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La corona si divide, Unione monarchica: “No a Italia reale”

I monarchici puntano al voto, ma si dividono

Pubblicato:12-01-2018 18:14
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:21
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ROMA – Reali e discordi. Nella litigiosa politica italiana, neppure la Corona conosce l’ebbrezza dell’unita’. Da una parte Italia Reale, dall’altra l’Unione monarchica. Da una parte Emanuele Filiberto. Dall’altra Amedeo di Savoia-Aosta.

I monarchici puntano al voto ma si dividono. E se Italia Reale si candida, l’Unione monarchica non la vota. “Non lo abbiamo fatto anni fa, quando si sono presentati al Campidoglio. Non lo faremo oggi”, promette Alessandro Sacchi, presidente dell’Umi. Italia reale, partito che ha nel simbolo Stella e Corona, e che si dichiara erede del Partito nazionale monarchico, annuncia in conferenza stampa la decisione di scendere in campo. Il leader Angelo Novellino si dice pronto a costituire con la Democrazia Cristiana una coalizione denominata “Blocco nazionale”. L’obiettivo: riportare le spoglie reali al Pantheon. Il riferimento: il principe Emanuele Filiberto.

“Si’, come no. Il signor Savoia”, sbotta Sacchi, che nella questione dinastica sposa senza incertezza alcuna la causa del Duca D’Aosta, Amedeo di Savoia-Aosta. “La politica e’ cosa seria. Il mondo monarchico e’ pieno di realta’ come queste, associazioni unipersonali composte da un dirigente, la moglie e il figlio… Brava gente, per carita’. Che sotto elezioni, si ricordano di essere monarchici. Presentano un simbolo di sentimento e fanno una bella figura di merda. Rammento che si presentarono al comune di Roma e presero in voti la meta’ delle firme che avevano dovuto raccogliere per presentarsi. Lo 0,06 per cento”.


Questo non significa che l’Unione monarchica disdegni l’approdo elettorale. “Bisogna distinguere il risultato dal progetto. Il risultato- spiega Alessandro Sacchi- puo’ essere quello di portare un monarchico, due monarchici, in Parlamento. Il progetto, invece, puo’ essere condiviso anche da chi monarchico non e’. Per noi il progetto e’ l’abrogazione dell’articolo 139 della Costituzione” che esclude la forma repubblicana dalla revisione costituzionale. “Il 139 e’ una mostruosita’ che non puo’ esistere, perche’ e’ un limite assoluto alla sovranita’ popolare. Ecco per me il problema e’ trovare consenso intorno al progetto di modificare quest’obbrobbrio. Martedi’ vengo a Roma e non so quando me ne torno. Nel senso- conclude Sacchi- che mi guardo intorno a 360 gradi e non escludo nulla. A patto che si facciano le cose seriamente, mettendo nero su bianco l’impegno a modificare il 139”.

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