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Tav, ecco l’analisi costi benefici: si perdono 7 miliardi. Ma fermarla può costarne fino a 4,2. Toninelli: “Deciderà l’intero Governo”

ROMA - La 'famosa' analisi costi benefici sulla Tav, a cui stava lavorando la task force di esperti nominati dal

Pubblicato:12-02-2019 10:40
Ultimo aggiornamento:12-02-2019 10:40

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ROMA – La ‘famosa’ analisi costi benefici sulla Tav, a cui stava lavorando la task force di esperti nominati dal ministero dei Trasporti, è finalmente arrivata. E il responso è più che negativo: realizzare la Tav costa, in termini di perdite, tra i i 7 e gli 8 miliardi di euro. I vantaggi che le precedenti analisi avevano fatto risaltare vengono ora rivisti e in alcuni casi completamente ribaltati, sicchè dalla realizzazione dell’opera emergerebbero solo vantaggi irrisori. A partire dai risparmi di tempo per chi viaggia su auto, che risultano risotti a  poche decine di secondi: un minuto e 20 secondi, ad esempio, per chi si sposta da Milano a Lione. E di appena 5 secondi per chi percorre la sempre congestionata sulla tangenziale di Torino.

Scarsa anche la diminuzione del traffico di merci (Tir) su gomma (verrebbero meno 2-3 mila tir al giorno, quando quotidianamente sulla tangenziale di Torino ne passano 60.000), trascurabili i vantaggi ecologici che deriverebbero dal passaggio alla ferrovia e ‘pesanti’ i costi anche in termini di minori accise per le finanze pubbliche. Insomma, una bocciatura totale.

Il ministro Danilo Toninelli- salvo ricordare che a prendere la decisione sarà il Governo “nella sua collegialità”- ha commentato l’analisi dicendo che si tratta della prima relazione “indipendente” e ha nuovamente espresso la sua (già nota) opinione: “Questi soldi andrebbero spesi in un altro modo”, chiamando nuovamente in causa la Metro 2 a Torino.


Il problema, ora, è la stima di quanto costerà dare lo stop all’opera: 1,3 miliardi di euro di sicuro, dice la relazione dei tecnici, costi che però potrebbero lievitare fino a 4,2 miliardi.

TONINELLI: QUESTI NUMERI SONO IMPIETOSI, CI SONO ALTRE PRIORITÀ

“Come ciascuno adesso può vedere da sé, i numeri dell’analisi economica e trasportistica sono estremamente negativi, direi impietosi: stiamo parlando di costi che, su un trentennio di esercizio dell’opera, superano i benefici di quasi 8 miliardi, tenendo conto del solo esborso per il completamento. Una cifra che scende appena a 7 miliardi se si considera uno scenario più ‘realistico’ di crescita dell’economia, dei traffici e di cambio modale”. Lo dice il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, commentando l’analisi costi benefici della Tav.

“Secondo il soggetto proponente, grazie alla nuova linea i flussi di merci su ferro dovrebbero moltiplicarsi magicamente di ben 25 volte da qui al 2059. In realtà, i numeri ci dicono che dovremmo spendere oltre 5 miliardi di fondi pubblici per spostare dalla strada alla ferrovia, se va bene, 2mila o 3mila tir al giorno, quando sulla Tangenziale di Torino, per dare un termine di paragone, passano quotidianamente 60mila mezzi pesanti. Voglio ribadirlo: Lione è una bellissima città, ma è evidente che ci siano altre priorità infrastrutturali in questo Paese”, spiega.

La decisione finale, come è naturale che sia, spetta ora al Governo stesso nella sua piena collegialità”, aggiunge Toninelli.

“È la prima analisi realmente indipendente”

“Siamo di fronte a un lavoro tecnico molto accurato, realizzato da un gruppo di studiosi che fanno capo alla Struttura Tecnica di Missione del Mit e di cui nessuno ha mai contestato la competenza. Una task force indipendente che tutti conoscevano già dall’agosto scorso e che ha impiegato alcuni mesi di lavoro per portare a compimento l’analisi, anche perché nel frattempo è impegnata, come detto, in approfondimenti analoghi su altre opere”, dice  ancora Danilo Toninelli, commentando l’analisi costi benefici della Tav.

“Inoltre, siamo di fronte a un’indagine talmente obiettiva da partire dai dati dell’Osservatorio Torino-Lione del 2011, quindi una fonte che deve tranquillizzare i favorevoli al progetto. Ed è la prima analisi costi-benefici realmente indipendente, lo ribadisco, per cui abbiamo evitato finalmente di chiedere all’oste se il vino è buono”, continua.

