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Uncem alla guerra delle fusioni: “Lo spreco non è qua”

FIRENZE - La classe politica che "affronta il tema delle fusioni dei comuni, proponendone in alcuni casi l'obbligatorietà

Pubblicato:12-02-2016 14:16
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:57

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FIRENZE – La classe politica che “affronta il tema delle fusioni dei comuni, proponendone in alcuni casi l’obbligatorietà per legge, in altri promuovendo processi che ne sanciscono l’obbligatorietà di fatto, segna un insostenibile attacco alle autonomie locali ed all’esistenza stessa dei piccoli comuni”. E’ questo un passaggio del “Manifesto in difesa dei piccoli comuni presentato da Uncem Toscana. Un documento che ha fatto da cornice all’assemblea dei sindaci convocata a Firenze dall’associazione.

Anghiari_ArezzoPer i primi cittadini, infatti, è proprio in questa fase storica- “caratterizzata dal progressivo allontanamento dai cittadini dai luoghi decisionali, dall’irruzione dei poteri economico-finanziari nei processi di governo, dal diffondersi di sentimenti diffusi di antipolitica che alimentano i populismi”- che è “necessario un rafforzamento del ruolo dei comuni, cioè l’esatto contrario del loro smantellamento”. E qui è fondamentale il mantenimento di un presidio democratico dentro le comunità locali“. Per questo i sindaci convocati a Firenze, nel manifesto ribaltano lo schema: “se i piccoli comuni sono in difficoltà dobbiamo aiutarli a vivere, non a morire“. E non attaccarli “sulla base di un approccio contabile-amministrativo che, non solo non tiene conto di altre dimensioni, ma soprattutto non si fonda su alcuna evidenza oggettiva di dati economici e finanziari. Dati che mostrano in realtà come l’impatto dei costi dei piccoli comuni nella spesa pubblica nazionale sia del tutto marginale, sia in valore assoluto che percentuale. Altri sono i centri di spesa improduttivi nel nostro Paese”.

Da qui, quindi, la sintesi: le politiche di razionalizzazione sono “improrogabili” e “debbono essere perseguite, con convinzione e determinazione, utilizzando gli strumenti delle associazioni dei servizi, attraverso convenzioni e soprattutto nelle Unioni dei Comuni”. Le fusioni tra comuni, invece, “devono essere portate avanti solo laddove esista una chiara ed esplicita volontà delle popolazioni locali, connessa a situazioni di reale marginalità abitativa e ad una riconosciuta perdita di coesione sociale e del senso di comunità”.


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