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Orrore in Sicilia, costretta a prostituirsi a 13 anni. In manette anche la madre

La ragazzina veniva venduta della donna e costretta a subire violenze sotto la costante minaccia di morte

Pubblicato:12-03-2019 09:20
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:13
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PALERMO – Una ragazzina di 13 anni sarebbe stata costretta a prostituirsi sotto minaccia di morte: sei arresti nell’Agrigentino, tra cui la madre della bambina. L’indagine, coordinata dala Procura di Palermo, è stata portata avanti dai carabinieri di Sciacca che hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal gip nei confronti di cinque uomini ed una donna, tra la cittadina agrigentina di Menfi e quella trapanese di Gibellina.

Queste le accuse: induzione alla prostituzione minorile, sfruttamento e favoreggiamento della stessa, violenza sessuale e atti sessuali con minorenne aggravati. I carabinieri parlano di una realtà “di profondo degrado e disagio sociale”, dove la vittima all’epoca dei fatti era appena 13enne.

L’indagine è nata nel dicembre 2017, quando i carabinieri scoprirono un 60enne in auto con la ragazzina nel comune agrigentino di Sambuca di Sicilia: in quell’occasione si scoprì che l’uomo stava portando la ragazzina in un ovile dove altri avrebbero abusato di lei. Il 60enne fu arrestato per sfruttamento della prostituzione minorile e la ragazzina venne condotta presso una struttura protetta.


A questo punto, però, i militari hanno continuato a indagare con intercettazioni e pedinamenti e così oggi sono scattati i nuovi provvedimenti non solo nei confronti della madre della ragazzina e del 60enne, ma anche nei confronti dei clienti con i quali la minore, “sotto costante minaccia di morte”, sarebbe stata costretta ad avere rapporti sessuali. I clienti avrebbero pagato somme dai 30 ai 200 euro per prestazione e avrebbero abusato della ragazzina direttamente presso case di campagna di loro proprietà o addirittura presso un ovile. A gestire il tutto sarebbe stata la madre e uno tra gli uomini arrestati: secondo la ricostruzione dei carabinieri, i due accompagnavano la ragazzina sul luogo prestabilito per l’incontro intascando in cambio la somma di denaro stabilita. Tutto questo “sotto le costanti e reiterate minacce rivolte nei confronti della giovane”. Nel corso delle audizioni, avvenute in presenza sia di alcuni militari specializzati per reati in materia di violenza di genere che di psicologi incaricati, la ragazzina ha descritto con precisione il luogo degli incontri, le persone e gli oggetti di arredo presenti nei locali utilizzati per le violenze. I riscontri positivi forniti dai laboratori scientifici del Ris di Messina “hanno infine confermato pienamente il quadro probatorio”. 

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