“I risparmi di tempo? Poche decine di secondi”

“Lo studio della task force del professor Ponti- rincara il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti- è persino troppo generoso quando tratta dei benefici dell’opera e si sofferma sulla decongestione stradale. Infatti essa frutta 2 miliardi nello scenario ‘ottimistico’ e un miliardo in quello ‘realistico’. Ma si tratta in media di risparmi di tempo per chi viaggia su gomma talmente impercettibili, per lo più poche decine di secondi, che in effetti rappresentano un vantaggio economico nullo. Basti dire che sull’intero tragitto da Milano a Lione, il Tav farebbe risparmiare appena un minuto e 20 secondi a chi continua a spostarsi su strada e appena 5 secondi a chi percorre l’intera tangenziale di Torino ogni mattina. Un’inezia”.

“Per noi quei soldi vanno usati diversamente”

“Dunque- continua il titolare del dicastero di Porta Pia- secondo noi quei soldi andrebbero usati diversamente. D’altronde, a fronte di una analisi economica negativa per 7-8 miliardi, a seconda degli scenari, l’analisi giuridica ci dice che rinunciare all’opera ci potrebbe costare alcune centinaia di milioni, mentre la gran parte dei fondi Ue in ballo potrebbe comunque essere oggetto di una nuova negoziazione politica. A parte vanno considerati gli esborsi per l’adeguamento del Frejus, tutti da definire perché ancora manca una progettazione Rfi. Ecco allora che a nostro avviso queste risorse possono essere indirizzate verso grandi opere molto più utili e urgenti per Torino e per tutto il Piemonte. Ad esempio la Metro 2: stiamo parlando – spiega Toninelli – di 26 km che sarebbero in grado di decongestionare davvero il traffico in città e non solo. Stiamo parlando del tunnel che ci serve, lo chiamerei quasi un SuperTav”.

“Infine, la valutazione negativa della Torino-Lione che emerge dall’analisi, voglio dirlo in modo chiaro, non è contro la Ue o contro la Francia. Essa si configura piuttosto come un prezioso elemento di informazione per indicare a tutti gli interlocutori l’opportunità di verificare se esistano impieghi migliori delle risorse che sarebbero destinate al progetto. In ogni caso- conclude il ministro Toninelli- da parte mia quanto fatto finora è funzionale all’impegno assunto dal Governo nella sua interezza e nell’interesse dei cittadini”.

STOP OPERA COSTA 1,3 MILIARDI, MA SI RISCHIA DI PAGARNE FINO A 4,2 

Fermare la Tav potrebbe costare circa 1,3 miliardi tra contratti in corso per servizi di ingegneria e lavori. Nella relazione tecnico giuridica si chiarisce che non si possono “determinare in maniera netta i costi in caso di scioglimento: su tale calcolo insiste principalmente la variabile costituita dall’esistenza di più soggetti sovrani che dovrebbero inevitabilmente considerare in sede negoziale le rispettive posizioni”. Inoltre “l’importo relativo potrebbe essere addebitato solo all’esito di un procedimento complesso il cui risultato è del tutto impredicibile“.

La relazione segnala comunque una serie di “coordinate” previste dal Grant agreement e della rivalsa relativa alla parte di costi sostenuti dalla Francia per la parte delle indagini che appunto si aggira complessivamente intorno a 1,3 miliardi di euro. La relazione, infine, stima “il costo del contenzioso in un range che può arrivare a un massimo del 30% dell’ammontare complessivo dei costi quantificati” che è cifrato in 9,6 miliardi. Quindi si tratterebbe di circa 2,9 miliardi che sommati ai circa 1,3 miliardi tra contratti e servizi farebbero lievitare il costo dello stop alla Tav a circa 4,2 miliardi.


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ECCO COSA DICE IL DOCUMENTO DEL MINISTERO:

REALISTICAMENTE PERDITE DI 7-8 MILIARDI

Lo scenario realistico sulla Tav ipotizzato nell’analisi del Mit prevede che il valore attuale netto economico (Vane), il saldo tra i costi e i benefici, sia “pari rispettivamente a -6.995 milioni considerando i costi ‘a finire’ e a -7.949 milioni qualora si faccia riferimento al costo intero”.

“Considerato che i costi attualizzati di investimento ‘a finire’ e gestione dell’opera assommano a 7,9 miliardi, il ‘valore attuale netto economico’ (VANE, ndr) ossia la perdita di benessere – differenza tra costi sostenuti e benefici conseguiti – conseguente alla realizzazione dell’opera risulta pari a 7 miliardi“, si legge nella conclusioni dell’Analisi costi benefici.

