia opinione è che come Partito democratico dobbiamo offrire loro una sponda politica che possa raccogliere alcune istanze programmatiche. Sono convinto tra l’altro che le cose che ci uniscono sono abbondantemente superiori rispetto a quelle che ci dividono. L’ho già detto all’inizio di questa campagna elettorale, per governare Roma serve un fronte largo che raccolga le istanze e le passioni della Roma migliore, dalle straordinarie energie del mondo cattolico alle sensibilità di Sel e Sinistra italiana”.


– Le grandi manovre nel centrodestra hanno visto invece Berlusconi mettere da parte il suo candidato Bertolaso per convergere sul civico Marchini. “Berlusconi dimostra sempre uno straordinario fiuto nei momenti di difficoltà e proietta Marchini come un candidato possibile. Ma questo a mio avviso crea anche un danno a Marchini, proprio perché gli toglie quell’idea di civico e lo fa diventare un candidato politico. E poi, anche le ultime uscite sulle unioni civili mi hanno stupito molto, le ho trovate strumentali e anche un po’ datate. Prima di tutto, qualora diventasse sindaco, Marchini dovrà applicare le leggi dello Stato. Ma non c’è solo questo: noto che forse negli ultimi due anni Marchini si è distratto e ha seguito poco Papa Francesco. C’è un grande dibattito nella Chiesa che Marchini sembra non aver seguito e che ha visto Papa Francesco lanciare la via dell’amore o, uso il plurale, degli amori, come via maestra per le famiglie”.

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