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Nel nuovo piano porti navi Gnl (e anche Gpl)

Pujia: "E' un'operazione di strategia, anche politica, che serve a riorganizzare il sistema attuale a livello nazionale, ma anche a ridisegnare un percorso in sintonia con quanto definito a livello europeo sui porti 'core', le reti Ten- T (Trans-European transport network)- spiega - soprattutto con la possibilità di utilizzare i fondi europei per i nostri porti e operatori"

Pubblicato:12-03-2015 15:48
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:10

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nave (700 x 515)ROMA – Riorganizzazione del sistema portuale tenendo conto dell’introduzione dell’alimentazione delle navi a gas. Un cambiamento che sarà necessario viste le nuove norme europee sulle emissioni marittime in vigore nel 2020 ma che porta con sé evidenti e innegabili vantaggi per l’ambiente, sostituendo il terribile (per l’impatto ambientale) bunker fuel marittimo. E a prenderne il posto potrà essere il Gnl, gas naturale (metano) liquefatto, di cui già si parla spesso, ma anche il Gpl, gas di petrolio liquefatto, quello che alimenta molte nostre auto. Quest’ultimo combustibile gassoso andrebbe ad alimentare navi di piccolo cabotaggio, da piccola pesca o da diporto. Ne parla Enrico Maria Pujia, direttore generale per il Trasporto marittimo e per le vie d’acqua interne del ministero delle Infrastrutture e trasporti, a margine dell’assemblea annuale di Assogasliquidi/Federchimica sul tema ‘I settori del Gpl e del Gnl: scenari e prospettive di sviluppo’, oggi a Roma.
Il Piano nazionale sui porti “è un’operazione di strategia, anche politica, che serve a riorganizzare il sistema attuale a livello nazionale, ma anche a ridisegnare un percorso in sintonia con quanto definito a livello europeo sui porti ‘core’, le reti Ten- T (Trans-European transport network)- spiega Pujia- soprattutto con la possibilità di utilizzare i fondi europei per i nostri porti e operatori”.
In questo contesto “andrà tenuto conto nella definizione del piano, che sarà strategico senza entrare nel merito delle singole questioni portuali, di una rivisitazione delle specificità e vocazioni dei singoli porti“, spiega l’esperto del Mit, e tra questi ci sono “Augusta, ad esempio, che è un porto prettamente petrolifero, o Trieste, dove passa tutto il rifornimento per il centro-nord Europa”. Per questi porti, quindi, e non solo, “si potrà pensare anche anche a un’implementazione sull’utilizzo di nuovi combustibili come il Gnl”, dice Pujia.

“Se si arriverà a breve, come spero, a una trasformazione dei sistemi di propulsione delle navi, con l’uso di combustibili alternativi come il gas, sarà anche necessario ridisegnare un sistema a livello nazionale di punti di rifornimento e stoccaggio”, rileva Enrico Maria Pujia, direttore generale per il Trasporto marittimo e per le vie d’acqua interne del ministero delle Infrastrutture e trasporti.

 
Rispetto alla tempistica del piano della portualità, arriverà “a breve, si stanno definendo a livello politico alcuni aspetti, quindi credo che nel giro di un mese sarà pronto e approvato- spiega Pujia- poi ci sarà una fase di ridefinizione di norme per rendere l’attuazione del piano in modo pratico con norme operative”.


 
Come si diceva, per le navi in campo non c’è solo il Gnl, ma c’è anche il Gpl. “Sulle piccole imbarcazioni si usa il Gpl mentre per la propulsione delle grosse navi il Gnl, perché hanno bisogno di un combustibile più energetico”, precisa il direttore generale per il Trasporto marittimo e per le vie d’acqua interne del Mit. “Si parte dalla necessità di verificare che le norme che stiamo definendo, soprattutto dal punto di vista tecnico per la sicurezza della navigazione e degli impianti installati, siano concretamente operative- spiega Pujia- a questo proposito abbiamo pensato a un progetto sperimentale per intervenire su un’imbarcazione da diporto o da piccola pesca per installare un’alimentazione a Gpl, sperimentarlo e verificare che non vi siano aspetti trascurati”.
Per ora “abbiamo coinvolto prevalentemente gli operatori dell’Adriatico che sono più propositivi e stanno spingendo parecchio- segnala l’esperto del Mit- soprattutto nella laguna di Venezia, dove c’è un forte interesse della piccola pesca perché gli operatori abbatterebbero anche i costi, e interesse anche da parte di cantieri navali dedicati alle piccole imbarcazioni da diporto che vorrebbero definire degli impianti da installare sulle vecchie imbarcazioni. Sulle navi di nuova costruzione non c’è problema, ormai ci sono le normative”.

 

Alcuni operatori temono però che anche nel passaggio all’alimentazione a gas delle navi italiane si verifichei il fenomeno del ‘gold plating’, cioè quell’indurimento italiano delle norme Ue già severe che molti probleimi crea in vari settori. “Nel gruppo di lavoro ci confrontiamo, con Vigili del fuoco e Capitanerie di porto e altri, proprio per cercare di semplificare- spiega Enrico Maria Pujia, direttore generale per il Trasporto marittimo e per le vie d’acqua interne del ministero delle Infrastrutture e trasporti- infatti in una fase di sperimentazione quando manca una normativa specifica, dobbiamo derogare alcune misure di sicurezza“.

 
L’obiettivo “è svolgere una serie di sperimentazioni“, come quella che ha visto il 16 maggio 2014 il primo rifornimento di gas naturale liquefatto (Gnl) di una nave da una autobotte parcheggiata a bordo molo all’interno della darsena s. Egidio del porto di Civitavecchia, “per verificare le criticità normative e passare a modifiche che consentano sicurezza e uso effettivo di questo combustibile”, conclude Pujia.

di Roberto Antonini

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