“A tale valore devono essere sottratti i costi di ripristino delle opere realizzate finora (messa in sicurezza delle gallerie e rinaturalizzazione dei siti) stimati pari a 347 milioni e quelli della ‘messa in sicurezza’ della linea storica che, a seconda degli scenari di traffico che si intenderà considerare, potrà essere garantita con interventi a basso impatto economico ovvero con altri di maggiore rilievo, da definirsi a seguito di una specifica analisi del rischio nonché dei benefici attesi, per un ammontare massimo di 1,5 miliardi”. Al netto di tali costi, “il VANE risulterebbe pari a -5,7 miliardi2.

L’Analisi costi benefici del Mit si basa su “uno scenario di domanda (più) realistico che si differenzia da quello sopra valutato per i seguenti elementi: vengono dimezzati i flussi di merce attratti dal modo stradale; si assume che la diversione modale avvenga su percorsi non superiori ai 500 km in territorio italiano e francese e non si verifichi (o non sia attribuibile direttamente al progetto) per le tratte più periferiche (ad esempio internamente alla Slovenia); si assume un tasso di crescita dei flussi di merci e di persone pari all’1,5% (invece del 2,5%); per i passeggeri la domanda generata per il segmento di lunga percorrenza viene assunta pari al 50% di quella esistente (invece del 218%) e quella dei passeggeri regionali al 25% (invece del 50%)”.

In questo scenario il VANE “risulta pari rispettivamente a -6.995 milioni considerando i costi ‘a finire’ e a -7.949 milioni qualora si faccia riferimento al costo intero. Relativamente allo scenario ‘Osservatorio’, la riduzione delle perdite di benessere derivanti dai minori introiti da pedaggio per i concessionari e da accise per gli Stati risulta più rilevante rispetto alla diminuzione dei benefici per gli utenti e delle esternalità”.

RISPARMIO DI SOLO UN MINUTO E 20 SECONDI MILANO-LIONE

Realizzando la Torino – Lione “in media lungo tutta la giornata, la durata dei viaggi dei veicoli tra Milano e Parigi si riduca di 2 minuti e 20 secondi; quelli tra Milano e Lione si accorcerebbero di 1 minuto e 20 secondi e il tempo di attraversamento della tangenziale di Torino diminuirebbe di circa 5 secondi“. Lo stabilisce l’attesa analisi Costi-Benefici sulla Tav pubblicata sul sito del ministero delle Infrastruture e Trasporti.

“I benefici economici dei risparmi di tempo da congestione, che nel loro valore totale annuo superano nell’ultimo anno di analisi i cento milioni di euro, derivano in realtà da risparmi di tempi individuali molto piccoli, dell’ordine delle decine di secondi, pur se differenziati tra orari di punta e quelli ove non vi è congestione”, precisa l’Analisi costi benefici.

“REDDITIVITÀ FORTEMENTE NEGATIVA”

“L’analisi condotta mostra come, assumendo come dati di input relativamente alla crescita dei flussi di merce e dei passeggeri e agli effetti di cambio modale quelli non verosimili contenuti nell’analisi costi-benefici redatta nell’anno 2011, il progetto presenta una redditività fortemente negativa“. Lo stabilisce l’attesa analisi Costi-Benefici sulla Tav pubblicata sul sito del ministero delle Infrastruture e Trasporti.

CON PESO ACCISE COSTO ITALIA-FRANCIA 11,6 MILIARDI

“Con riferimento all’impatto sulle finanze pubbliche degli Stati interessati, il costo da sopportare in caso di realizzazione del progetto non è rappresentato dalla somma dei soli costi di investimento e di gestione; a questi devono infatti essere sommate le minori accise che portano il bilancio complessivo da 10 a 11,6 miliardi (flussi attualizzati) nello scenario ‘realistico’ e a 16 miliardi in quello ‘Osservatorio 2011’”. Lo stabilisce l’attesa analisi Costi-Benefici sulla Tav pubblicata sul sito del ministero delle Infrastruture e Trasporti.

“Gli Stati subiscono una perdita netta di accise che supera gli 1,6 miliardi e i concessionari una riduzione delle entrate da pedaggio, al netto della riduzione dei costi per la minore usura della infrastruttura, che sfiora i 3 miliardi”, si legge ancora nell’Analisi Costi-Benefici sulla Tav.

