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Il Chianti: “La Toscana dei vini faccia sistema, per l’anteprima 2019 tutti insieme”

Il presidente del Consorzio vino Chianti Giovanni Busi tira le fila dell'Anteprima 2018, appena conclusa

Pubblicato:12-02-2018 14:49
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:28
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FIRENZE – “Dopo quattro anni, quello del Chianti Lovers è ormai un format collaudato. La vera novità, quest’anno, è averlo organizzato insieme al Consorzio di tutela del Morellino di Scansano”. A tirare le fila dell’anteprima 2018 è il presidente del Consorzio vino Chianti Giovanni Busi, all’indomani del successo di pubblico dell’appuntamento organizzato alla Fortezza da Basso di Firenze. “E’ la prima volta in Toscana che due consorzi si ‘alleano’ per l’anteprima. Tuttavia questa scelta, che rappresenta un gran risultato, è solo il primo passo della strada da percorrere: organizzare un evento unico che accorpi tutti i consorzi della Toscana“. Ed è qui che il tono di Busi si fa più incisivo.

“Per un osservatore esterno può sembrare incredibile, però il territorio più importante d’Italia per produzione e qualità del vino non riesce a fare squadra su un passaggio così fondamentale per la nostra realtà come l’anteprima. Sono anni che lo ripeto: la Toscana deve fare sistema per essere competitiva, altrimenti perdiamo terreno sui mercati. E quello di un’unica anteprima è un processo che non potremmo ignorare ancora a lungo”. Anche perché, insiste in un’intervista alla ‘Dire’, “l’idea che abbiamo lanciato quattro anni fa funziona: tenere insieme cioè, in un solo luogo, produttori, compratori, giornalisti e consumatori. Una formula ormai testata e vincente che mettiamo volentieri a disposizione degli altri consorzi”.

In questo suo sforzo, Busi, si rivolge anche alla politica e alle istituzioni. “Qui- si lamenta- manca un sistema Toscana del vino, sia per quel che riguarda il coordinamento dei consorzi, che il rapporto fra consorzi e istituzioni. Per questo lo dico al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, al sindaco di Firenze Dario Nardella, che potrebbe aiutare a sostenere la nostra sfida, ma anche all’apparato fieristico cittadino e regionale: lavorate al nostro fianco, così da poter traguardare questo obiettivo. Sarebbe una vetrina straordinaria per tutta la Toscana”.


“SERVE ENTE NAZIONALE PER PROMUOVERLO ALL’ESTERO”

“Serve un ente statale che si occupi della promozione internazionale del vino italiano. Il consumo del vino, infatti, è ormai in diminuzione nel cosiddetto ‘vecchio’ mondo”. Per questo, visto che “oggi nei nuovi mercati è praticamente obbligatorio investire sul marketing, chiediamo alle istituzioni maggioro supporto. Un aiuto a 360 gradi”. L’appello lo fa Giovanni Busi, il presidente del Consorzio vino Chianti all’indomani dell’anteprima 2018 organizzato alla Fortezza da Basso di Firenze. Busi, per dimostrare “in maniera lampante” le lacune del sistema, prende come esempio il ‘caso’ Prowein: “E’ la Regione Toscana- sottolinea alla ‘Dire’- che parla direttamente con gli organizzatori della fiera. In sostanza andiamo a Prowein grazie al lavoro eccellente della Regione Toscana che rappresenta tutte le nostre denominazioni. Ma quando andiamo in altri continenti, non abbiamo lo stesso supporto da parte di un organo nazionale che dovrebbe svolgere lo stesso ruolo di coordinamento. E a me questo non pare normale”.

“ELEZIONI? NOSTRO SETTORE SEMPRE CENERENTOLA, BASTA”

“In ogni campagna elettorale le questioni poste dal mondo dell’agroalimentare, invece di essere come ragione vorrebbe una priorità, si rivelano temi Cenerentola, ultra marginali. E’ un copione che purtroppo si ripete, oggi come ieri. Bene sarebbe darci un taglio, visto che rappresentiamo un vero e proprio traino per l’economia del Paese”. Il presidente del Consorzio vino Chianti, Busi, è un fiume in piena.

“Penso al mio mondo, quello del vino, che produce allo stesso tempo qualità, ricchezza e lustro al Paese. In tutto il mondo– spiega alla ‘Dire’ all’indomani dell’anteprima Chianti Lovers 2018 a Firenze- avere a tavola e bere una bottiglia di buon vino italiano è uno status. Eppure questo sfugge alla politica e alle istituzioni: quello che si fa per la moda, non si fa per il vino”.

Una lacuna “gravissima”, aggiunge, che “sta cominciando a produrre effetti sciagurati. Come i numeri fatti segnare dall’export: per la prima volta siamo secondi alla Francia, che ci batte sul mercato Usa. Si tratta di una sconfitta pesante”. Il punto, sottolinea Busi, “è che da noi manca un sistema Italia del vino. Mancano le strategie per aggredire e prendere di petto un settore ultra competitivo come quello del vino, che, aiutato da quello delle istituzioni, può e deve lavorare meglio”. Il presidente del consorzio Chianti, tra le tante, si sofferma “sul problema della troppa burocrazia: ci frena, rallenta le eccellenze, ci fa perdere posizioni sui mercati. Penso poi al testo unico del vino, uno strumento che non ha portato i benefici sperati”.

“2017 DURISSIMO MA ANCORA MANCA STATO CALAMITÀ”

Nel 2017 “la quantità del vino si è ridotta del 40%. Colpa dell’annata climatica difficilissima e di un problema che non vede risposte adeguate come quello degli ungulati. Non tutto, però, è negativo: per fortuna si è salvata la qualità del prodotto”, afferma ancora Busi, il presidente del Consorzio vino Chianti. “Sul clima- aggiunge alla ‘Dire’- siamo ancora in attesa che il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina firmi lo stato di calamità per sostenere le aziende”. Sugli ungulati, conclude, “siamo ancora al punto di partenza. Si parla soltanto di contributi per danni e per le recinzioni, quando non vogliamo né recintare i nostri terreni, né contributi. Vogliamo soltanto fare il nostro lavoro senza ungulati“.


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