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Terremoto, i familiari delle vittime: “I Governi ascoltano, ma la gente se ne va”

Guardare al terremoto di Amatrice e del centro Italia dalla visuale intollerabile di chi ha perso un figlio, Filippo, di 22 anni

Pubblicato:12-03-2019 12:16
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:13

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ROMA – Guardare al terremoto di Amatrice e del centro Italia dalla visuale intollerabile di chi ha perso un figlio, Filippo, di 22 anni. Mario Sanna lo ha fatto con la tenacia di chi ci crede, nonostante il dolore e la fatica.

“Ora siamo nella fase del terzo ascolto. C’e’ stato l’ascolto di Errani, poi quello della De Micheli. Ora Farabollini e Crimi. Facciamo tre anni il 24 agosto. Un anno ad ascolto”, dice a proposito dei governi che si susseguono. E ognuno inizia da capo.

Inaugura una nuova era, ovviamente dopo essersi messo in ascolto. “In queste condizioni, anche per chi vuole rimanere con caparbieta’, diventa difficile. Stiamo parlando di un terzo del territorio italiano, non solo di Amatrice. Io dico: basta ascolto. Forse bisogna metterci mano in fretta alle questioni”, si sfoga Sanna.


Oggi ha portato anche alla Camera dei deputati il “Sorriso di Filippo”, cosi’ si chiama l’associazione creata per favorire gli studi universitari dei giovani nell’area del terremoto. Il gruppo del Pd con Stefania Pezzopane, Chiara Braga e Graziano Delrio propone al Parlamento l’istituzione di un fondo da 20 milioni di euro per i familiari delle vittime.

“Mi viene da dire ‘finalmente’- commenta Sanna- perche’ nei decreti che ci sono stati in questi anni, non si parla mai dei familiari delle vittime che sono quelli che subiscono totalmente la tragedia. Le case, i negozi, le stalle, quelle le ricostruisci. Ma con le macerie dell’anima, e’ piu’ difficile”.

Ritardi. O semplicemente ritmi diversi. Quello di chi deve rimettere in piedi una vita. Quelli lenti delle istituzioni. Il tempo di Amatrice e i tempi di Roma. Viene facile la tentazione di giudicare, di dire: e’ colpa della politica. “Sia chiaro per noi qui non c’e’ un primato di chi arriva prima. Mi piacerebbe che tutti firmassero questa proposta. Piu’ che questa o quell’adesione, a noi importa che questa diventi una proposta permanente per tutte le vittime delle catastrofi, non solo del terremoto”, dice Mario Sanna.

Facciamo un bilancio. Come si vive nel cratere, tre anni dopo? “In Italia si riesce sempre a ricominciare daccapo. Ad Amatrice siamo al terzo commissario. Questo lasso di tempo per l’ascolto, per vedere quali sono le condizioni dei terremotati negli anni, e’ una perdita di tempo. Lo sappiamo come stanno i terremotati. E dove stanno. E’ una perdita di tempo e piu’ il tempo si allunga piu’ in quei territori ci sara’ un esodo”, spiega Sanna.

E aggiunge: “Sono passati quasi tre anni, sopportare queste condizioni psicologiche ed effettive non e’ facile. Ci sono dei quartieri di case che sono stati posti in luoghi da cui per arrivare al paese passa un autobus ogni cinquanta minuti. Non c’e’ nulla. Queste persone vivono in una situazione di difficolta’ psicologica, con un inverno che arriva a meno venti. Isolati rispetto al resto della comunita’: ma mi dite quanto possono ancora resistere?”.

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