VANTAGGI SPOSTAMENTO TIR “INFERIORI A PERDITE”

Sul fronte delle merci, per quel che riguarda la linea ferroviaria Torino-Lione “lo spostamento modale dalla strada alla ferrovia risulta essere socialmente inefficiente”. Infatti “il beneficio economico conseguente alla possibilità di instradare treni lunghi e pesanti sull’itinerario ‘di pianura’ reso possibile dall’opera in esame, sommato alla riduzione delle esternalità negative risulta minore della perdita di accise e di pedaggi”. Lo stabilisce l’attesa analisi Costi-Benefici sulla Tav pubblicata sul sito del ministero delle Infrastruture e Trasporti.

“Il risultato negativo è fortemente influenzato anche dal fatto che i flussi di traffico su ferrovia esistenti – ossia quelli che con certezza godrebbero della riduzione dei costi operativi – sono di entità molto modesta sia in termini assoluti sia rispetto a quelli che dovrebbero cambiare modo”, prosegue l’analisi.

Per i passeggeri, invece, l’Analisi costi benefici individua “un beneficio positivo pari a 1,3 miliardi”. L’indicazione che emerge dalla analisi con riferimento in particolare al traffico merci “è coerente con quanto la teoria economica afferma in merito alla tariffazione ottimale degli spostamenti che dovrebbe essere corrispondente alla somma del costo d’uso dell’infrastruttura e delle esternalità generate”, si legge nel documento. Nel caso in esame “la somma di accise e pedaggi risulta invece essere nella situazione attuale di circa l’80% superiore a tali costi”.

Il divario “risulta ancora più ampio sulle tratte autostradali non urbane anche in considerazione degli elevatissimi pedaggi previsti per l’attraversamento dei trafori del Frejus e del Monte Bianco che superano i 200 euro per viaggio”. Il fatto che l’attuale prezzo pagato dagli operatori stradali “sia largamente superiore al costo esterno e d’uso fa venir meno di per sé una delle due motivazioni economiche che possono giustificare l’investimento di risorse pubbliche (o la previsione di sussidi) al fine del perseguimento del cambio modale. Tale opzione si configura come una opzione di second best rispetto a quella ottimale sopra ricordata.

CLIMA, ENTITÀ DEGLI ECO VANTAGGI QUASI TRASCURABILE

“Pur in presenza di stime di cambio modale generose, i benefici ambientali attesi – monetizzati pari a circa 5 miliardi nello scenario ‘Osservatorio 2011’ – sono, a livello nazionale e ancor più europeo, di entità quasi trascurabile”. Lo stabilisce l’attesa analisi Costi-Benefici sulla Tav pubblicata sul sito del ministero delle Infrastruture e Trasporti. “Per quanto riguarda in particolare le emissioni di CO2, considerato che le politiche di cambio modale possono avere impatti molto limitati in termini di modifica delle quote di domanda soddisfatte rispettivamente dal trasporto su gomma e da quello ferroviario, obiettivi ambiziosi di riduzione possono essere conseguiti – come già accaduto nei decenni passati per gli inquinanti locali – solo grazie all’innovazione tecnologica dei veicoli e alla conseguente riduzione delle emissioni unitarie- prosegue l’analisi- tale necessaria condizione comporterebbe automaticamente una forte riduzione del ‘vantaggio competitivo ambientale’ del modo di trasporto ferroviario e, quindi, del beneficio dello spostamento dalla gomma alla ferrovia”.

“La componente positiva più rilevante è quella relativa alla riduzione delle esternalità ambientali e di sicurezza che risulta pari a circa 1,8 miliardi cui si somma un miliardo di diminuzione dei costi di congestione. I benefici economici per le merci si attestano intorno agli 1,4 miliardi e quelli per i passeggeri a 1,2 miliardi mentre i maggiori profitti per gli operatori ferroviari – nell’ipotesi di un assetto non concorrenziale del trasporto passeggeri – sono inferiori ai cinquanta milioni”, si legge ancora nell’analisi Costi benefici.

ROMANO (M5S): “ECOMOSTRO INUTILE CHE ANDAVA FERMATO”

“Il Tav è un’opera inutile, a confermarlo l’analisi costi-benefici. Ad opera compiuta la perdita netta sarebbe di 7 miliardi. Investimenti macro ma vantaggi micro, un ecomostro che andava fermato. #M5S #camera #paoloromano #notav”. Lo scrive su facebook Paolo Romano, deputato M5s alla luce del fatto che la tanto attesa analisi costi benefici è finalmente arrivata e questa mattina è stata pubblicata sul sito del ministero dei Trasporti.

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